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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Chi erano i Novanta Pacifici?

Per oltre 250 anni hanno placato i bollori della litigiosa aristocrazia forlivese: chi erano i Novanta Pacifici? Di che cosa si occupavano? Perché furono creati e perché non ci sono più?

La piazzetta che si apre oltre il voltone del Municipio e prima della torre ciclopica prende il nome di "XC Pacifici", esattamente come la sala sotto la scala del Palazzo Comunale. "XC" in numeri romani sta per "90". La piazzetta, frequentata particolarmente di sera, avrebbe un bel selciato decorato da uno stemma di Forlì che da tempo, per incuria, risulta pressoché cancellato. In attesa che si ripristini, più prima che poi, forse è il caso di raccontare la storia dei Novanta Pacifici, una magistratura scomparsa che per almeno 250 anni ha placato i bollori della litigiosa aristocrazia forlivese. 

Se il Quattrocento è un secolo che risulta più avvincente per le vicende cittadine, tra il governo Ordelaffi e quello Riario-Sforza dell'audace Caterina, il Cinquecento appare più piatto e meno ghiotto di bocconi storici. Giulio II, dal 1504, è il primo dei Papa Re che condurranno stabilmente la riottosa città ghibellina a Roma. Forlì, così, si trovò una provincia nel settentrione di uno Stato che seguiva il corso del biondo Tevere. A medioevo finito, i signorotti locali erano stati normalizzati in qualcosa di più consono all'età moderna ma i dissidi interni non erano certo finiti. Le famiglie della città, in primo luogo i Numai e i Morattini, perseveravano nell'odio, in nome dell'antica ostilità ormai fuori dal tempo: erano un po' i Capuleti e Montecchi di casa nostra. E altri blasoni al seguito non erano da meno.
Che fare per ricondurre all'ordine? Non c'erano molte alternative: istituire una magistratura con funzioni principalmente di polizia. È quella del Sacro Numero. Novanta Pacifici ossia pacificatori, appunto. Esperimenti simili non erano nuovi in Romagna, già terra complessa di suo. Ma a Forlì ebbero un ruolo di primo piano e furono una vera e propria istituzione con ruoli attivi (sebbene con alterne vicende) tra il 1540 e il 1797. 

Se i primi decenni forlivesi del Cinquecento furono tutt'altro che tranquilli, a causa, come già detto, delle lotte sanguinose tra Numai, Morattini e rispettivi sodali, una soluzione fu trovata dal Papa inviando come governatore Francesco Guicciardini. Questo nome è noto perché, oltre ad essersi distinto come politico, diplomatico e scrittore, è considerato il progenitore della storiografia moderna. Tuttavia, le liti continuarono. Nel 1539, Paolo III scelse come Presidente di Romagna Giovanni Guidiccioni, altro dotto letterato e vescovo: arrivò a Forlì malvolentieri e subito si trovò in una situazione difficile da gestire. Lamentò l'assenza di Roma e la violenta babilonia romagnola. Occorreva un organo di tutela dell'organo pubblico: così favorì una magistratura ad hoc con sede al pian terreno del Palazzo Comunale. Guidiccioni scelse novanta forlivesi considerati neutrali, buoni cittadini, saggi e distinti. Fu quindi con loro costituita una pia congregazione con lo scopo di sedare le discordie, conservare la tranquillità anche con l'uso delle armi, allontanare i più turbolenti oltre le mura urbane. 
Non si tratta, però, soltanto di uomini di buona volontà, ma di una vera e propria istituzione politica con il preciso intento di sbaragliare da Forlì una malattia particolarmente pervicace: la parzialità. Infatti, i Novanta dovevano dimostrare di essere: quieti, non intricati tra i dissidi delle liti intestine, al di sopra di ogni sospetto. Inoltre, si vedrà che il Sacro Numero, la cui iscrizione doveva essere volontaria, seguiva un regolamento abbastanza macchinoso. Il Consiglio rimaneva in carica per sei anni, poi occorreva una nuova elezione. Era l'organo principale del Sacro Numero e qui ognuno aveva diritto di voto espresso con una fava, o bianca, o nera. 
Non mancava, infatti, la gerarchia: i sei Difensori della Pace rappresentavano l'organo direttivo del Consiglio, poi c'erano i dieci Consiglieri, il Cancelliere e il Tesoriere
I Pacifici si dividevano in tre categorie (dette tre borse): i Graduati, i Più degni, i Dei meno
Ogni due mesi si estraeva dalla prima borsa un nome e l'eletto si chiamava Priore dei difensori. Dalla seconda borsa si estraevano due nomi e dalla terza tre: ecco i Difensori della Pace
Unite la prima e la seconda borsa, si estraevano cinque nomi e così dalla terza: i dieci eletti costituivano i Consiglieri dei Difensori. Come stemma, i XC Pacifici avevano uno scudo crociato incorniciato e incoronato (come da immagine).

Nato come corpo di polizia volontario e influente, il Sacro Numero probabilmente nel corso dei secoli, mutate le esigenze, cambiò fino a diventare un ente meno incisivo
Vero è che seppe, almeno nel secondo Cinquecento, garantire in Forlì una relativa tranquillità politica e sociale che poi si tradusse in un rifiorire di arti, studi, scienze. Su questa pacificazione si formerà la pittura dei Menzocchi e dei Modigliani, mentre Girolamo Mercuriale pubblicherà i suoi studi sulla ginnastica che lo renderanno famoso nel mondo. 
Spiace constatare che oggi nulla, nemmeno un'associazione, nemmeno un gruppo folcloristico, ne ricordi i fasti né il nome. Anche in questo caso fu Napoleone che, al termine dell'età moderna, fece chiudere questa pagina significativa di storia forlivese. 

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