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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

Forlì: guida alle guide

Compito: andare in biblioteca e cercare i testi citati. Giusto per avere un'idea di alcune "guide di Forlì" pubblicate nel passato prossimo per favorire una lettura più chiara del presente.

A questa rubrica si accompagna un reviviscente interesse per la storia urbana. Il fenomeno si riscontra sia dal punto di vista editoriale (numerosi sono, negli ultimi anni, i libri dedicati a Forlì e dintorni, sia per aspetti monografici, sia proprio come guide alla città), sia dal punto di vista “sociale” (chi ha un'identità virtuale sa che abbondano gruppi o pagine dedicati ai medesimi argomenti). Ora, il materiale da esaminare sarebbe una cornucopia con titoli a non finire, allora conviene restringere il campo. Saranno, qui, evidenziati minimi aspetti di alcune “guide di Forlì” di autori defunti, nell'arco di circa un secolo.

Guida di Forlì” di Egidio Calzini e Giuseppe Mazzatinti (1893).

Nella pianta topografica, la città è sostanzialmente il centro storico protetto ancora dalle mura. Il motivo della pubblicazione della guida (sintetica: circa 100 pagine) è spiegato dagli autori in prefazione: “quella di Giovanni Casali (la prima edizione fu pubblicata nel 1838, e la seconda, notevolmente ampliata, nel 1863) oggi è divenuta rara e le notizie storiche e artistiche ivi raccolte non sempre sono complete ed esatte”. Quindi, un adeguamento della guida del Casali ormai ritenuta superata per quello che, a fine Ottocento, era diventato un Cittadone dinamico e industriale. Gli autori sono rigorosi (riportano note) e dividono la guida per rioni che corrispondono alle “zone colorate” dei parcheggi odierni. Sicché la fetta tra il lato destro di corso Mazzini e il lato sinistro di corso della Repubblica è dedicato a Vittorio Emanuele. La fetta tra il lato destro di corso della Repubblica e il lato sinistro di corso Diaz è dedicato ad Aurelio Saffi. La parte tra il lato destro di corso Diaz e il lato sinistro di corso Garibaldi è dedicato a Garibaldi, e l'altra parte del centro è dedicata a Mazzini. Da notare che i compilatori hanno abolito i nomi storici preferendo quelli risorgimentali. La guida ha tutti i pregi della guida, è agile, semplice, alla fine un po' noiosina ma regala chicche (la lista dei negozi e dei servizi del tempo). A chiudere, una serie di pubblicità. La città, allora, aveva 16120 abitanti, di cui circa 4200 con diritto di voto. Tutto qui? No: “Clima salubre; terre fertilissime; prosperi commerci; floridi istituti scolastici; nei cittadini, impegno pronto ed acuto; grande gentilezza d'animo, alto sentimento della patria”. Subito si parla della grande piazza ancora all'antica ma descritta in modo frettoloso. Più avanti saranno dettagliate meglio alcune cose, ci si sofferma su collezioni d'arte private e pubbliche e l'intento pare più che altro quello di essere un servizio per cittadini più che per turisti. Utile a chi sia curioso di riscoprire l'identità della città ottocentesca.

Forlì e dintorni” di Ettore Casadei (1928).

La guida, corredata da 360 illustrazioni, si apre con il faccione del duce, giusto per ricordare che tra le pagine non solo di Forlì si tratta, ma anche di “Forlimpopoli, Bertinoro, Meldola, Predappio Nuova, Castrocaro e Terra del Sole”. L'intento, precisato in prefazione, è sempre quello: perfezionare le guide precedenti. “Il progredire dei civici studi, dovuto anche alle ricerche archeologiche artistiche di benemeriti studiosi; l'avvicendarsi di mutamenti inevitabili nella corsa del tempo, massime in quest'ultimo ventennio, negli edifizi pubblici e privati; il moltiplicarsi delle attività agricole, industriali, commerciali ed amministrative, che diedero vita a nuovi organismi” indussero l'Autore a compilare la guida, benché quella che è chiamata “Forlì Razionalista” fosse, allora, soltanto sulla carta. Le “zone di ampliamento” si riferiscono per lo più agli ex “orti Sintoni” (tra gli odierni viali Corridoni e Bolognesi), l'ex “orto Masini” (asfaltato dalle vie Fronticelli Baldelli e limitrofe) e l'ex “orto Valleri” poi via Mellini. Si fa cenno per la prima volta a viale Oriani e alla “piazza Armando Casalini” poi della Vittoria. L'attacco è dedicato alle “Notizie turistiche e indicazioni generali” (sette alberghi, cinque fotografi, negozi di vario genere, sette banche, sei benzinai, scuole, biblioteche, carrozze, teatri, latrine pubbliche, tram….), il tutto per una città lunga 2615 metri e larga 1600. Seguono bibliografia e cenni storici, quindi la guida vera e propria, confermando la suddivisione in rioni uguali a quelli proposti da Calzini-Mazzatinti. Spazio è dedicato al compianto Teatro Comunale e si mescolano, a edifici esistenti allora, quelli della Forlì scomparsa (come il Ponte del Pane), distinti nel testo da un asterisco. Ancora permangono i palazzi che pochi anni dopo sarebbero stati abbattuti per Poste e Uffici Statali. Vi si citano servizi, case private con collezioni d'arte, esercizi di vario genere. Dignità è data anche alle frazioni e, come detto, ai paesi vicini. La Guida è esaustiva e completa, compatta e massiccia (700 pagine). Utile a chi aneli a passeggiare in una città che sta mutando pelle e che in buona parte non esiste più.

