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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Livio e la statua leggendaria

Antichi cronisti fanno intendere che nel centro dell'antico Forum ci fosse un simulacro dedicato al fondatore di Forlì. Sarà vero? Ha lasciato qualche traccia?

Negli stereotipi delle città americane di provincia, c'è sempre, nella piazza principale, la statua del fondatore. Poca fatica, riguarda personaggi di due secoli fa al massimo. A dar retta agli storici antichi, pare che Forlì avesse una statua di Livio Salinatore nel centro della piazza ove per piazza s'intende il forum, cioè un'area tra le attuali piazza Melozzo e il convento della Ripa. Questa, almeno, è la localizzazione della "piazza" secondo l'ipotesi più consolidata. Ebbene, pare singolare che Forlì il cui nome - caso rarissimo in Romagna - conservi la traccia del fondatore, non sappia quasi niente del fondatore stesso. La sillaba "Li" accentata (per alcuni terminerebbe, invece, con l'apostrofo) eterna Livio quale Romolo romagnolo che ha saputo vincere i nomi alternativi per Forlì, tra cui: Figlinae e, più semplicemente, Forum (poi sarebbe arrivato il Forum Novum, cioè Fornò). Nei secoli, dunque, si può dire che la città non ha cambiato nome: Livio è rimasto appiccicato lì, benché non si sappia bene quale Salinatore sia stato: Marco? Gaio? Altri? Paradossale: neanche avessimo davanti un Giulio Cesare dalla fama imperitura. L'appartenente alla gens Livia che indicò il primo solco della città sopravvive. Imola, per esempio, era Forum Cornelii, e il buon Cornelio fu accantonato nel Medioevo. In ogni modo, nell'anno 545 dalla fondazione di Roma, che alle nostre orecchie significa 208 a.C., questo Salinatore della gens Livia, romano, antenato della moglie di Ottaviano Augusto, spianò un foro con una grande basilica e una statua al centro. Chi volle raffigurato nel simulacro? Se stesso. 

Viene tramandato che nella base ci fosse scritto:

Livius ecce fui Romanus Conditor Urbis

Huius et Hanc volui Terram incoluisse Quirites

Magnanimos Populisque dedi cognomen et Arma

Tradotto liberamente suona così: Fui Livio, fondatore romano di questa città e volli che questa terra fosse abitata da quiriti (romani) magnanimi, diedi nome e difesa agli abitanti

Infatti, l'opera di Livio Salinatore fu la seguente: la fondazione di una città (nel 208, più probabilmente nel 188 a.C.) e l'immissione di esponenti di importanti famiglie patrizie romane. I "magnanimi" erano, dunque, provenienti da gentes di alto rango, come la Arunzia, la Cornelia, la Clodia, la Livia, la Papiria, la Rubria, la Sapinia, la Varena; tutte dell'ordine senatorio e molte delle quali origine di consoli o alti magistrati di Roma. Da qui una certa opulenza (nell'immagine, una testa di Ercole del I secolo a.C. conservata nel Museo Archeologico di Forlì, sempre in fremente attesa che riapra) che però la storia ha quasi del tutto abraso. Vero è che Livio agì avvantaggiato dal fatto che non stava fondando una città dal nulla, ma da uno o più abitati preromani. Infatti, quando chi tracciò la via Emilia s'imbatté in questo territorio, si trovò in una zona inurbata già da tempo. Sempre affidandosi a storie che sembrano sceneggiature romanzesche, esistevano quattro "castelli" (castra?): Merlonia (Ravaldino), Castello (nei pressi del Duomo), Schiavonia (dove ora c'è la Porta), Livia (tra San Varano e viale Salinatore). Notizie più dettagliate si hanno di Livia, sulla sponda del Montone dei Romiti, ma questa non è sede per approfondirle. Il fondo di verità di tale vicenda è che i romani ordinarono un insieme di villaggi più antichi cingendoli con una cinta difensiva efficiente e garantendo un benessere derivato dal commercio sicuramente più razionale rispetto a prima, quando Forlì era terra un po' umbra, un po' etrusca, un po' galla. Il fondatore potrebbe essere stato Marco Livio Salinatore, il console che sconfisse Asdrubale e i cartaginesi al Metauro, o, più probabilmente, suo figlio Gaio. Gaio Livio Salinatore, in quel 188 a.C., era console con Marco Valerio Messalla. Qualche anno prima aveva avuto un'esperienza vincente nella guerra contro Antioco III, sconfiggendo l'ammiraglio Polissenida in una battaglia navale. Fu più avanti inviato in Licia e alla corte del re di Bitinia. Infine venne in quella che sarebbe diventata Romagna. 

Che fine ha fatto la statua leggendaria, se c'è mai stata? Il mistero pare irrisolvibile. Visto che questo Livio è essenziale, identitario per Forlì pur avendo egli stesso una dubbia identità (che fondatore emblematico...), si potrebbe tentare un tributo a quest'uomo, un monumento - che so - in piazza Melozzo? Chi ha a cuore la storia della città (e la città, in senso lato) dovrebbe prendere sul serio questa proposta. Anche se la leggenda del simulacro, sebbene non inverosimile, pare - nei dettagli dell'iscrizione - un'invenzione medievale. Sembra, tra l'altro, difficile supporre che Livio Salinatore abbia intitolato a se stesso il Forum, abitudine che sarebbe invalsa dal I secolo a.C., quindi almeno cent'anni più tardi. Nessun indizio (se non la parola di antichi cronisti) dà una certezza sull'esistenza del simulacro e, anche se ci fosse veramente stato, il tempo l'ha cancellato come la maggioranza delle tracce romane del Forum Livii. Come sarebbe potuto essere? In bronzo? Equestre? Sarebbe bello vederne una sua rivisitazione in una piazza forlivese, come scritto più su. Della città di Livio rimangono pochi resti, e i più sono sotterranei. Alcuni edifici lungo corso Garibaldi (come Palazzo Reggiani) paiono costruiti su fondamenta romane, rappresentando così una continuità viva da ventidue secoli. La grande basilica è collocabile tra piazza Melozzo, corso Garibaldi, via Giovine Italia: in effetti, lo spazio che costringe il percorso a una forcola, sembra nascondere un edificio importante su quella che un tempo era una riva del fiume Montone. Arduo è capire di più sulla statua misteriosa. Bisognerebbe interpellare gli antichi progenitori che videro coi loro occhi una Forlì che difficilmente oggi è immaginabile.

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