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Forlì ieri e oggi

Forlì ieri e oggi

A cura di Piero Ghetti

Quando il Ronco fermò l’avanzata degli Alleati

Dal 25 ottobre 1944 e per 10 giorni, l’abitato del Ronco, privato del ponte sulla Via Emilia fatto brillare dai tedeschi in ritirata, assistette ai vani tentativi degli Alleati di entrare a Forlì. Complice la piena del fiume, i tedeschi riuscirono a tenere in stallo le truppe inglesi, sebbene più numerose e meglio armate

“E’ Ronch è frazione del Comune di Forlì con 1.006 abitanti, dei quali circa 200 concentrati nel villaggio situato sulla Via Emilia, alla sinistra del fiume Ronco che gli ha dato il nome”. Inizia così la descrizione che l’ingegner Emilio Rosetti, nella sua opera “La Romagna, geografia e storia”, fa nel 1894 della frazione a metà strada fra il Cittadone e Forlimpopoli. Dal 25 ottobre 1944 e per 10 giorni, l’abitato del Ronco, privato del ponte sulla Via Emilia fatto brillare dai tedeschi in ritirata, assistette ai vani tentativi degli Alleati di entrare a Forlì.

Per secoli luogo di transito e di confine e solo di recente divenuta residenza di numerosi forlivesi (la popolazione attuale tocca le seimila unità) alla ricerca di spazi lontani dal centro, il Quartiere Ronco è tutt’ora dominato dalla sagoma della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. L’edificio, risorto negli anni ’50 dalla rovine della guerra, poggia nello stesso punto in cui, nel 1358 il monaco cistercense Androino, abate di Cluny, costruì una bastia (fortificazione a pianta quadrata), “mentre colle genti del Papa assediava Ordelaffi il grande in Forlì e lo voleva così isolare da Forlimpopoli”. Appartenuta all’ordine Gerosolimitano di Malta, la chiesa venne ricostruita nel 1768 dopo una precedente modifica strutturale del 1653 a cura di fra Girolamo Grimaldi. Altri importanti restauri furono condotti dal parroco don Paolo Flamigni nel 1918.

“Nel 1371 – continua Rosetti – la località diviene Villa Pontis Ronchi con focolari 57 in causa del ponte, con cui l’Emilia attraversa qui il fiume Ronco”. L’ingegnere forlimpopolese introduce così un altro elemento fondante della storia roncolese. Per decenni il manufatto ha rappresentato l’unico attraversamento carrabile del fiume da e per Cesena. Tutto è cambiato quarant’anni fa, con l’apertura nella zona industriale forlivese dell’asse di scorrimento denominato via Enrico Mattei, che ha fruttato un nuovo ponte. A differenza di altri illustri “colleghi” forlivesi edificati in legno sino al XV secolo, “e pont de Ronch” risultava in muratura già nel 1263. Nelle sue vicinanze, nel 1423, i soldati della vicina Forlimpopoli, uniti ai Fiorentini, furono sconfitti dai Visconti di Milano capitanati da Angelo dalla Pergola e Cecco da Montanara. “Nel 1618 – è sempre Rosetti che scrive – il ponte venne rifatto dai forlivesi unitamente ai forlimpopolesi. Nuovamente distrutto dagli Spagnuoli nel 1745 e malamente rifatto da essi, rovinò nel 1770 per essere sostituito da uno in legno. Nel 1852 venne inaugurato l’ardito ponte attuale in cinque archi e muratura”.

La cronologia del Rosetti si ferma ovviamente alla sua epoca, ossia al 1894. Quello che è successo dopo è praticamente storia dei nostri giorni. Per quanto robusto e resistente, il manufatto ottocentesco nulla ha potuto contro la seconda guerra mondiale, che ha visto Wehrmacht e Alleati fronteggiarsi per settimane. “Il 25 ottobre 1944 – scrive Antonio Mambelli nei suoi Diari - altri rastrellamenti abbiamo avuto oggi per preparare sciagure del genere lungo le nostre strade campestri e per i soliti apprestamenti di prima linea sulle rive del Ronco, i cui ponti in Bagnolo, della ferrovia e sull’Emilia, sono rimasti distrutti per l’azione degli esplosivi”. “Dopo la presa di Cesena e la liberazione di Forlimpopoli del 25 ottobre 1944 – scrive Gian Matteo Peperoni in «La battaglia sul fiume Ronco» - gli alleati avanzano verso Forlì e si attestano sul Ronco; al di là del fiume si stagliano l’obbiettivo strategico dell’aeroporto «Ridolfi» e due città simbolo del Fascismo: Forlì e Predappio.

Il ponte sulla via Emilia è distrutto, gli Alleati devono trovare un’altra via”. Il primo tentativo di attraversare il Ronco da parte degli inglesi, nella notte tra il 25 e il 26, si risolve in un fallimento. “Il fiume in piena – continua Peperoni - era diventato un ostacolo invalicabile sia per i soldati britannici, bloccati sulla riva di Forlimpopoli che non possono soccorrere i compagni, sia per le avanguardie sulla riva di Forlì prese in trappola senza possibilità di ritirata”. Complice la piena del fiume, i tedeschi riuscirono quindi a tenere in stallo per dieci giorni le truppe inglesi, sebbene più numerose e meglio armate.

Ma la manovra a tenaglia messa in atto dagli Alleati con altre compagnie provenienti dalla collina, stringeva ormai d’assedio Forlì. Il 4 novembre entra in scena “Lord of the Bridges”, il “signore dei ponti”: si tratta del più grande “Bailey” mai costruito sino a quel momento sul fronte di guerra italiano. Si decide di utilizzare una gru Coles e Michigan. Il 7 novembre il manufatto è in grado di sopportare il passaggio dei mezzi cingolati inglesi, all’altezza di Magliano: il Ronco è superato. Due giorni dopo, il 9 novembre, Forlì sarà libera. 

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