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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

"Forlì Ieri e Oggi", il Ponte di Schiavonia: inizialmente era in legno

Secondo la “Cronica” di Giovanni di Mastro Pedrino, risale al 1389 la costruzione di un primo ponte in legno sul fiume Montone antistante a Porta Schiavonia. La versione attuale risale alle modifiche disposte nel 1982

“Forlì è bagnata da due fiumi, il Rabbi e il Montone, che poco prima di giungere in città si uniscono alla Bertarina”. Inizia così il saggio su Schiavonia di Gilberto Giorgetti, pubblicato nel 2008 per la collana dei Borghi di Almanacco Editore. Il grande storico e ricercatore forlivese, scomparso il 20 luglio 2012, riscrisse la storia idrografica della città in base agli studi del geologo Alberto Antoniazzi. “Dopo essersi uniti alla Bertarina – continua Giorgetti - i fiumi si sarebbero subito ridivisi in tre direzioni: la prima a destra, col nome Rabbi, passava da piazza Saffi, la seconda in linea retta passava da piazzetta Melozzo, dove i romani costruirono un ponte ad un solo arco, che in seguito prese nome dai Morattini; il terzo ramo, staccandosi dal principale, girava a sinistra prima d’interrarsi nella bassura paludosa di Schiavonia”. Lo studioso spiega anche perché ai Romiti, dove ancora oggi scorre il Montone, non fosse documentato un ponte romano, prima di quello dei “Morattini”: “È chiaro che alla Cava nel 187 a.C. il console Marco Emilio Lepido fu costretto ad aggirare la “palude di Schiavonia” per tracciare la via Emilia, che è da riconoscere nel tratto della via Consolare (la strê dla Funtâna d’Riati), anche perché l’argine su cui si snoda la strada è naturale e fino agli anni ’40 vi sgorgava una fresca sorgente d’acqua, appunto la fontana Riatti”.

Secondo la “Cronica” di Giovanni di Mastro Pedrino, riportata dalla studiosa Francesca Nanni, “risale al 1389 la costruzione di un ponte in legno sul fiume Montone antistante a Porta Schiavonia”. Facile immaginare che a causa dei crolli e delle continue piene del fiume, “il ponte ha subito numerosi rimaneggiamenti e ricostruzioni, comportanti ingenti spese di manutenzione, gravanti pesantemente sui bilanci della comunità”. Ancora Giovanni di Mastro Pedrino documenta che l’8 agosto del 1443 iniziarono i lavori del ponte di Schiavonia e quello di Bagnolo, sotto la guida di Mastro Giacomo Cardellino. Ettore Casadei nella sua “Forlì e Dintorni”, riporta che nel 1461 Cecco III Ordelaffi fece costruire un nuovo ponte ad un solo arco. Lo storico Giovanni Casali, a sua volta, nella “Guida di Forlì” scrive che persino “il bel ponte di pietra cotta” lodato da Leandro Alberti nella sua Descrizione di tutta Italia, rovinò nel 1557. Di nuovo Gilberto Giorgetti nella sua opera “Note storiche del Ponte di Schiavonia”, edito dal Comune di Forlì: “Dal 1612 al 1615 fu incaricato l’architetto Cesare Mengoli di Ravenna di ricostruirlo a tre archi”. Questo manufatto, realizzato sulla falsariga del Ponte Vecchio di Cesena, che invece è giunto sino ai giorni nostri, era veramente ben fatto tanto che durò fino al 1920. In quell’anno il Comune di Forlì decise di allargarlo per consentire anche il passaggio carrabile”. Arriva la guerra col suo carico di lutti e distruzioni: i tedeschi in ritirata lo fanno saltare nella notte fra l’8 e il 9 novembre 1944. “La Bailey-Bridge inglese – conclude il ricercatore - lo ricostruì in pietra e cemento sulle precedenti strutture nel 1945”. Si arriva al 1952, allorché il ponte fu nuovamente ampliato. La versione attuale risale alle modifiche disposte nel 1982, per adeguarlo alle nuove esigenze di traffico.

Piero Ghetti
 

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