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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

"Forlì ieri e oggi": da Porta Cotogni alle palazzine Bazzani

Funzionali e appariscenti, le palazzine Bazzani incombono su Corso della Repubblica dal 1933, l’anno in cui sostituirono la vecchia Porta Cotogni, realizzata nell’Ottocento dall’architetto comunale Giacomo Santarelli.

Funzionali e appariscenti, le palazzine Bazzani incombono dal 1933 su Corso della Repubblica, il principale asse d’accesso alla città. Il loro artefice fu l’onnipresente Cesare Bazzani, uno degli architetti più gettonati del primo Novecento italiano. Sebbene abbia lavorato tantissimo durante il fascismo, non è mai stato apprezzato appieno da Benito Mussolini, che preferiva di gran lunga Marcello Piacentini e Cesare Valle. A Forlì Bazzani era comunque di casa, tanto da insediare lo studio suo e del figlio negli edifici gemelli, nello specifico in quello situato a sinistra per chi guarda dal piazzale della Vittoria. Nell’altro trovò sede legale la ditta che li costruì, i “Cantieri Cavaliere Ettore Benini”.

E’ stata una delle più grandi imprese edili italiane, con commesse in tutto lo Stivale e anche oltre, colonie comprese (Libia, Eritrea, Abissinia e Dodecanneso). Nel 1926 contava 500 operai solo a Forlì. Fra le sue opere più importanti spicca l’ardito viadotto che unisce tuttora Mestre a Venezia e che tolse dall’isolamento secolare la Serenissima. Le due palazzine Bazzani sostituirono la vecchia Porta Cotogni, realizzata nell’Ottocento dall’architetto comunale Giacomo Santarelli e sede nel tempo di numerose associazioni, fra cui il Gruppo rionale del Partito Fascista. Posizionati lateralmente senza costituire una vera porta d’ingresso, i palazzi “gemelli” spiccano per originalità stilistica nei principali cataloghi dell’architettura razionalista. Le due torrette neoclassiche che li sormontano assicurarono la giusta scenografia alle parate fasciste, che si tennero copiose lungo l’allora Corso Vittorio Emanuele. Se da lontano sembrano rifulgere marmorei, basta addossarsi alle facciate dei palazzi per accorgersi che furono trattati a stucco ad imitazione del travertino, escamotage economico ma più che dignitoso in tempi di magra pre-bellica.

Piero Ghetti
 

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