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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

C’era una volta la Chiesa di Santa Maria della Neve

A quasi trent’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale rimaneva ancora in piedi tutto il fronte dell’abside di Santa Maria della Neve. In un epoca in cui non era ancora prevalso il rispetto delle vestigia del passato, piuttosto che sostenere gli alti costi necessari per recuperare, o quanto meno mettere in sicurezza l’esistente, si preferì demolire tutto. Al suo posto è sorto un supermercato

Uno scatto risalente alla fine degli anni Sessanta, tratto dal Gruppo “Forlì… quanti forlivesi ci sono su Facebook”, riproduce quanto risparmiato dal bombardamento aereo alleato del 19 maggio 1944, dell’antica chiesa di Santa Maria della Neve: “Non meno di 150 bombe di medio calibro – scrive Antonio Mambelli nei suoi Diari - sono sganciate a grappoli sulla fascia ferroviaria compresa nell’abitato e le zone industriali, per una lunghezza di 2 chilometri e una profondità di circa 600 metri”. Alla fine, i morti accertati sono 140, senza parlare dei feriti, definiti “un’infinità”.

A quasi trent’anni dalla fine del conflitto rimaneva ancora in piedi tutto il fronte dell’abside. In un’epoca in cui ancora non prevaleva il rispetto delle vestigia del passato, piuttosto che sostenere gli alti costi necessari per recuperare, o quanto meno mettere in sicurezza l’esistente, si preferì demolire tutto. Mano pesante anche sull’ex convento: l’intero fronte dello stabile che si affacciava su via Felice Orsini era ancora in piedi, al punto che fino al 1961, con accesso dal civico 12, vi trovarono un tetto e un riparo numerose famiglie di sfollati rimasti senza casa. Sullo sfondo della foto principale, a destra, si intravede il cantiere di costruzione della Scuola Media Statale “Piero Maroncelli”, inaugurata nel 1972: il progetto di edificazione della struttura prevedeva impietosamente di fare tabula rasa del preesistente, per poi edificare ex novo l’istituto didattico.

Si sono salvate solo il muro di recinzione e la singolare porta ad esedra con le due colonne laterali sormontate dai caratteristici pinnacoli, che un tempo costituiva l’accesso posteriore al monastero. I primi insediamenti religiosi sull’area risalgono al 1245, anno in cui, con atto del notaio Segaferri, fu concesso ad Amedeo di Zanotto di erigere nel territorio della pieve di Santa Croce un monastero di suore domenicane. Nel 1663 le religiose erano più che mai padrone del vapore: proprio a quell’anno risale, infatti, l’ampliamento della chiesa. Nulla però poterono contro il decreto napoleonico del 3 agosto 1798, che ne decretò la scomparsa dalla città. L’ex convento venne requisito e adibito a magazzino della milizia cisalpina. Nel 1814 fu convertito persino in lazzaretto a causa del diffondersi di un’epidemia di afta epizootica. Nel 1824, con la restaurazione pontificia conseguente al Congresso di Vienna, ritornò alla funzione originaria: papa Pio VII v’insediò però le suore Clarisse provenienti dal Monastero della Torre, le stesse che oggi dimorano a San Biagio.

Nel 1860, con la seconda soppressione operata dal neonato Stato unitario italiano, l’area fu assegnata al Demanio militare che v’insediò il nuovo Distretto e, subito dopo la prima guerra mondiale, la caserma “Paulucci Fulceri de Calboli”. Il complesso aveva un ruolo importante nel sistema di difesa cittadino: un’altra delle illustrazioni a corredo della scheda (è quella con il soldato con moschetto a guardia del Distretto) vede in primo piano, ancora in piedi, il rettifilo delle mura cittadine. I gloriosi bastioni di difesa urbana completati da Caterina Sforza e demoliti impunemente a partire dal 1905, sono visibili in un altro scatto d’epoca di dettaglio al blog, raffigurante l’allora Viale del Gazometro, poi ribattezzato Vittorio Veneto.

Alla fine della fiera, dell’imponente Distretto Militare polverizzato dal secondo conflitto mondiale rimane solo un muro con quattro finestre allineate, definitivamente consolidato nel 2002 dal Comune: i lavori furono eseguiti in sede di realizzazione del parcheggio a lunga sosta di piazzale Montegrappa, cui si accede da via Bentivoglio. Al posto della chiesa è invece sorto un supermercato. La scuola media Maroncelli che domina tutt’ora l’area dell’ex Monastero, potrebbe a sua volta essere demolita a causa degli alti costi derivanti dall’adeguamento antisismico. L’ultimo atto riguardante l’area un tempo occupata da Santa Maria della Neve, risale al 2007 con l’attuazione del “Pua n. 7”, che ha dettato la riqualificazione edilizia dell’area occupata per decenni dai capannoni della “Nuova Edilizia Romagnola”. 

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