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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

"Forlì Ieri e Oggi": quando la Porta San Pietro era la Barriera Mazzini

La Barriera Mazzini aveva a sua volta preso il posto della Rocchetta San Pietro, risalente al XIV secolo e balzata alle cronache nel 1488 per aver temporaneamente ospitato Caterina Sforza e i figli dopo l’assassinio del marito Girolamo Riario

Sembra quasi un’altra città: stavolta lo stacco temporale è evidente. Fino al 1944, coloro che arrivando da Ravenna, superato l’incrocio con viale Bovio (attuale viale Vittorio Veneto) volevano entrare in centro, dovevano attraversare la Barriera Mazzini, detta anche di San Pietro (in dialetto “pôrta ‘d San Pir”). Molto simile a quella tutt’ora esistente a Cesena, all’uscita da corso Sozzi, era costituita da due palazzine gemelle, unite tra loro da un cancello in ferro. Progettata dall’ingegnere Callimaco Missirini, era stata realizzata nel 1862 con denaro pubblico. Assieme alle altre tre porte Cotogni, Saffi e Schiavonia, andò a ricoprire la funzione daziaria in entrata ed uscita da Forlì, all’epoca ancora circondata dalle bellissime mura medievali, sciaguratamente atterrate a partire dal 1905, perchè ritenute d’ostacolo allo sviluppo della città.

La Barriera Mazzini aveva a sua volta preso il posto della Rocchetta San Pietro, risalente al XIV secolo e balzata alle cronache nel 1488 per aver temporaneamente ospitato Caterina Sforza e i figli dopo l’assassinio del marito Girolamo Riario, defenestrato dal palazzo Comunale dai congiurati guidati dagli Orsi. La definitiva caduta della Lady di Ferro, nel 1500, coincise con la fine dell’autonomia forlivese. L’avvento del dominio dello Stato Ponteficio grazie all’iniziativa militare di Alessandro Borgia, detto il “Valentino”, finirà tre secoli e mezzo più tardi, nel 1860, con l’annessione della città e della Romagna intera all’Italia sabauda. Persa la funzione daziaria, alla fine dell’800, la Barriera Mazzini finì per ospitare altri servizi, fra cui l’ufficio della Pesa Pubblica, lo sportello della Cassa dei Risparmi, la succursale delle Poste e Telegrafi e la sala d’aspetto del Tramvaj. La “pôrta ‘d San Pir” finì i suoi giorni il 19 maggio 1944, in occasione del primo grande bombardamento anglo-americano su Forlì.

“Non meno di 150 bombe di medio calibro – scrive Antonio Mambelli nei suoi Diari - sono sganciate a grappoli sulla fascia ferroviaria compresa nell’abitato e le zone industriali, per una lunghezza di 2 chilometri e una profondità di circa 600 metri”. Alla fine, i morti accertati sono 140, senza parlare dei feriti, definiti “un’infinità”. L’ingresso di corso Mazzini (già Borgo San Pietro) ha assunto il volto attuale con la costruzione, alla fine degli anni 40, del cosiddetto palazzo del Bar Nazionale, seguito nel 1971 dall’edificio progettato sul lato opposto dall’ingegner Giorgio Zagatti per conto della committente Cassa dei Rispami di Forlì.

Piero Ghetti

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