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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Breve storia del Circuito di Forlì

C'è stato un periodo in cui la città aveva un autodromo urbano. Dov'era? Che fine ha fatto? L'argomento merita sicuramente un approfondimento. Quindi, chi ha memoria lunga, si faccia avanti.

Ogni tanto qualcuno dovrà pur fermarsi per porsi qualche domanda. Per esempio: cos'hanno in testa i forlivesi che non pensano ad altro che ai motori (in lingua locale: motociclette)? Forse vi leggono un'ancestrale reviviscenza di antichi capitani di ventura o cavalieri di sangue liviense come Giovanni dalle Bande Nere o Scaramuccia da Forlì? Personaggi dalla storia sfuggente che però hanno lasciato traccia al servizio di questo o quel signore, con cambi di casacca più o meno frequenti. Del resto, tale era il mestiere delle armi. Qualche altro nome ormai impolverato di questi numerosi “mestieranti” forlivesi è presto servito: gli Ordelaffi Sinibaldo (1335 c.a.-1386), Giovanni (1355 c.a.-1399), Pino (1356 c.a.-1402), Cecco (1435-1466), i più tardi Zampeschi con Brunoro (1539-1578), Meleagro ed Ettore, figli di Antonello da Forlì (+1482). Il celebre Romanello da Forlì (+1525), poi Giannino della Treccia (+1412), Angelo Laziosi (+1500), Prete da Forlì (+1441), Mostarda da Forlì (+1405) e il figlio Ludovico, Girolamo Ravaldini detto Galletto di Forlì (+1515). Cristoforo (+1479) e Pietro Paolo Nardini, Cipriano da Forlì (+1515), Brandolino Brandolini (+1403) e il più noto Cesare Hercolani (1499-1534). Come si evince dalle date, qua il medioevo è durato più che altrove. Questo spirito, però, non si è estinto e pare che i motociclisti, almeno nei cuori della maggioranza dei romagnoli, ne abbiano raccolto l'eredità. La sella non è più sul cavallo, ma sul motore

Nonostante questo, non tutti ricordano che Forlì aveva un proprio circuito cittadino, quasi fosse Montecarlo. E prima di Imola (il cui autodromo risale al 1947). Nel 1923 era stato fondato il prestigioso “Club del Motore” che ebbe nell'attuale corso Diaz la sua prima sede. Nel 1930 si disputavano già gare motociclistiche nella pista cittadina con nomi importanti e gran successo di pubblico. Il tracciato, sebbene talora variabile, comprendeva viale Roma compiendo una sorta di ellissi tra la via Emilia e l'attuale aeroporto. Si può immaginare una pista fino al Ronco e costeggiante l'aviosuperficie. Il circuito, per lo più urbano, non favoriva eccessi di velocità. Nei primissimi anni, le motociclette dovevano percorrere un ammontare di ben 300 chilometri, cifra che poi fu sensibilmente ridotta. Una tribuna di legno segnava il traguardo, più o meno - inizialmente - all'altezza del velodromo e la gente tracimava dalle transenne che a malapena proteggevano la strada. Le corse erano specialmente estive e si ricorda che nella “curva Ronco” (nell'immagine tratta da una Foto Zoli) sdrucciolò Nuvolari in sella della sua Bianchi 350 lasciando così il gradino più alto del podio al forlivese Terzo Bandini.

Ecco, per dire, se proprio malauguratamente l'aeroporto non dovesse più decollare, potrebbe ospitare un autodromo, cosa che sarebbe storicamente corretta.

In un filmato Luce del 1947 è definito Circuito Arcangeli, ormai è unicamente automobilistico e si scorge un giro dei bolidi anche attorno a piazzale della Vittoria preceduto dal passaggio al cospetto del Collegio Aeronautico con ammiratori in solluchero per le gare: Gran Premio Arcangeli, 11001500 (in questa categoria Nuvolari ha il fatto il vuoto intorno a sé) 1500 Sport che qui si svolgevano. La partenza sembra all'imbocco di viale della Libertà e poi si snoda verso viale Roma. L'aeroporto già esisteva quindi il tracciato doveva differire, ma non più di tanto, da quello originario. Nel dopoguerra, infatti, era diventato circuito automobilistico: a Forlì, col numero di gara 72, un Tazio Nuvolari ormai malato subentrò a Cortese nel 1947 su una Ferrari, nel primo anno di vita della Ferrari. Correva con una mascherina alla bocca e, nonostante tutto, porterà la “Tipo 125 SC” a una brillante vittoria, la quinta in meno di tre mesi. Sembra di ascoltare Lucio Dalla e si può dire che proprio all'ombra del campanile di San Mercuriale il cavallino, oltre a iniziare a correre, fu davvero rampante, appassionando il foltissimo pubblico. Nel circuito, come detto, vi si disputava la Coppa “Luigi Arcangeli” (in memoria del campione forlivese scomparso prematuramente) corsa che divenne valida per il campionato italiano. Qui, tra l'altro, nel 1957 Ilario Bandini (l'Enzo Ferrari forlivese) giunse secondo sulla sua Bandini Formula 3. Nel frattempo, nel 1947 era tornata la “Mille Miglia”, la leggendaria competizione automobilistica che vedrà ancora una volta Tazio Nuvolari a Forlì con la Cisitalia 1100 scoperta. Successo forlivese ben più clamoroso l'anno successivo: ad attendere Nuvolari al volante di una Ferrari, ci sarà Enzo Ferrari in persona, anch'egli di Forlì per parte di madre. Con la soppressione della Mille Miglia storica, anche il circuito di Forlì cadrà nell'oblio. Pur essendo, questa, una storia recente, non pare un argomento eccessivamente approfondito. Se ci fossero altre e più dettagliate testimonianze, si prega di contattatare il Foro di Livio.

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