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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Dopo 170 anni, l'ultima nota

Nel 1944, la torre civica minata dai tedeschi in ritirata cadde rovinando sul Teatro Comunale. Qualche mese prima si era conclusa l'ultima stagione con "Il Barbiere di Siviglia".

Se la facciata del Teatro era piatta e anonima, in perfetta continuità con l'austero palazzo municipale, l'interno presentava decori che, nel corso del tempo, sono stati sostituiti più volte, mantenendo comunque uno stile tipico da Teatro all'italiana, quello che in tutte le città propriamente dette non dovrebbe mancare. E Forlì, per poco meno di 170 anni, ne aveva uno dei più antichi in Romagna (dal 1776) e, per un paio d'anni, più vecchio addirittura della Scala di Milano. Il progetto iniziale era nato nel 1773, simile a quello di Lugo, con la firma del Bibiena ma, morto lui, l'incarico dei lavori fu affidato all'architetto imolese Cosimo Morelli. Il “primo Teatro” fu però necessariamente ingrandito quando Forlì divenne capitale napoleonica. In realtà lo spazio non consentì un ampliamento così consistente: la sala semicircolare misurava poco più di 500 metri quadrati, era alta dodici metri con tre ordine di palchi (19 nel primo, 21 nel secondo, 21 nel terzo) più loggione con due palchetti di proscenio. In platea c'erano 248 poltrone. La capienza massima poteva anche sforare le 900 persone, ma in media stavano comodi seicento spettatori. Colori dominanti degli interni: oro, bianco, celeste. 142 melodrammi diversi, 338 rappresentazioni, spettacoli di altro genere caratterizzarono la storia di questo perno scomparso della cultura forlivese che qui portò le celebrità del tempo. Tra stagioni gloriose e alcune mediocri si seppe valere specialmente nell'Ottocento, restando un luogo temibilissimo per i cantanti: forlivesi, gente difficile. Tra nomi di fama calcarono le scene le voci di Siboni (cui era dedicato) e Masini: costoro e altri interpreti seppero, in tempi diversi, appassionare i forlivesi all'opera, educandoli, mescolando ad essa la passione risorgimentale. Così, fino a tempi vicini al presente, (ri)nascevano Desdemona, Radamés, Carmen, o altri nomi tratti da melodrammi, spesso storpiati.

Nel 1864 era stato il primo Teatro in Romagna a introdurre l'illuminazione a gas mentre risale a qualche anno dopo la nuova decorazione del soffitto a firma di Pompeo Randi. Nel 1887 fu introdotta la luce elettrica, nel 1927 gli ultimi e definitivi restauri anche decorativi. Il Barbiere di Siviglia a Forlì fu in cartellone per almeno quindici stagioni. L'ultima si era aperta con Madama Butterfly, proseguita con Rigoletto, quindi Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Andrea Chénier, La Traviata e, appunto, l'estremo Barbiere. Ed erano i tempi più crudi della guerra. Di maggior successo (presente in ben 19 stagioni) fu, tuttavia, RigolettoMalgrado numerosi interessamenti e progetti, il Teatro antico, com'era dov'era, non è stato ancora ricostruito. Scialba consolazione, la pavimentazione che ripercorre il perimetro di palco e platea. L'impressione che se ne ha è: “Com'era piccolo!”. In effetti, una bomboniera. Da come si nota passando di lì la sera, pare urgente che piazza della Misura abbia bisogno di un factotum della città che sappia o ripristinare il Teatro o riqualificare lo spazio all'ombra della torre.  

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