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Forlì ieri e oggi

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A cura di Piero Ghetti

Quando Annalena Tonelli accudiva i reietti del Casermone

Occupato da sfollati e senza tetto alla fine della guera, l’ex complesso conventuale di S.Caterina è stato teatro dell’opera caritativa e umanitaria di Annalena Tonelli prima della sua partenza per l’Africa, dove ha trovato la morte nel 2003. Distrutto il convento perché fatiscente, è stata recuperata la chiesa per adibirla a sala polifunzionale.

L’ex complesso conventuale di Santa Caterina, compreso fra via Romanello, via Cia degli Ubaldini, piazza Ruffini, via Giova, piazzetta Conserva Corbizzi e viale Salinatore, è stato teatro dell’opera caritativa ed umanitaria di Annalena Tonelli prima della sua partenza per l’Africa, dove ha trovato la morte nel 2003. In origine, l’ex monastero era composto dalla chiesa di San Giuliano. La data di fondazione rimane incerta, anche se si propende sia stato eretto nel XII secolo. Il primo ordine ad insediarsi fra quelle mura fu quello femminile delle Agostiniane. Nella prima metà del XVI secolo vi si trasferirono le monache di San Giuliano, derivazione delle claustrali camaldolesi di San Barnaba. Nel XVI secolo suor Francesca Baldi vi promosse la devozione verso la Beata Vergine del Patrocinio, immagine appartenente alla sua famiglia paterna, donata al Monastero nel 1614.

Nel 1862, l'icona fu portata a Faenza dove è tuttora venerata nella chiesa di Santa Caterina. Nel 1642 la chiesa di via Romanello fu ricostruita ed abbellita, fino ad essere riconsacrata il 26 aprile 1767 dal vescovo di Forlì Francesco Piazza. Nel 1797, all’arrivo in città delle truppe napoleoniche, vi fu una prima soppressione: le monache camaldolesi ottennero però di rimanere in loco dopo aver pagato un affitto. Con la Restaurazione conseguente al Congresso di Vienna e alla definitiva caduta di Napoleone esiliato a Sant’Elena, le claustrali riebbero in proprietà il grande monastero. La loro definitiva capitolazione era però rimandata di qualche decennio: nel 1862, con la seconda soppressione conseguente all’avvento dell’Unità d’Italia, le camaldolesi lasciarono definitivamente Forlì. La chiesa, sconsacrata, divenne caserma col nome di Caterina Sforza: come tale accolse l'11º Reggimento di Fanteria della “Brigata Casale”, i leggendari Gialli del Calvario.

Del periodo storico in cui ospitava la clausura, rimane l’imponente muro di recinzione esterno, eretto fra il 1702 e il 1704. Alla fine del secondo conflitto mondiale, l’ex convento è stato occupato da sfollati e senza tetto, divenendo così il famigerato “Casermone”. Annalena Tonelli, classe 1943, iniziò a frequentare quel luogo evitato da tutti nel 1961, di ritorno dal primo anno di università a Boston, negli Stati Uniti. “E’ una cristiana – si legge di lei su https://www.missiobologna.it/ - semplicemente una donna che con la sola etichetta del battesimo, ha voluto gridare il vangelo con la vita in particolare ai poveri, i dimenticati della storia. Annalena ha imparato a vivere molto giovane, quando, leggendo i testi di Gandhi si accorge che non può vivere sola, ma deve vivere nella consapevolezza che al mondo ci sono anche altri”. Tornata dagli Usa, la Tonelli incontra i primi brandelli di umanità ferita della sua vita proprio nel Casermone di via Romanello. La conduce in quel posto infernale una prostituta.

“Per quella bidonville della mia città natale – scrive lei stessa - io persi la testa impazzendo d’amore per prostitute, ladri, manutengoli, usurai, bambini non amati, handicappati fisici, tenuti nascosti, disoccupati, “barboni” non per vocazione; quella bidonville bruciava in un incendio d'amore il mio cuore”. Nel 1969 Annalena parte per il Kenya: a Wair in poco tempo attiva il Rehabilitation Centre for the Disabled (1974). Nel frattempo, a Forlì, l'intero complesso di Santa Caterina era stato acquistato dal Comune con l'obbligo di trasformazione ad attrezzatura scolastica. Nel 1973, trasferiti tutti i residenti, l’antico convento, ormai fatiscente, viene demolito: al suo posto è sorto l'Istituto Professionale Melozzo da Forlì, ora Istituto Superiore “Roberto Ruffilli”. Nel 1982 è partito il recupero di quanto restava di Santa Caterina: l’ex chiesa, integralmente restaurata, è divenuta sala polivalente con 99 posti a sedere. Dal lunedì al venerdì è aperta per le lezioni della Facoltà di Scienze Politiche; la sera e il sabato è a disposizione per concerti e conferenze. 

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