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Il Foro di Livio

Il Foro di Livio

A cura di Umberto Pasqui

Una cicatrice, tanti prodigi

Oltre alla Madonna del Fuoco, a un'altra immagine forlivese sono attribuiti miracoli fin dal Quattrocento: la Madonna della Ferita. Tutto iniziò con del sangue.

Pare verosimile, o auspicabile, che chi legge questa rubrica, nei giorni scorsi sia andato a visitare, in Cattedrale, il Santuario della Madonna del Fuoco. Una devozione che a breve raggiungerà sei secoli di storia e, nonostante ghibellinismi tradotti sotto varie forme, tocca il cuore anche ai più aridi. Sempre in Cattedrale, quasi speculare a quello citato, esiste un altro luogo qualificato come Santuario. Dedicato alla Madonna della Ferita, fa riferimento a una particolarissima immagine che oggi si trova in una posizione piuttosto defilata e, nella sua tenerezza, risulta piuttosto consumata come se si vedessero le tracce delle mani degli antenati che l'hanno toccata, accarezzata, chiedendo una grazia. Nonostante il contemporaneo profilo basso, quell'Immagine ha significato tanto, ed è forse il caso di ridonarle un po' di luce. 

Si trovava sul muro esterno della canonica della Cattedrale, sotto il portico che univa il Borgo Grande (il tratto di corso Garibaldi dal Rialto a piazza del Duomo) al fianco destro della chiesa. Difficile, oggi, immaginare il colpo d'occhio di allora perché su questo spazio, come si scriverà, si sarebbe ben presto edificato un Santuario. La Madonna dipinta, di mano ignota, era già venerata, nel Quattrocento, per le grazie miracolose che dispensava. Nel luglio del 1480, per esempio, un calzolaio forlivese di nome Andrea era stato gravemente ferito in più parti tanto da essere abbandonato in una pozza di sangue. "Non ce la farà mai": dicevano i più. "Non respira più": osservavano altri. E fin qui, siamo nell'ordinaria amministrazione di quel tempo. Finché, come riporta un cronista del tempo, Andrea Bernardi noto come Novacula, il moribondo, ricordandosi dell'Immagine, "si fece portare rimpetto a la detta figura, e le si raccomandò, e in brevità di tempo ebbe grazia libera". Molti forlivesi, dunque, si inoltravano nel vicoletto non più esistente e lasciavano ex voto accanto all'affresco di dimensioni 170x105. Purtroppo, i soliti ignoti erano soliti, appunto, asportare gli ex voto

Il 15 aprile del 1490, uno stalliere che tempi addietro era stato al servizio di Pino III Ordelaffi, gonfio d'ira per una perdita al gioco, colpì con violenza a stilettate l'affresco che ancora veniva chiamata "Maria della Canonica". Si avventò in modo furibondo sul dipinto colpendolo nel viso, sopra la guancia sinistra. All'istante sgorgò sangue vivo. Segni dello stiletto e del sangue sono ancora percepibili. Da tale avvenimento, l'Immagine è detta "Madonna della Ferita". Nell'agosto del medesimo anno, un bolognese residente a Forlì, Girolamo Muti, era caduto rovinosamente da cavallo procurandosi uno squarcio che gli faceva uscire le interiora dal ventre; dato per spacciato anch'esso, addirittura dai medici, fu integralmente guarito dopo che gli fu portata una tavoletta dov'era riprodotta l'Immagine. Seguirono altri fatti prodigiosi e i forlivesi iniziarono a raccogliere fondi per valorizzare e proteggere il manufatto. Così, il 27 settembre 1490, Caterina Sforza - a furor di popolo - fece edificare una magnifica tribuna per il dipinto, primo passo di quella che sarebbe diventata la Cappella della Madonna della Ferita progettata da Pace di Maso del Bombace. L'affresco venne staccato dal muro e collocato su quella che sarebbe stata l'abside di un luogo di culto costruito per la Madonna della Ferita. L'importanza del sito fece sì che divenne un Santuario, simile nelle forme (la mano è la medesima) all'oratorio di San Sebastiano, con cupola ottagonale e materiali di ingente ricchezza. Al progetto misero mano pure gli architetti Cesare da Carpi, Silvestro dei Sarti del Lago Maggiore, Cristoforo da Forlì. Nell'altar maggiore, incorniciato da grosse colonne in pietra, era situato l'affresco tanto venerato. Un'iscrizione spiega che mire emisit sanguinem / et adhuc cruenta cicatrix apparet, cioè "miracolosamente emise sangue" e "ancora si vede la cicatrice". 

Il Santuario sarà completato nel 1521 e, in questo primo tempo, era separato dalla Cattedrale, diviso da una via intermedia. In seguito, l'edificio sarà inglobato nel corpo della Cattedrale fino a diventarne una cappella. Nel 1941, questo spazio venne ridecorato e dedicato al Santissimo Sacramento, pertanto la Madonna della Ferita fu collocata in uno dei due altari laterali, quello sinistro. Si trova tutt'ora lì, discreta, in disparte. Da fuori, continua a distinguersi nettamente la cupola ottagonale. 

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