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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando all’Ospedaletto sostava il tramway

L’Ospedaletto, che deve il nome ad un “hospitalium” per pellegrini, è ritornato sulla bocca dei forlivesi nel 1882 per il fatto di essere la prima fermata, oltrepassata la città, della linea ferroviaria a scartamento ridotto Meldola – Ravenna

Ospedaletto è il nome di almeno 15 località italiane, poste quasi tutte al centro-nord della Penisola: la più meridionale è Ospedaletto d’Alpinolo, in provincia di Avellino. Quello nostrano, agglomerato di case sulla via Ravegnana, è ormai confuso nel tessuto cittadino senza più luce propria, unito persino a Pianta e Coriano come 15° quartiere forlivese (su 41) della riorganizzazione voluta dall’Amministrazione comunale, l’indomani della cancellazione, imposta dalla legge n. 42 del 2010, delle (molto più funzionali) circoscrizioni. “E Sbdalet – si legge in “La Romagna. Geografia e Storia” di Emilio Rosetti – è nome molto comune in Romagna, che si dava a quelle case e casali costruiti nel medio evo sulle strade maestre per ricoverare i pellegrini e gli appestati, così numerosi a quei tempi”. Collegato sin dal medioevo alla contigua frazione della Pianta, l’Ospedaletto deve il toponimo proprio ad un “hospitalium”.

“La chiesa di Santa Maria in Trentola, o Pianta – scrive mons. Adamo Pasini nel numero unico della pubblicazione edita da don Mario Bondini il 20 agosto 1922, in occasione dell’avvio dei lavori di ristrutturazione della chiesa parrocchiale - aveva nel suo territorio un Ospedale sotto l’invocazione di tre santi. Essi sono: San Acurimberto, Sant’Andrea, San Colombano”. Non esistono fonti che indichino da chi sia stato fondato: “Ma di questi ospedaletti, o piccoli ospizi per pellegrini – continua Pasini - in altri tempi erano popolate tutte le Ville. I veri ospedali per infermi erano i lazzaretti”. Il grande storico forlivese, noto per aver composto assieme ad un altro sacerdote illustre, mons. Giuseppe Prati, detto don Pippo, l’inno alla Madonna del Fuoco, ipotizza anche dove fosse collocato: “La casa colonica del fondo di proprietà del sig. Bondi-Matteucci, a circa due chilometri dalla Barriera Mazzini sulla strada provinciale di Ravenna, era l’antico ospedale”. C’è chi sostiene che l’Ospedaletto si chiamasse così, per il fatto che in quell’area venivano confinati in quarantena tutti i forestieri che giungevano in città, provenienti da Ravenna e dalla “bassa” malarica, o addirittura per via di un campo militare allestito in loco nel periodo napoleonico.

Ci pensa mons. Pasini a spegnere ogni illazione: “Il gruppo di case, o piccola borgata che in quel presso esiste, prese il nome dell’Ospedaletto dopo che tutti gli Ospedali nel sec. XVI furono concentrati nell’Ospedale Maggiore, o Domus Dei”. L’hospitalium della Pianta aveva beni propri, che furono accresciuti nel 1365 dall’Abbate Taddeo, consistenti in case e terre concesse in enfiteusi per 60 anni a Lombardino Priore. Fugato ogni dubbio sul toponimo, l’Ospedaletto è ritornato sulla bocca dei forlivesi nel 1882 per il fatto di essere la prima fermata, oltrepassata la città, della linea ferroviaria a scartamento ridotto Meldola – Ravenna. La domanda per una tranvia a vapore che unisse Forlì e Ravenna, fu avanzata alle rispettive province da due uomini d'affari, l'ingegner Giulio Romagnoli di Forlì e Giovanni Brusaporci di Meldola, nella primavera del 1879. Nel 1881 fu aperto il primo tratto forlivese, mentre per il segmento verso Ravenna si dovette attendere altri due anni: l'apertura al servizio passeggeri avvenne il 10 novembre 1883, mentre quello merci fu avviato l'anno seguente. Nel 1885, Brusaporci cedette la concessione alla Société Anonyme des Tramways des Romagnes, società di diritto belga che dette grande impulso alla linea acquisendo nuovi rotabili e incrementando il traffico merci.

Negli anni seguenti furono aperti i raccordi con la Fonderia Forlanini di Forlì ed alcune fornaci. Fra il 1913 e il 1914, al tracciato proveniente da Meldola si aggiunse un altro tronco, più esterno, che fu percorso dai soli treni merci diretti alla Darsena di Ravenna. Lasciata l’antica capitale dell’Esarcato, il binario tramviario seguiva la via Ravegnana, lungo l'argine sinistro del fiume Ronco, servendo Longana, Ghibullo, Gambellara, Coccolia e Durazzanino, Pieveacquedotto ed Ospedaletto, per poi giungere al capolinea forlivese posto sull’attuale piazzale Indipendenza. La grande crisi economica a livello globale del 1929, decretò la fine della tramvia, che venne smantellata l’anno successivo. Oggi l’Ospedaletto rimane uno snodo importante del traffico cittadino, dall’alto della rotonda a cinque bracci sulla Ravegnana, che svolge egregiamente il suo compito da una decina d’anni. 

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