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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando il tenore Angelo Masini girava in auto per corso Vittorio

Angelo Masini, conosciuto in tutto il mondo per la straordinaria voce e apprezzatissimo dallo zar di Russia e dallo stesso Giuseppe Verdi, si trasferì nella sontuosa dimora di Borgo Cotogni nel 1881. Nel 1904 fu uno dei primi a Forlì a comprarsi un’automobile

Partiamo pure da Palazzo Masini, il grande edificio posto al civico 107 di Corso della Repubblica e che appartenne, come rivela il nome, al grande tenore Angelo, che ivi si spense il 28 settembre 1926 all’età di 81 anni. Recentemente restaurato su progetto dell’architetto Marcello Balzani, il palazzo si estende anche per un lungo tratto di via Fortis e in origine ricomprendeva pure gli “orti Masini”, drasticamente cementificati dalla fine degli anni Venti.

La facciata principale si fa ben guardare per l’elegante frontone superiore, impreziosito da cariatidi femminili sapientemente illuminate nottetempo. Angelo Masini, conosciuto in tutto il mondo per la straordinaria voce e apprezzatissimo dallo zar di Russia e dallo stesso Giuseppe Verdi, che soleva riferirsi al tenore come “la voce più divina che abbia mai sentito”, si trasferì in Borgo Cotogni nel 1881. “L’edificio – scrivono Gabriele Zelli e Marco Viroli in “Forlì, Guida alla città” - originariamente composto da almeno quattro case a schiera, acquisì l’attuale conformazione unitaria proprio sul finire dell’Ottocento”. L’augusta dimora realizzata sull’allora Corso Vittorio Emanuele, stride con l’umile casa in cui il grande artista era nato nel 1844. Siamo in via Cattaneo, 24: sulla facciata di quell’edificio, posto nel cuore di Borgo Schiavonia, è posta una lapide a memoria imperitura del fausto evento. I movimenti del maestro da e per la “principesca” dimora di Borgo Cotogni, trovano numerosi riscontri nella cronaca del tempo.

L'11 maggio 1882, il tenore Angelo Masini torna a Forlì dopo un'assenza di circa 14 anni. Da poco ha terminato una tournée trionfale in Russia, dove ha cantato a San Pietroburgo, davanti allo Zar. Nel suo “Diario Forlivese”, il conte Filippo Guarini annota: “Tempo sereno, il termometro esterno segna 15°. La sera, alle 8, in un fiacre da Faenza giunge inosservato il tenore Masini e scende alla sua casa in borgo Vittorio Emanuele. Lo accompagnano alcuni amici”. Gli fa eco il giornale “Il Cittadino Romagnolo”: “Al n. 43 sul Corso Vittorio Emanuele, si sta restaurando la facciata del Palazzo Masini. Quale contrasto fra la casa dove nacque e quella d’oggi!”. Ancora dal “Diario” di Guarini, alla data del 18 giugno 1882: “Al Teatro Comunale ha avuto luogo la serata d'onore del comm. Angelo Masini, ultima recita della stagione. Il Teatro illuminato a giorno, pioggia di fiori e di cartellini con poesie e sonetti, continui applausi. Il Maestro si mostra soddisfatto e commosso. Alla fine dello spettacolo, una vera folla di gente con banda e 500 torce a vento lo accompagna a casa. Il Masini si è affacciato al balcone, ringraziando. Dopo di che la banda va a suonare sotto le finestre degli altri cantanti e la gente gira per Forlì tutta la notte. Così è finito questo grandioso spettacolo, che entusiasmò anche i forestieri, che lo proclamarono degno di una capitale”.

“In Romagna - scrive Roberta Paganelli nell’opuscolo “Il re dei tenori del XIX secolo” – il divin tenore fu presente nel 1870 al Bonci (allora Teatro Comunale) di Cesena e all’Alighieri di Ravenna, ben quattro volte al Comunale di Faenza (1883, 1891, 1903, 1904), una sola volta, nel 1882, al Comunale di Forlì, perché ben si ricordava che una parte del pubblico lo aveva fischiato durante la sua esibizione negli Ugonotti di Meyerbeer, quando aveva dato degli asini a dei giovanotti che nel palco della Deputazione ridevano e ciarlavano sconsideratamente”. Nel 1905, giunto al termine della straordinaria carriera artistica avviata nel 1868, il tenore aveva messo a radici a Napoli “per il buon clima”, ma rientrava regolarmente a Forlì all’epoca dei raccolti nei tanti poderi di sua proprietà. Le cronache cittadine lo richiamano in causa per uno straordinario accadimento mondano: fu uno dei primi forlivesi a comprarsi un auto. Marino Mambelli, nell’opera “900 forlivese, anzi italiano”, riporta che il primo forlivese a possedere un’automobile fu il conte Raffaele Orsi Mangelli nel 1903: “Vettura leggera a 4 posti, motore a essenza, forza 8 cavalli, fabbrica Bianchi, velocità 7 chilometri l’ora”. L’anno seguente, neanche a farlo apposta, “sarà la volta del grande tenore forlivese Angelo Masini”. 

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