rotate-mobile
Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

All’agonia dell'ex Eridania è sfuggita una piccola parte: la palazzina dei custodi

L’ultimo atto di un’agonia iniziata nel 1972 potrebbe andare in scena nella primavera 2018 a Rimini

L’ultimo atto di un’agonia iniziata ben 45 anni fa potrebbe andare in scena nella primavera 2018 a Rimini. All’asta giudiziale disposta dal Tribunale per la vendita coatta dei beni di proprietà della Cooperativa Muratori Verucchio (CMV), fallita a settembre, saranno proposti anche i 140.000 metri quadrati dell’ex Eridania di Forlì. L’avventura del gigante addormentato, foriero di benessere per tante famiglie forlivesi coinvolte per decenni nella coltura della barbabietola da zucchero, era iniziata nel 1900. Quell’anno, il finanziere genovese Giovanni Battista Figari, per conto della Società Anonima Eridania Zuccherifici Nazionali di cui è presidente, costruisce con maestranze tedesche lo stabilimento di Forlì. L’impianto, che occupa circa mille operai, arriva a lavorare quindicimila quintali di barbabietole al giorno, con una produzione annuale di circa centoquarantamila quintali di zucchero.

“Nel 1902 - si legge sul sito dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna-IBC - la direzione dello stabilimento fu affidata a Romolo Rossini, che sostituì il personale tedesco con maestranze forlivesi e potenziò la capacità produttiva con nuove attrezzature. La fabbrica di sobborgo Mazzini fu anche la prima ad utilizzare la luce elettrica, in un periodo in cui le strade cittadine erano ancora illuminate con lampioni a gas”. Il secondo conflitto mondiale provoca danni gravissimi all’impianto, che riesce però a riprendersi già nel 1946 e a riattivare completamente la produzione. La costituzione del Mercato Comune dello Zucchero, alla fine degli anni Sessanta, mette la società genovese in una posizione di inferiorità rispetto agli altri produttori europei. Nel 1970 l’Eridania si vede costretta a cedere lo stabilimento forlivese alla “Sfir” del Gruppo Maraldi di Cesena, che continua ad utilizzarlo senza però investire nella modernizzazione degli impianti.

Settembre 1972: nello zuccherificio di Forlì ferve l’ultima campagna della sua lunga storia produttiva. La via Gorizia accoglie le solite file di autotreni, parcheggiati sul lato destro destro della carreggiata in attesa di rilasciare il carico di barbabietole. Quei camion sono difficili da digerire per i residenti, a causa dei gas di scarico di motori diesel di antica concezione e non certo poveri di particolato, per non parlare del rumore assordante di mezzi che si muovono a singhiozzo giorno e notte, mano a mano che arriva l’ordine di avanzare verso la fabbrica. Quell’estate, come si legge nei quotidiani del tempo, il malcontento non assume però i toni degli anni passati: già da mesi in città si sa che quello sarà l’ultimo atto di un’avventura iniziata nel 1900. Finita la campagna inizia lo smantellamento, con il trasferimento dei macchinari in Spagna e Jugoslavia. Rimangono attivi solo i depositi, utilizzati per stoccare il prodotto di altri siti del gruppo “Sfir”, a cominciare da quello di Forlimpopoli. Il rovinoso incendio del 1989, che distrugge tre dei capannoni adibiti a magazzino, comporta la dismissione definitiva dell’area.

Non ci sono prospettive di recupero dell’ex Eridania in tempi brevi: una recente stima parla di 22 milioni di euro di spese. La realtà è che qualunque intervento sul fabbricato principale, vincolato dalla Sovrintendenza, richiede investimenti difficilissimi da amortizzare. Tutti i regimi urbanistici relativi all’area sono decaduti. L’ex Eridania compare però nel nuovo Piano del Commercio adottato dalla Giunta del Sindaco Davide Drei e attualmente soggetto ad osservazioni: l’idea è quella di individuare parti votate al commercio, opere di interesse pubblico e produttivo e nel contempo aggiornare le previsioni urbanistiche, in particolar modo sul versante delle destinazioni d'uso. Nel frattempo balza all’occhio che una piccola parte del gigante abbandonato è riuscita a sfuggire alla lunga agonia: si tratta della palazzina dei custodi. Posta al civico 12 di via Monte San Michele, è l’unico “afflato” vivente dell’ex zuccherificio, abbandonato a sé stesso da ben 45 anni. Coeva alla costruzione dello stabilimento, nel 1900, è il solo elemento sinora recuperato. Stralciata catastalmente negli anni ’90 durante gli espropri per la realizzazione del sottopasso ferroviario scaturente dalla rotonda San Chiara, fu ceduta ad un’immobiliare che restaurò il tutto ricavandovi 12 appartamenti. Peccato per il degrado che si “ammira” da quelle finestre, che ha tutta l’intenzione di continuare per un altro bel po’ di tempo.

Si parla di

All’agonia dell'ex Eridania è sfuggita una piccola parte: la palazzina dei custodi

ForlìToday è in caricamento