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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

I forlivesi alla prima crociata

Occorre fare un salto quasi di mille anni per recuperare un brandello della storia cittadina che il tempo ha sepolto: chi furono i forlivesi che presero parte alla prima crociata? E cosa è rimasto di quell'esperienza?

Occorre fare un salto quasi di mille anni per recuperare un brandello della storia cittadina che il tempo ha sepolto. Parafrasando un'opera verdiana, chi furono i forlivesi alla prima crociata? E cosa è rimasto di quell'esperienza?

Il 17 novembre 1095, papa Urbano II, su sollecitazione delle Chiese d'Oriente, invitò i cristiani ad armarsi per liberare la Terra Santa e Gerusalemme sotto il dominio dei Turchi. 
All'appello di Urbano II, insieme ad altri nobili e cavalieri italiani, rispose una ventina di forlivesi. Cognomi che poi sarebbero stati importanti per la vita cittadina: Ordelaffi (Alorio e Faledro), Orgogliosi (Superbo, Argerio, Azzo), Calboli (Raniero e Fulcieri), Brandolini (Tiberio e Sigismondo), Theodoli (Federico). In seguito, si distinguono: Benciversus Corbellus, Aletus Berardus, Didus Brocconius, Berengarius Matius, Mazzonius Alegrettus, Rinaldus Arxendus, Ugonus Marinellus, Carolus Ottorenghus, Timidus Nasparius, Rumagna Surdius, Rusticerius Pelizzarus, Manuzzus Gottus, Nerus Capuccius, Laetus Turpinus.
Questi sono i nomi che riporta lo storico Bonoli il quale, tra l'altro, cita, tra gli armigeri, le gesta di Sigismondo Brandolini che si sarebbe fatto valere in Terra Santa con un "glorioso certame": cioè "non solo si rese vincitore del proprio avversario con rapirgli l'impresa degli scorpioni, ma cooperò alla vittoria di Ottone Visconte, che tolse l'impresa del tortuoso serpente, insegna dell'abbattuto nemico". 

Alla spedizione, Forlì parteciperà come Comune pertanto, dopo la presa di Gerusalemme (1099), riceverà il “premio”: potrà fregiarsi della croce nello stemma. Ora troviamo quella croce entro un uovo ghermito dall'aquila nera. Lo sfondo è vermiglio e la croce è argentea. Il rosso deriverebbe dall'origine romana di Forum Livii e su di esso sarebbe stata applicata una croce bianca. Così accadde anche per altri Comuni, come Bologna, Pisa e Genova. Se però Pisa e Forlì conservano la croce d'argento (rectius, bianca) su sfondo rosso, Genova e Bologna hanno i colori invertiti. Forse non si tratta di un caso. Infatti: se la croce è bianca su sfondo rosso è detta “di San Giovanni Battista” e si fa derivare da antiche insegne afferenti al Sacro Romano Impero. Viceversa è più propriamente quella dei crociati, cioè quella detta “di San Giorgio”: sfondo bianco e croce rossa. Ciò potrebbe significare che, scegliendo la croce di San Giovanni, Forlì volesse rivendicare il suo spirito ghibellino? In ogni caso, il bianco e il rosso sono i colori che caratterizzano la città tutt'oggi, come tutt'oggi è presente l'uovo crociato tra gli artigli dell'aquila sveva. Questi non insignificanti particolari di "colore" sono testimonianze, a distanza di secoli, anche nel presente di quel lontano passato. 

Alla presa di Gerusalemme esplose una grande festa nella città romagnola, si costruì una rocca di legno che servì per giochi e tornei. Dapprima, per finta, fu difesa da alcuni valorosi giovani di buona famiglia, poi fu data a fuoco come metafora dell'impero degli infedeli ridotto in cenere.
Sul campanile di San Giovanni venne frettolosamente acceso un “grandissimo fanale” ma, a causa del vento, s'innescò un incendio sul tetto della chiesa.
La gioia in quel 1099 crebbe quando, alla morte di Urbano II, salì sul soglio pontificio un Papa “forlivese”: Pasquale II, originario dell'alta valle del Bidente. Era stato monaco nell'Abbazia di San Mercuriale. 

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