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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Indagine sulle chiese di Maria

Un'indagine sulle chiese mariane di Forlì tra passato e presente: quante sono state, e quante sono, nel centro cittadino, i luoghi di culto dedicati alla Madonna?

Oltre al Santuario della Madonna del Fuoco, in Duomo, la città è sempre stata ricca di luoghi mariani. Facendo una ricognizione, nel solo centro storico, si registra un numero notevole di titoli di chiese dedicate a Maria, a volte quasi oscurate dal nome “popolare” (per esempio: il “Suffragio” all'inizio di corso della Repubblica è Santa Maria della Visitazione). 


Tra le parrocchie esistenti entro le mura cittadine tra la metà del XII secolo e quella del XIII, è citata, oltre Santa Maria in Laterano (la chiesa di Schiavonia), anche Santa Maria in Piazza, situata a metà dell'attuale via delle Torri e di cui oggi non resta alcuna traccia. Per quest'ultimo luogo di culto è particolarmente documentata la consacrazione, avvenuta alla presenza del vescovo Rodolfo il primo giugno 1271. L'importanza della chiesa in Platea è fondamentale nella Forlì del Duecento fino ad almeno l'epoca di Caterina Sforza e, forse, nucleo del baricentro urbano medievale. Ora, al suo posto, c'è la sede forlivese della Banca Nazionale del Lavoro. Nell'estate del 1806, fu infatti dapprima sconsacrata poi utilizzata come magazzino fino a scomparire per sempre.
Entro le mura, ai tempi di Caterina Sforza, invece, troviamo dedicate a Maria le chiese di Santa Maria Assunta (già citata, in Schiavonia), Santa Maria della Neve (i cui ruderi, visibili nel Dopoguerra, furono poi atterrati e la cui area conventuale distrutta nell'ultimo conflitto mondiale, si estendeva dove ora c'è il parcheggio di piazza Montegrappa), Santa Maria Annunziata (la chiesa del Carmine in corso Mazzini), Santa Maria Addolorata (o Santa Maria in Campostrino, o dei Servi, volgarmente detta di San Pellegrino, in piazza Morgagni). Tra i conventi, invece, spicca il grande Monastero di Santa Maria della Ripa (complesso che per circa un secolo e mezzo è servito da caserma militare): vanta tutt'oggi un chiostro enorme e merita una visita giacché tanto "segreto" quanto suggestivo. Altri luoghi mariani si trovavano in via Battuti Verdi (Santa Maria in Novis), e su corso Diaz (Santa Maria Maggiore, poi Sant'Antonio Abate in Ravaldino). 


Una frattura nella storia religiosa della città si ebbe con l’arrivo di Napoleone (1797) e il seguente periodo di dominazione francese. In questo periodo, e con l’Unità d’Italia (1861), scomparvero luoghi di culti antichissimi, cancellati senza troppe remore e di cui oggi rimane solo il rimpianto per un’ingiustificata e tanto frettolosa furia demolitrice. 
Tra gli altri luoghi mariani in città, oggi scomparsi, è da considerarsi la chiesa di Santa Maria della Grata, il cui nome tradisce la presenza di una grata posta a protezione dell’immagine di una Madonna, tra le più venerate in città. Qui si potevano ammirare affreschi di Francesco Menzocchi e fu sede della congregazione detta dei 63 preti, le cui regole furono stampate nel 1772. Esistente almeno fin dal 1568, divenne deposito di polvere da sparo durante il passaggio delle truppe spagnole nel 1774. La chiesa fu chiusa durante la dominazione napoleonica quindi fu convertita in mulino e magazzino di legumi, fino a scomparire del tutto nel Novecento. 
La Madonna del Pianto era chiamata anche Celletta dello Zoppo perché innalzata nel 1448 da Pietro Bianco, zoppicante da un piede, eremita originario di Durazzo, che fondò pure il Santuario di Fornò. La celletta era collocata in fondo a via Giorgio Regnoli, nei pressi dell’attuale via Fratti. Fu chiusa nel 1806 e Francesco Romagnoli, suo ultimo proprietario, la atterrò. 
La Chiesa di Santa Maria della Pace, invece, sorgeva sull’area oggi occupata dalla casa Serughi in corso della Repubblica. Misteriosa la sua origine, forse presente fin dal 1507 per opera di un eremita che volle edificarla sul luogo dove sorgeva l’immagine della Madonna delle tre Colonne. “Pace”, forse, come attesta lo storico Sigismondo Marchesi, si riferisce a un patto tra guelfi e ghibellini giurato all’interno della chiesa nel 1534. Fu poi retta dai Camilliani fino alla fine del Settecento. Scomparve gradualmente, dopo la dominazione francese, in quanto divenne prima una fabbrica di salnitro e poi trasformata in abitazioni private. 
La Chiesa di Santa Maria in Valverde sorse sul luogo di un antico ospedale. La chiesa, di origini quattrocentesche, fu concessa al Terzo Ordine francescano. Ricostruita nel 1530 e consacrata dal vescovo Bernardino de' Medici, fu soppressa in concomitanza con l’invasione napoleonica. Rinacque poi nel 1818 come sede dei Minori osservanti ma ebbe vita breve: nonostante i lavori di abbellimento iniziati nel 1851, con l’Unità d’Italia la chiesa fu soppressa, il convento espropriato e smantellato. Ora, su quel terreno, c'è quello che fu l'asilo Santarelli.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta anche Madonna del Ponte, era sorta dal 1557 come ringraziamento delle numerose grazie ricevute dai devoti. La chiesa venne chiusa durante il periodo napoleonico e poi fu riconvertita in abitazione. Era sull'attuale via Tommaso Zauli Sajani.


È sopravvissuta la chiesetta dove un tempo si trovava la scuola ove avvenne il miracolo della Madonna del Fuoco, la “chiesina del Miracolo” in via Leone Cobelli.
La chiesa della Madonna Addolorata, in via Maroncelli, di origini settecentesche è adiacente al convento del Corpus Domini, al quale è collegato da un passaggio sotterraneo, e a pochi passi dal Duomo. Il campanile è gemello a quello della chiesa vicina. 
Risale alla fine del Cinquecento Santa Maria Annunziata, il piccolo oratorio ora laboratorio artistico in via Andrelini noto come “Madonna della tosse”. Probabilmente in tale lunga lista saranno presenti omissioni, ma almeno si lasci questa lettura con una domanda: qualcuno sa in quale frazione forlivese dov'è (o dov'era) conservata la statua mariana in foto? Non è proprio in centro, ma...

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