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Cronaca

Quaresima, torna la "24 ore per il Signore": maratona di preghiere e confessioni non stop

Il luogo di culto forlivese deputato alle confessioni ad orario continuato, è il Corpus Domini, in piazza Ordelaffi.

Anche nella Diocesi di Forlì-Bertinoro ritorna l’appuntamento con “24 ore per il Signore”, l’iniziativa che mette al centro l’adorazione eucaristica e la confessione. A promuoverla in tutto il mondo è il Pontificio consiglio della nuova evangelizzazione su richiesta di papa Francesco, per valorizzare al massimo la Quaresima, dal latino “quadragesima” che significa “quarantesimo”, divenuto un pro forma fra gli stessi cristiani.

Si tratta del periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua, culmine delle festività cristiane e ricorda il tempo trascorso da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano. Sono pratiche tipicamente quaresimali il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. Il tema dell’edizione 2019 della Giornata del Perdono è “Neppure io ti condanno” (Gv. 8,11). Il luogo di culto prescelto dal vescovo forlivese monsignor Livio Corazza per adorazione perpetua e confessioni ad orario continuato, è il Corpus Domini, in piazza Ordelaffi. A partire dalle 18 di venerdì per concludersi alla stessa ora di sabato, nella chiesetta annessa al convento delle monache di Santa Chiara fedeli alla regola promulgata da Papa Urbano IV nel 1263, si alterneranno numerosi sacerdoti a disposizione per il sacramento della riconciliazione. Il complesso architettonico del Corpus Domini sorge sull'area un tempo occupata dalla dimora gentilizia degli Ordelaffi, signori della città sino al XVI secolo.

Nel medioevo divenne sede della congregazione dei Battuti Neri, dediti al pietoso seppellimento dei condannati a morte, degli stranieri e degli assassinati, ma nel 1571 giunsero le Convertite di Santa Maria Maddalena, poi Clarisse del Corpus Domini. In seguito al disastroso terremoto del 1781, il gesuita padre Andrea Michelini dispose la ricostruzione del monastero, arricchendolo in perfetto stile neoclassico, con campanile a cupola verderamata. Durante l’invasione napoleonica, nel 1797, il religioso riuscì persino ad evitarne la spoliazione, proprio perché privato proprietario del complesso, per poi realizzare nelle adiacenze anche la chiesa gemella dell’Addolorata, chiusa ormai da decenni e oggi affidata all’associazione “Amici di Benedetta Bianchi Porro” per mercatini di autofinanziamento. “Nel mondo – sottolinea il presidente del Pontificio consiglio della nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella - c’è bisogno di perdono, perché il perdono è il segno dell’amore: se non avessimo la dimensione del perdono, in qualche modo verrebbe meno anche la dimensione dell’amore, perché nessuno di noi è perfetto”. 

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