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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Hitler fu "scoperto" a Forlì

"Il Popolo di Romagna" descriverà il fanatismo di colui che di lì a breve avrebbe preso il potere in Germania.

Il 23 novembre 1922 esce per la prima volta nelle edicole "Il Popolo di Romagna", settimanale forlivese cui più avanti sarà associato il motto fatica senza fatica. Si tratta di un periodico dichiaratamente fascista e come tale seguirà le sorti del Governo Mussolini.  La direzione era ubicata in via Giuditta Tavani Arquati e il numero di telefono era semplicemente il "17". A esso va un singolare primato: il 9 luglio 1932 vi sarebbe apparso un articolo su Hitler, uno dei più risalenti e più dettagliati dedicati dalla stampa italiana all'austriaco non ancora a capo della Germania. In esso si descrive il suo odio che è fanatico, come fanatico è il suo amore per la Germania. Il cronista, apparentemente neutrale, si lascia sfuggire un’opinione che però si rivelerà tragicamente vera: solo i fanatici possono fare la storia, infatti egli esercitò ed esercita sulla gioventù tedesca una influenza magica. Tutto ciò in vista delle elezioni che si sarebbero svolte a fine luglio, che effettivamente vedranno l'affermazione del Partito Nazionalsocialista con il 37,8%. 

Nel suo primo numero, il periodico della federazione provincale fascista forlivese si era mostrato al pubblico: Le presentazioni sono inutili. Meglio lavorare senz’altro. Il nostro è giornale di battaglia deciso, sicuro: non darà tregua e neppure ne chiederà. Sorge perché la voce dei molti sia udita. (...). Diremo pane al pane, ladri ai ladri: e non son pochi. Sempre nel primo numero, la prosa propagandistica chiarisce un messaggio forte: Abbiamo vinto. Non ci inebria la vittoria, non ci ubriaca il successo. Bisogna fare tutto! Bisogna diventare uomini politici – amministratori – revisori delle buccie altrui – scribi – educatori – costruttori. E oltre a dichiarazioni entusiastiche riguardanti l'obbedienza, si enuncia che le pagine stampate porteranno una sacrosanta strafottenza che è fiducia nella nostra funzione di rinsanguatori della vita italiana. Pertanto, sono inevitabili le lenzuolate sulle visite di Mussolini a Forlì, descritte con l'enfasi del tempo. Nel numero del 20 aprile 1923: Quando apparve sul piazzale della stazione un urlo si leva dall’immensa folla, viva – viva Mussolini. Il Duce a capo scoperto saluta romanamente. Dopo una visita al cimitero monumentale, la piazza presenta un colpo d’occhio magnifico. Egli, in piedi sulla macchina, trattiene a stento la commozione, e giunto dinanzi al monumento ad Aurelio Saffi si scopre e saluta romanamente il Grande a cui ha fatto portare una corona di fiori con la scritta: Al grande conterraneo devotamente Benito Mussolini. L’entusiasmo è al colpo. Tutti gridano evviva e applaudono, chi lo chiama per nome, chi lo benedice. La più alta commozione è nell’immensa folla. L’estetica del fascismo è poi esasperata nei secondi anni Venti: il 19 giugno 1927 vi si legge: Per i campi di Romagna fulvi di messi una voce sola correva sabato tra i mietitori: il Duce è a Villa Carpena, è giunto jersera. È certamente quest’ora coi contadini a mietere! Così era. Il Duce di buon mattino è apparso nel campo dove un gruppo di contadini si apprestava alla mietitura dell’Ardito, ha chiesto una falce e ha subito cominciato a lavorare. Dietro di lui quei pochi coloni stupefatti l’incitavano in silenzio: e quando il Duce gettò il cappello, anch’essi sentirono il bisogno di togliersi gli ampi cappelli di paglia. Tutti ammiravano l’esattezza del fastello che il Duce afferrava con una mano, la precisione della falciata, la naturalezza del ritmico movimento. 

Il settimanale, nel 1929 diventa quotidiano e cresce con il consenso, non lesinando di descrivere pure episodi di dissidenti, visti con toni rassicuranti, così il 25 marzo 1929: Un elettore ha voluto apertamente votare contro il Regime. Ha chiesto le 2 schede, poi ha strappato la tricolore ed ha deposto nell’urna quella contraria gridando “Viva la repubblica”. Nonostante il tono provocatorio la sua libertà di voto è stata rispettata. Tra le pagine della rivista forlivese si dettaglia ampiamente la nuova urbanizzazione di viale della Libertà (Mussolini), viale Crispi (Andrea Costa), piazzale Casalini (della Vittoria). Il 24 settembre 1932 ampio spazio è dato a un'ulteriore descrizione colorita e immaginifica di Mussolini nella sua terra natìa: La Provincia è in festa. Il Duce nuovamente ci concede l’onore di un suo soggiorno in Romagna. Infatti ha riempito Forlì dei commenti più fervidi e appassionati, il sapere come il Duce si sia pronunziato favorevolmente su questioni di edilizia e di sistemazioni cittadina. Più avanti: Non appena Forlì ha appreso che era entrato in città, si è subito imbandierata e moltissima gente lo ha atteso sotto la pioggia. La folla dei presenti si accalcava attorno all’automobile presidenziale tumultuando in un delirio incontenibile di grida, di invocazioni e di entusiasmo. Il giornale di regime seguirà le sorti del predappiese: cadrà con lui il 25 luglio. L’ultimo numero, datato 24 luglio 1943, recherà il titolo Resistere! Come se presagisse il brusco cambio di rotta. “Il Popolo di Romagna” rinascerà dopo l’8 settembre ma chiuderà definitivamente nelle ultime settimane di guerra.

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