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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Il Palazzo Comunale di Forlì fra potere e congiure

Il grande edificio occupa un lato intero dell’antico Campo dell’Abate, di cui nel 2012 sono stati festeggiati gli 800 anni di piazza pubblica.

Dalla foto in bianco e nero, protagonista di questa scheda, scattata alla fine dell’ultima guerra (mancano la torre civica e il monumento a Saffi), scaturisce un coacervo di emozioni legate a fatti e misfatti del Palazzo Comunale. La vicenda più clamorosa occorsa fra quelle mura rimane la defenestrazione di Girolamo Riario, nipote di papa Sisto IV e consorte di Caterina Sforza. La sera del 14 aprile 1488, Ludovico e Cecco Orsi si intrufolarono nell’edificio e, con l'aiuto di due guardie, assassinarono il Riario con varie pugnalate. Ormai morto, il suo cadavere fu denudato e gettato dalla finestra della Sala delle Ninfe.

La congiura, organizzata dalla famiglia Orsi con l'appoggio esterno di Antonio Maria Ordelaffi e di Lorenzo de' Medici, portò alla prigionia di Caterina. La Lady di Ferro seppe peraltro riconquistare il potere dopo appena 15 giorni, grazie ai buoni uffici dello Stato Pontificio. Il Palazzo Comunale occupa un lato intero dell’antico Campo dell’Abate, di cui nel 2012 sono stati festeggiati gli 800 anni di piazza pubblica. Fino al 1212 fu di proprietà esclusiva dei monaci vallombrosani di San Mercuriale, che la cedettero al potere civile per tenervi il mercato del venerdì. Dalla “Veduta del Palazzo Pubblico della Città di Forlì” di Giuseppe Missirini del 1798, per arrivare al più recente testo di Gianfranco Brusi, pubblicato da Il Ponte Vecchio nel 2010, sono innumerevoli le fonti che si occupano del Palazzo Comunale di Forlì come sede del potere amministrativo cittadino. “Sull’origine dell’edificio – scrive Antonio Mambelli nel suo testo speculare, edito dalla Camera di Commercio nel 1972 – non esistono documenti.

Però gli storici locali concordano nel attribuirne la conformazione attuale al legato di Romagna, cardinale Egidio Albornoz, che ne avviò la ristrutturazione nel 1359”. Giuliano Missirini, nella sua “Guida raccontata di Forlì”, ha ipotizzato che il Palazzo sia sorto a ridosso dell’anno Mille come appendice fortificata della torre posta sulle rive del torrente Acquaviva (dove oggi scorre il Canale di Ravaldino), in una posizione più elevata rispetto alle aree circostanti, ai margini del primitivo nucleo medievale della città. Il grande edificio ha conseguito la sua ragione d’essere, proprio nel momento in cui il Campo dell’Abate è divenuto pubblico e i traffici della città si sono ivi spostati dal nucleo originario, corrispondente all’antico Duomo di Santa Croce. Nel 1412, ulteriori ampliamenti portarono il Palazzo ad essere la residenza degli Ordelaffi signori di Forlì.

Nel 1459 venne esteso nel suo lato medievale, fino al Ponte del Pane. Negli anni successivi fu decorato da artisti anche di fama, come Francesco Menzocchi, che operò nella seconda metà del ‘500. La grande ristrutturazione voluta dal legato pontificio cardinale Sanseverino e realizzata dal 1822 al 1825 su progetto degli ingegneri Gottardo Perseguiti e Giovanni Bertone, modificò profondamente la prospettiva complessiva del Palazzo, fino ad assumere le dimensioni attuali. Molte delle decorazioni preesistenti sparirono, a cominciare dalle colonne medievali del portico della facciata principale, risalenti al 1462 e inglobate nei pilastri attuali. “Fu necessario agire così – scrive Gianfranco Brusi - per aggiungere due piani al complesso”.

Dopo l’unità d’Italia il grande stemma papale al sommo dell’attico fu sostituito con quello della città, pure grandioso, a sua volta rimosso nel 1938 perché in cattive condizioni statiche. In occasione di una visita dei Reali d’Italia, nel 1888, fu tolta dalla facciata l’immagine della Madonna del Fuoco e vennero interamente ridecorate alcune sale interne, come quelle della Giunta e degli Angeli. Nel secolo scorso, oltre all’esecuzione di lavori per la risistemazione degli uffici comunali, si segnala, nel 1929, il recupero dell’elegante loggetta rinascimentale su piazzetta della Misura: qui trovarono sede la Polizia Urbana, i Servizi Anagrafici e la Questura. Altri restauri furono effettuati fra il 1945 e il 1952 per riparare i danni provocati dagli eventi bellici. Anche se strettamente legato al Palazzo del potere cittadino, si sono perse le tracce del Teatro Comunale. Lesionato irreparabilmente dal crollo della Torre Civica, minata dai tedeschi in ritirata alle prime ore del 9 novembre 1944, giorno della liberazione di Forlì, non è stato più ricostruito.

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