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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

L'istituto Madre Clelia Merloni protagonista della scena monumentale di Borgo Ravaldino

A Forlì, al civico 103 di Corso Armando Diaz, un tempo denominato Borgo Ravaldino, c’era un edificio “antico ma fatiscente”

A Forlì, al civico 103 di Corso Armando Diaz, un tempo denominato Borgo Ravaldino, c’era un edificio “antico ma fatiscente”, come si legge in Archivio di Stato, che nel 1948 è stato donato da Luigia Merloni alle Apostole del Sacro Cuore di Gesù per realizzarvi una scuola materna intitolata alla Madre Fondatrice. Clelia Cleopatra Maria Merloni nasce a Forlì il 10 marzo 1861 da Teresa Brandinelli e Gioacchino Merloni. Orfana di madre a soli tre anni, è affidata alle cure del padre e della nonna materna. Il signor Merloni nel 1866 giunge a Sanremo, in Liguria, dove fonda una fiorente industria e passa a seconde nozze con Maria Giovanna Boeri, che circonderà la piccola Clelia di premure e di affetto. La bimba cresce manifestando un carattere capriccioso, ma energico. Per dare alla figlia un’educazione distinta, il padre, seppur lontano dalla chiesa, farà frequentare a Clelia l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Purificazione a Savona.

Nel cuore della giovane matura una convinta vocazione religiosa. Il 19 novembre 1883, all’età di 22 anni, entra come novizia presso l'Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Neve a Savona, ma, a causa della salute cagionevole, dopo tre anni deve tornare a casa. Mantiene fede al suo proposito vocazionale e il 14 agosto 1892 entra nella Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, fondata da don Luigi Guanella. Alla fine del 1893 Madre Clelia si ammala gravemente di tubercolosi. Il medico curante è già rassegnato alla fine imminente, quando Clelia fa la solenne promessa che, se fosse sopravvissuta alla malattia, avrebbe fondato un’opera per onorare il Sacro Cuore di Gesù. Fatto sta che, dopo una settimana, era completamente guarita. Non passarono molti mesi dalla prodigiosa guarigione che a Clelia apparve in sogno la città di Viareggio, che peraltro non aveva mai visitato. Il 24 aprile 1894 decise di mettersi in viaggio, accompagnata dall’amica Elisa Pederzini. A loro si unì Giuseppina D’Ingenheim. Giunte alla stazione di Viareggio, le tre donne raggiunsero la chiesa di San Francesco, in cui furono accolte calorosamente dai Frati Minori. Il 30 maggio 1894, padre Serafino Bigongiari inaugurò l’Istituto presentando ad un “folto stuolo di fedeli” Clelia, Elisa e Giuseppina, le prime tre Apostole del Sacro Cuore di Gesù. In breve, grazie agli aiuti economici ricevuti dal padre, Clelia riuscì a sviluppare l’opera di carità in più palazzi della stessa città, ove furono accolti fanciulli, bisognosi e anziani.

La congregazione divenne numerosa e si moltiplicarono le opere di carità anche al di fuori di Viareggio. La notizia della malattia del padre colpì inaspettatamente Clelia, come pure la manifestazione della grazia tanto agognata, ovvero la conversione di Gioacchino Merloni pochi mesi prima della morte. La scomparsa del padre fu un colpo durissimo alla gestione della Congregazione fondata da Clelia: a causa della pessima gestione finanziaria dei beni da parte di un amministratore inetto, le Apostole furono costrette ad abbandonare Viareggio. La congregazione non si estinse grazie all’aiuto di monsignor Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza. Le opere di carità ebbero nuovo impulso e si estesero in Italia, Brasile e negli Stati Uniti d’America, con l’apertura di scuole di ogni ordine e grado, università, educandati, ospedali e ricoveri. Nel 1916 Clelia Merloni lasciò l’Istituto per rientrarvi solo nel 1928, senza però ricoprire alcun ruolo di responsabilità all’interno dell’opera da lei stessa fondata. Si spense a Roma il 21 novembre 1930, all’età di 69 anni. Nel 1959, il nucleo forlivese delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, residente in corso Diaz, avverte la necessità di reperire spazi più consoni ai canoni di sicurezza e di agibilità per la scuola intitolata a Madre Clelia Merloni. A quei tempi, il principio del mantenimento della memoria storica non era ancora entrato nella mentalità cittadina: questo spiega perché alle religiose fu consentito di demolire l’antica struttura di Corso Diaz, 103, per realizzarne una nuova su progetto dell’architetto Costermanelli. Nell’ottobre del 1960 la Scuola Materna riaprì con più sezioni, tanto che la “Clelia Merloni” raggiunse le 150 iscrizioni. Sempre nel 1960 fu avviata la Scuola Elementare, con cinque classi che divennero ben presto dieci. La scuola ha visto completato il primo ciclo primario nel 1967. Dal 1992, a causa del calo di natalità, le classi si sono ridotte nuovamente a cinque. Ancora oggi, le scuole per l’Infanzia e Primaria “Madre Clelia Merloni” sono tenute dalle Apostole del Sacro Cuore di Gesù.

L’imponente sagoma dell’istituto, che funge anche da convento delle suore “insegnanti” attualmente impegnate a Forlì, non ha mai legato con la scena urbanistica preesistente di Corso Diaz, urtando soprattutto con la contigua chiesa di Sant’Antonio Abate in Ravaldino, realizzata nel 1735 su progetto del prete architetto Giuseppe Merenda. Nel 2011, l’intero Istituto è stato restaurato ed adeguato alle norme europee in materia d’impianti elettrici e di sistemi antincendio. Il 21 dicembre 2016, Papa Francesco ha firmato il decreto per l'eroicità delle virtù di Madre Clelia Cleopatra Maria Merloni, che è stata così riconosciuta Venerabile, terza forlivese in ordine di tempo a giungere in prossimità della santità dopo la dovadolese Benedetta Bianchi Porro e la bertinorese madre Serafina Farolfi.

Piero Ghetti

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