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Il Foro di Livio

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A cura di Umberto Pasqui

Per il mare in autostrada

La Forlì-Cesenatico, un'altra infrastruttura che non verrà mai alla luce: 24 km dritti fino alla spiaggia.

Forlì e il mare. Un rapporto di distacco e vicinanza. Un entroterra che non ha saputo creare un moderno legame infrastrutturale con la riviera e che oggi costringe a percorrere una ventina di chilometri spesso tortuosi, nonostante qualche miglioramento negli ultimi anni. Tolta di mezzo, nel 1929, la tranvia per Ravenna, pare bizzarro che non si sia mai preso sul serio un collegamento ferroviario tra Forlì e la costa, come se si preferisse mantenere una sequela di auto tra frazioni in mezzo alla campagna. Ebbene, è probabilmente il caso della città in cui il pendolo tra complesso di superiorità e complesso d'inferiorità misura l'oscillazione più evidente. Se, dopo un periodo di rilevanza industriale, si trovò ad essere piccola capitale di regime con tanto di fucina di grandi infrastrutture, in seguito si preferirà il basso profilo. Per esempio: nel 1937 venne pubblicato il progetto dell'autostrada Forlì-mare, una cosa che adesso pare impensabile. Prevedeva un rettilineo che unisse Ronco a Cesenatico con i 24 chilometri praticamente in linea d'aria. Si abbozzò pure una biforcazione per raggiungere Milano Marittima. 

Un’opera per allora velleitaria che avrebbe avuto - secondo i progettisti - una funzione determinante non solo per collegare Forlì al mare, ma anche per beneficiare quello che oggi viene chiamato “territorio”, cioè i dintorni del capoluogo. Per esempio: prevedendo già un turismo di massa in Riviera, si voleva, a quel tempo, favorire le terme di Castrocaro rendendole internazionali poiché facilmente raggiungibili dal bagnasciuga. E così le fonti della Fratta, e i piccoli centri storici dei paesi dell’Appennino forlivese. Altri motivi per edificarla: rendere sicuro e agile il movimento delle merci, rendere meno intasato il traffico sulla via Emilia (l’A14 non esisteva). E ancora: dare a Forlì un porto, mettendo così in scacco Rimini, considerata ancella balneare che iniziava ad alzare la testa un po’ troppo frequentemente. E molti desideravano una spiaggia attrezzata direttamente fruibile dalla Città, per farla crescere, per incrementare i suoi scambi commerciali. A tale scopo funzionava il faro di Rocca delle Caminate, la luce tricolore sulla vetta della torre, con la potenza di ottomila candele, era visibile a oltre sessanta chilometri. Inaugurato il 30 ottobre del 1927 dal ministro delle colonie Luigi Federzoni, è stato oggetto di polemiche recenti, tanto che, ricollocata la lanterna, rimane spento. 

Per autostrada, in parte come oggi, s’intendeva una strada a scorrimento veloce aperta solo a veicoli a motore con pagamento di pedaggio. Pedaggio che si sarebbe pagato in una casa cantoniera con casellanti che porgevano il saluto militare ai viaggiatori. La carreggiata era priva di linea di mezzeria e c’era una sola corsia per senso di marcia. L’infrastruttura, specialmente nelle ore notturne, sarebbe stata chiusa al traffico. La storia della rete autostradale italiana era iniziata al principio degli anni Venti grazie al genio del conte Puricelli, con progetti visionari, in un tempo in cui di auto ce n’erano ben poche. In effetti questa fu una delle cause del successo solo ideale di questo genere di arterie, oltre al fatto che – si sa – la Penisola pone ostacoli naturali decisamente importanti. Con le ingenti spese della guerra d’Etiopia (e l’aumento del prezzo del carburante) lo sviluppo di questo tipo di infrastrutture avrebbe subito una battuta d’arresto, quindi la Forlì-mare nacque nel momento sbagliato. In ogni modo, al 1940 la rete autostradale italiana misurava più di cinquecento chilometri. 

È evidente che non se ne fece nulla, e nel Dopoguerra guai a parlarne. In effetti, le autostrade torneranno in auge negli anni Sessanta del Novecento, con la progettazione e la costruzione di quelle “contemporanee” che utilizziamo ancora. La Forlì-mare e, più avanti, la Forlì-Arezzo, rimarranno sulla carta; per compensare la lacuna non verrà in mente di collegare mare e monti con la ferrovia. Si è così passati all’estremo opposto con le conseguenze che sono chiare a chi percorre la Ravegnana o la Cervese. L’unico casello autostradale (sull’A14) di Forlì risale al 1966. La prossima rinascita dell'aeroporto dovrebbe stimolare una concreta e sensata riflessione su come rivedere almeno le arterie che portano al mare. 

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