Forlì” di Arnaldo Mussolini (1929).

A dire il vero, non si tratta di una vera e propria guida, e lo si preciserà poi. Vi si legge che la storia di Forlì “offre linee diritte, ammirevolmente italiane. Offre linee tortuose, devianti dalla nazione e disegnate dal municipalismo, divergenti dal generale per seguire il particolare” fino a quando sarebbe toccato al fratello Benito “creare una nuova vita spirituale e un nuovo ordine sociale, che rappresenterà – come già il Rinascimento – l'orgoglio della nostra stirpe, godente del privilegio di una sua sempre rinnovata giovinezza”. La prosa segue lo stile dell'epoca e, più che una guida propriamente detta, può considerarsi un compendio di storia forlivese (in meno di duecento pagine) divisa nei capitoli: “Dalle origini al 1000”, “Forlì nel basso medio evo”, “Tre secoli di quiete (1504-1796)”, “Dalla rivoluzione francese all'Unità d'Italia”. Le edizioni Tiber di Roma vollero onorare la città del duce dedicandole il primo numero della collana “Storie municipali d'Italia”. Quella di Arnaldo si può dire erudita e si ferma al plebiscito del marzo del 1860 benché ricordi, in appendice, tra i grandi forlivesi, anche “il nome di due medaglie d'oro della nostra guerra”, cioè Tommaso Monti, caduto nel 1917, e Fulcieri Paulucci di Calboli, morto nel 1919 per le ferite che, sul fronte, lo avevano immobilizzato “fiaccandone il corpo, ma non lo spirito”. Utile a chi, in un pomeriggio uggioso, voglia conoscere gli aspetti essenziali della storia liviense.

Forlì” di Mario Colletto (1957).

Pregevole ma non sufficientemente considerato (meriterebbe una ripubblicazione) è un libello di Mario Colletto, sindaco negli anni immediatamente precedenti all'edizione. In ottanta pagine, con buona capacità di sintesi, c'è tutto: geografia, storia, monumenti e opere d'arte, uomini illustri, attività economica, servizi pubblici. In tanta esiguità si conserva una discreta completezza narrata in modo scorrevole e semplice. Sarebbe da consigliare per le scuole: paragrafi chiari, linguaggio spedito, curiosità e, allorché servano, anche toni con un pathos garbato (come quando si descrive la calata dei Galli “uomini giganteschi dai capelli rossicci ed ispidi”). La città, a quell'anno, aveva superato gli 83 mila abitanti. Certo, per esigenza di spazio alcune informazioni sono volutamente semplificate o danno per scontato fatti che, alla luce di più recenti scoperte, possono essere considerati dubbi, vero è che l'opera, per com'è e com'è scritta, sarebbe da tenere sul comodino. In fondo al testo si leggono alcune curiosità, per esempio si scopre che i primi bagni pubblici in città furono aperti nel 1888 mentre, per quanto riguarda la “recezione immondizie”, si asserisce che “Forlì è servita dal migliore servizio d'Italia. Ebbe inizio nel 1935”. Utile a chi non ha tempo da perdere in cavilli storici ma è curioso di approfondire il senso di ciò che vede ogni giorno.

Guida raccontata di Forlì” di Giuliano Missirini (1971).

Ultima, per ordine di tempo, è la “Guida raccontata di Forlì”, testo indispensabile di Giuliano Missirini, edito a più riprese dal 1971. Il volume inizia con una cronologia che ha termine nel 1797, l'anno napoleonico. Lo stile mescola il rigore storico con la “lingua viva” (almeno mezzo secolo fa), quel dialetto che assumeva sfumature diverse da rione a rione; cose che adesso sembrano incomprensibili o lontanissime. Pare l'istantanea affascinante di una Forlì improvvisamente scomparsa, non tanto per palazzi o monumenti sostituiti da cose ben peggiori, ma proprio per queste espressioni popolari di cui non s'avverte più neppure il profumo. Come guida segue percorsi tutti suoi, vuol essere, appunto, raccontata e così si manifesta: affabile, è davvero un piacere immergersi tra le pagine che l'autore ha saputo vergare con un'indubbia passione per la storia e con un chiaro amore per la città e per la sua gente, senza dimenticare giuste dosi d'ironia. A corredo, due mappe: una della “Forlì ieri” (con mura, canali, insomma, ciò che c'era nel 1888), e della “Forlì oggi”. L'autore, con la sua originale impostazione, divide la narrazione in tre parti principali: “La piccola Ellisse”, “Il Fronte degli Orti”, “Le Tre Torri”. Anche se due di quelle torri, alla prima stesura, erano ancora atterrate dalla guerra: negli anni successivi sarebbero tornate com'erano (quasi), dov'erano. Utile a chi desideri lasciarsi catturare, nella narrazione, da una città che val più di cento racconti.  

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