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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Si celebra il sessantesimo della scomparsa di Benedetta Bianchi Porro: dal pellegrinaggio a Sirmione alla fiorita dei bimbi

Fin dall’adolescenza, la giovane nata a Dovadola era stata aggredita da una malattia degenerativa gravissima, la neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen che lei stessa, studentessa di medicina, diagnosticherà conoscendone il decorso

Sessant’anni fa, il 23 gennaio del 1964, moriva la Beata Benedetta Bianchi Porro, nata l’8 agosto del 1936 a Dovadola. Per l’importante anniversario sono numerosi gli appuntamenti in calendario. Sabato 20 gennaio è in programma il pellegrinaggio diocesano a Sirmione, località sul lago di Garda dove Benedetta morì il 23 gennaio 1964. Sarà guidato dal vescovo mons. Livio Corazza. Domenica 21, invece, alle 11 il parroco di Dovadola, don Giovanni Amati, presiederà la messa alla Badia di Dovadola e alle 16 è prevista la sacra rappresentazione “Maddalena e le donne di Dio” con la Compagnia Filarmonica di Carpena-Magliano con testi di Giampiero Pizzol.

Lunedì 22, alle 20.30, si terrà la recita del rosario alla tomba di Benedetta. Martedì 23, alle 11, la messa alla Badia di Dovadola sarà presieduta da mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, concelebra mons. Livio Corazza. Bambini e ragazzi pregheranno con l’omaggio della fiorita alla tomba di Benedetta.

Fin dall’adolescenza, la giovane nata a Dovadola era stata aggredita da una malattia degenerativa gravissima, la neurofibromatosi diffusa o morbo di Recklinghausen che lei stessa, studentessa di medicina, diagnosticherà conoscendone il decorso. All’inizio si manifestò una fastidiosa sordità che procura a Benedetta tante umiliazioni, soprattutto nello studio che, nonostante altri sintomi invalidanti e gravi interventi, vorrà proseguire fino a iscriversi alla Facoltà di Medicina. 

Resa paralizzata dalla malattia, fu testimone significativa per chi andava a visitarla o per chi l’ha conosciuta , attraverso numerosi scritti. “Benedetta, infatti, è un canto di gioia, - disse il cardinale Angelo Comastri nel corso della messa del cinquantesimo anniversario - è un inno alla vita, è un magnificat intonato nello sfacelo del corpo devastato dalla malattia. Come è stato possibile? La spiegazione possibile è una sola: Cristo ha il potere di contagiare di gioia il cuore umano anche in mezzo alle prove più terribili”. 

Nel primo pomeriggio del 22 gennaio 1964, a Sirmione, la giovane fu assalita da una febbre leggera. Dopo la cena Benedetta chiamò la mamma e le dice: “Mamma vorrei che ti inginocchiassi accanto a me per ringraziare il Signore per tutto quello che mi ha dato”. La mamma guardò la figlia dicendole: “No, io non ho questa generosità”. La mamma vide che gli occhi, che da tempo non lacrimavano più, si stanno riempiendo di lacrime. Allora si inginocchiò: “Se tu lo vuoi, sì, ringrazio il Signore”. Il 23 gennaio un uccellino si posò sul davanzale, la mamma, guardando fuori dalla finestra, vide che in un’aiuola era sbocciata una rosa bianca, un "dolce segno” che Benedetta aveva già visto in un sogno e riferito ad un’amica. In quel giorno, alle 10.30, all’età di 27 anni, Benedetta concluse la sua vita terrena. Da Sirmione venne portata a Dovadola dove fu sepolta nel cimitero. Cinque anni dopo la sua salma viene traslata all’ Abbazia di Sant’Andrea dove riposa ancor oggi. Il 14 settembre 2019, alla presenza di circa duemila persone, viene proclamata beata nella Cattedrale di Forlì, in una cerimonia presieduta dal cardinale Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

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