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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Corso Mazzini, la strada dei commerci e della borghesia

Corso Mazzini, già Borgo San Pietro (in dialetto E’ Borg ad Sā Pir), é sempre stato il collegamento naturale dalla campagna alla città. Su quella strada si sono sempre affacciate vivaci imprese commerciali ed artigianali. Alcune operano tuttora, superando persino il secolo di vita

Siamo in Corso Giuseppe Mazzini: al centro della foto dei primi anni Venti del ‘900, tratta dal sito “resistenzamappe.it”, compaiono alcune giovani donne, immortalate all’altezza del sagrato della chiesa del Carmine. Se in primo piano si staglia la Caserma Provinciale dei Carabinieri, sullo sfondo si intravede la Barriera Mazzini. I curatori del portale “Resistenza mAPPe”, pensato ed elaborato dagli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna in Rete per ricordare, nel 70° anniversario della Liberazione, i luoghi e gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, hanno “puntato” Borgo Mazzini per via della cosiddetta lapide Arfelli, incastonata nella facciata della casa posta al civico 161.

“Il pensiero torna al 9 dicembre 1923 - si legge nel sito - quando il giovane operaio repubblicano Giovanni Arfelli (1905-1923), mentre era seduto al caffè, viene ucciso con dei colpi di arma da fuoco da un gruppo di fascisti che poi si allontanano di corsa. L'indignazione per il divieto prefettizio di celebrare il funerale pubblico del giovane repubblicano provoca dei disordini, mentre il brutale omicidio verrà ricordato durante gli anni della dittatura fascista con un motivo popolare, composto e cantato, ritmandolo col battere degli zoccoli, dalle filandaie forlivesi”.

Corso Mazzini, già Borgo San Pietro (in dialetto E’ Borg ad Sā Pir), é sempre stato il collegamento naturale dalla campagna alla città. Il nome deriva dalla misteriosa chiesa di San Pietro in Scottis, che sorgeva all’incontro del tratto finale di via Giove Tonante, oggi via Biondini, con via Pedriali, già via del Sole, dominata dalla mole della Torre Numai. L’origine dell’appellativo “in Scotto” va ricercato nel fatto che il luogo di culto risale ai cattolicissimi Irlandesi o Scotti, fondatori un po’ ovunque in Europa e in Italia di chiese e ospedali per pellegrini. La chiesetta figura, con altri templi cristiani, nella donazione fatta all’abbazia benedettina di San Mercuriale dal vescovo Alessandro nel 1170. Soppressa come parrocchia nel 1464 dal vescovo Giacomo Paladini, San Pietro in Scotto rimane cappellania, ossia luogo di culto secondario. Dell’edificio si perde ogni traccia nel XVI secolo.

Borgo San Pietro tira diritto per un bel tratto a partire dalla Porta omonima (cancellata dal bombardamento aereo alleato del 19 maggio 1944), grazie alla drastica sistemazione del 1871, per ritornare sinuoso all’altezza della strozzatura imposta dalla mole dell’ex Albergo Roma. Da lì sino a Piazza Saffi va persino in salita, a causa dei sedimenti lasciati dall’antico braccio del fiume Rabbi, poi divenuto letto del Canale di Ravaldino, fatto scavare nel XII secolo dal capitano del popolo Scarpetta Ordelaffi. Borgo Mazzini non ha mai esibito “palagi” aristocratici, affidando la pur bella immagine a dimore di famiglie senza blasone ma benestanti. Grazie all’intensa attività commerciale, nell’Ottocento vi prendono dimora molti nuclei borghesi. Basti pensare agli Zagnoli, birocciai mercantili poi divenuti autotrasportatori, residenti nell’edificio con la bella facciata in mattoni rossi posta al civico 130, o alla residenza porticata dei Ceccarelli al civico 95, alla cui base opera la Farmacia Giovanetti, o anche all’adiacente Casa Pettini, realizzata nel 1840 su progetto di Giacomo Santarelli e impreziosita da formelle in terracotta disegnate da Luigi Righi.

Nell’Ottocento, funzionale ai mezzi di trasporto dell’epoca, Borgo Mazzini era pavimentato con ciottoli di fiume. Al centro della carreggiata presentava però due strisce parallele di pietra basaltica, idonee alla corsa di carri e carrozze. Il porfido attuale risale alla sistemazione disposta dall’Amministrazione comunale nel 1987. Su quella strada si sono sempre affacciate vivaci imprese commerciali ed artigianali. Alcune operano tuttora, superando persino il secolo di vita. Emblematica è, al civico 94, la bottega di cordami e di arredi per la casa “Tumidei & Savorani”, sorta nel 1821. Alcune stime recenti le attribuiscono la palma della più antica attività commerciale esistente non solo a Forlì ma nell’intera provincia.

L’attuale titolare, Fabrizio Savorani, figlio del celeberrimo “Pulon dla corda”, è subentrato al padre nel 1981. Il banco di vendita, con tanto di “bureau” per la cassa, è così dal 1912. Dal soffitto pendono ancora i ganci che reggevano le fruste per condurre gli animali da tiro. In fatto di esperienza, al civico 109 non scherza neppure la “Coltelleria Compostella”, che mantiene ancora gli arredi interni e gli infissi d’ingresso di fine Ottocento. Degno di menzione per longevità e originalità è anche “Calboli Dischi”: posto al civico 115, il primo negozio musicale di Forlì oggi condotto da Alessandro Calboli, continua l’attività a disposizione del sonoro di qualità e della rimontante schiera degli amanti del vinile. 

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