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Mollo tutto e vado via

Mollo tutto e vado via

A cura di Michelangelo Pasini

Forlì come Londra: la velocità e la folle frenesia di un ritorno momentaneo

Tornando per qualche settimana a Forlì ci siamo resi conto di quanto possa essere vorticosa anche la vita di provincia. Non sarà una metropoli, ma la nostra città ci è apparsa rapida e frenetica. L'avreste mai detto?

Qualche settimana fa abbiamo dovuto interrompere momentaneamente il nostro lungo viaggio per un piccolo problema di salute. Siamo tornati in fretta e furia in Italia per effettuare dei controlli medici, che fortunatamente si sono risolti positivamente. Passare un mese a casa, in maniera inaspettata, ci ha permesso di riflettere su quello che stiamo facendo e sul significato della nostra avventura. E non ci capitava di farlo da un po'. Prima di partire per il nostro viaggio a tempo indeterminato, ormai oltre un anno fa, ragionavamo spesso su quello che saremo andati a fare, sul cambiamento radicale di vita che ci aspettava e sulla portata quasi rivoluzionaria dei nostri progetti. Eravamo ben consci che si trattava di rovesciare il paradigma di un'esistenza canonica che oramai sapevamo gestire, dimostrando e dimostrandoci che un'altra vita sarebbe stata possibile possibile. Che l'idea mettere sè stessi davanti a obblighi, lavoro e routine non era solamente una chimera.

Poi siamo partiti: abbiamo attraversato i Balcani, siamo stati sei mesi in India per poi trovare la pace sulle spiagge thailandesi. Negli occhi continuavamo ad avere la meraviglia di chi ogni giorno scopre un mondo diverso, ma settimana dopo settimana l'abitudine faceva capolino nelle nostre vite. Non parliamo del tran tran quotidiano che si ripete sempre uguale, ma dello scemare dello stupore, del dimenticarsi dell'unicità di ciò che stavamo facendo. Viaggiare, scoprire, vedere ogni giorno cose nuove e battere il mondo metodicamente, palmo a palmo iniziava a sembrarci la cosa più normale del mondo.

Ci sono però bastati pochi giorni a casa per realizzare quanto sia stimolante ma allo stesso tempo rilassante la nostra vita in giro per il mondo. Lo diciamo e lo abbiamo ripetuto mille volte: non siamo scappati da Forlì, non avevamo niente da cui fuggire nè nulla di che lamentarci. Ottimi lavori, affetti famigliari, tanti amici e altrettante passioni. E quindi tornare dove siamo nati e cresciuti è sempre una festa. Certo, riabbracciare le persone che ami non ha prezzo. Per un mese siamo tornati in ufficio: io, Michelangelo, mi dividevo tra gli amati Uniser e Idrotermica, Elisa tra Sempre più Verde e gli altri siti per cui scrive. E la vita ogni giorno si faceva più frenetica. In men che non si dica non avevamo più un minuto libero. La settimana prima vivevamo in una stanza in affitto, senza macchina, pressioni sociali e nient'altro da fare se non lavorare. Quattro ore al giorno e poi potevamo dedicarci solamente a noi stessi: leggere, visitare i dintorni, fare una passeggiata o guardare un film senza dover guardare troppo l'orologio.

A Forlì (e non parliamo di New York!) abbiamo ritrovato invece una vita molto più veloce: non ci ricordavamo cosa volesse dire fare parte di un sistema, incontrare tante persone ogni giorno, un ufficio in cui recarsi ogni mattina, rimanere a piedi perché la macchina non parte e dover fare le tanto odiate commissioni. La vita che per un attimo avevamo messo da parte ci mancava già. Sono bastati pochi giorni nella centrifuga della vita occidentale per realizzare la potenza del nostro progetto.

Oggi, che scriviamo da un alloggio in centro a Kuala Lumpur in Malesia, siamo nuovamente (un bel) po' più soli (inevitabile che manchino gli affetti), ma ci siamo riappropriati di una libertà che, per un po', non daremo più per scontata.

Forlì come Londra: la velocità e la folle frenesia di un ritorno momentaneo

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