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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

La Forlì che dà una mano

"Chiamate Solieri"! E una tromba suonava per trasportare i malati. Una traccia importante della "Forlì buona": la "Dam una man".

Fino a tempi recenti, era possibile vedere le ambulanze bercianti (Fiat 900) uscire da piazza XC Pacifici, passando per il voltone del Municipio a sirene spiegate. I forlivesi, per metonimia, chiamavano La Dam una man i furgoncini bianchi con la sirena celeste e identificati dalla scritta frontale Aznalubma. In realtà, Dam una man è il nome coniato da Spallicci per un sodalizio che si confuse ben presto con la Croce Rossa. Dispiace se sbiadisse il nome originale, tipico di queste parti, frutto di un'antica esperienza solidale. "Aiutami!", significa in idioma locale, quasi un grido, una supplica: Dammi una mano, ma anche Rimbocchiamoci le maniche per chi ha bisogno. Se in città, in tempi antichi, toccò alle Confraternite dei Battuti occuparsi dei malati e del loro trasporto verso i medici, si nota che la linea "colorata" si estende fino ai giorni nostri. Infatti, i Battuti si distinguevano per colore (i Neri si prendevano cura dei corpi da seppellire, per esempio) ed erano associazioni di volontari di ispirazione cattolica che, almeno fino alla cesura napoleonica, svolgevano essenziali servizi sociali.

Dopo le frequenti ondate di colera nell'Ottocento, cominciarono a vedersi delle squadre volontarie di soccorso organizzate dai maggiori partiti nell'urbe: i socialisti forlivesi iniziarono a usare il vessillo della Croce Verde, mentre i concittadini repubblicani la Croce Rossa. Militanti dei due partiti, così, si distinguevano in due diverse organizzazioni di soccorso indossando uniformi appariscenti. Con premura si dedicavano ai malati di colera, al loro trasporto al lazzaretto, a disinfettare alloggi e indumenti. Il movimento di volontariato fu piuttosto consistente: circa quattrocento forlivesi facevano parte delle due croci colorate. Vero è che, almeno fino ai primi anni del Ventesimo secolo, per trasportare malati e feriti si usavano per lo più mezzi di fortuna. 

Nel febbraio del 1913, un Comitato cittadino guidato dal chirurgo insigne Sante Solieri, nome evocato anche da espressioni popolari per indicare il medico per eccellenza (si può ascoltare ancora chi, avendo più di cent'anni di età, dice: chiamate Solieri quando accusa un forte dolore o un malore), promosse una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per costituire una Società di Assistenza e di Pronto Soccorso. In particolar modo il Comitato, composto da persone al di sopra e al di fuori di etichette politiche, intendeva mettere a disposizione questo servizio in caso di eventi calamitosi. Fra i promotori dello stesso c'erano diversi esponenti della Croce Rossa, tra cui la contessa Frida Gaddi (Ispettrice delle Infermiere Volontarie), Sante Solieri, appunto, (presidente del sotto-comitato negli anni Trenta) e Colombano Bertaccini (presidente sotto-comitato dal 1910). Ciò significa almeno tre cose: che i forlivesi sentivano il bisogno di mobilitarsi per sopperire a una necessità sociale, che la Dam una man e la Croce Rossa erano destinate a sovrapporsi (per esempio, fu presidente di ambo le realtà il già citato Solieri), che la Croce Rossa locale non riusciva ad avere un impatto adeguato per rispondere alle esigenze di una città in tempo di pace. Nel settembre del 1913 venne organizzato un primo corso di Pronto Soccorso indetto dalla Società Ginnastica "Forti e Liberi", al quale parteciparono diversi volontari. Le lezioni e le esercitazioni pratiche si tennero nella palestra comunale, sotto lo sguardo vigile di Aurelio Ercolani. Furono invitati i forlivesi al Teatro Comunale per la conferenza di presentazione, e per chiedere di aprire il portafogli, perché se le intenzioni e le volontà c'erano, i mezzi risultavano scarsini. Occorrevano anche volontari, volenterosi... Quindi era d'uopo intervenire. 

Altri tempi, comunque: il primo mezzo di trasporto dell'ospedale (per così dire, ambulanza) era una barella montata su ruote e dotata di cupolino impermeabile a soffietto. Veniva spinta a mano dai volontari che si facevano largo nelle strade della città avvertendo del loro passaggio (per così dire, sirena) con una tromba. Tale sistema, inadeguato, era usato sia per trasportare un malato contagioso e poi una persona sana ma non deambulante, con tutte le conseguenze del caso. Per questo, lasciati passare gli anni della guerra, si riprese sul serio l'idea del sodalizio di cui fu approvato l'atto costitutivo il 19 dicembre 1920 da Alessandro Albicini, Enrico Evangelisti, Frida Gaddi, Giulio Garofani, Giuseppe Gaudenzi, Pietro Gavelli, Antonio Gioppi, Erminia Moruzzi, Attilio Monti, Pietro Pontremoli, Egisto Ravaioli, Luigi Saccardo, Sante Solieri, Aldo Spallicci e Aurelio Valmaggi. Il 1° luglio 1923 venne inaugurato il vessillo associativo con una cerimonia pomposa e partecipata al Teatro Comunale (a fianco alla sede di piazza XC Pacifici). Questo vessillo, per usare le parole di Solieri "sarà gelosamente custodito e innalzato sempre dove ci sia opera di pietà da compiere, dove ci siano da sollevare le sofferenze degli uomini" in quanto "è l'opera pietosa ed umanitaria, ovunque e a beneficio di tutti prestata, sarà oltre che sollievo a sofferenze e dolori a sciagure, un mezzo efficace per ingentilire gli animi e per unirli". Il legame dei forlivesi con la loro Dam una man divenne sempre più intenso, diventando una cifra propria della città tutta, educando gli abitanti del Cittadone alle prime cure e all'emergenza. Molti erano, in quegli anni, gli operai che aderivano agli incontri di formazione per il Pronto Soccorso, la dirigenza della Società Bonativa concesse ad un gruppo di dipendenti di entrare a far parte dei volontari della Pubblica Assistenza autorizzandoli a frequentare le lezioni e retribuendoli anche per le ore impiegate nel disimpegno del servizio. Furono incoraggiati a interessarsi anche i contadini grazie all'impulso di celebri possidenti quali Angelo Masini, Ercole Gaddi Pepoli e Vincenzo Antolini Ossi, cosa che avvenne anche per i coloni dipendenti del Comune. Venne varato anche un Comitato Femminile e fu proprio una donna la prima a esser soccorsa con la prima ambulanza, una Fiat 2/F donata dalla Cassa dei Risparmi di Forlì, l'8 dicembre 1921. Per distinguerla dalla Croce Rossa, la Dam una man recava nell'insegna una croce bianca su campo rosso, di ascendenze ghibelline, come si nota in uno dei due scudi ovali dello stemma forlivese. Per Regio decreto, nel 1930 la Dam una man diventò ente morale. Così, entrambe le grida: Chiamate Solieri e Dam una man fungevano da viatico per raggiungere l'ospedale con l'ambulanza. 

Oggi, a cornice dell'antica sede, da dove fino agli anni Ottanta del Novecento sbucavano le ambulanze, rimangono le interessanti targhe dei soci fondatori e dei benemeriti della Dam una man. Nella passeggiata inclinata tra piazza della Misura e piazza XC Pacifici vale la pena buttare un occhio per leggere in nomi di chi partecipò di questa buona avventura. 

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