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Cronaca

L'ex Santarelli diventa un vivaio di talenti: a Forlì si affacciano nuove realtà

La cordata vincitrice del bando pubblicato ad agosto dal Comune si occuperà di realizzare all’interno del Santarelli un laboratorio per l’innovazione

Da fine gennaio farà la sua comparsa a Forlì una nuova realtà: è la Fondazione Giacomo Brodolini che, come capofila della cordata vincitrice del bando di gara indetto dal Comune di Forlì, gestirà il Laboratorio Aperto di Innovazione dell'ex asilo Santarelli. Come sottolinea il direttore Vittorio Severi, si tratta di una “fase di avanzamento decisiva rispetto a un progetto in incubazione da molto tempo, che si realizza grazie alla partecipazione del comune a due momenti di selezione regionale (POR FESR ASSE 5 e POR FESR ASSE 6), grazie ai quali sono stati acquisiti contributi importanti che ammontano a circa 4 milioni di euro: 3 milioni per il progetto laboratorio e 1 milione per completare la ristrutturazione, e a cui il comune ha dedicato 1 milione e 750mila euro in cofinanziamento.” Somme importanti per un progetto culturale che non intende tradire l’intento che il Santarelli rappresenta da quando fu concepito e inaugurato come asilo, nel 1937. Ad oggi, come sottolinea ancora Severi, “la città ha messo in piedi un progetto per la prima infanzia molto articolato, che non rende più necessario recuperare il Santarelli come asilo”, ragione per cui “si è cercato di attualizzare quella che allora era una funzione di avanguardia con un'altra prospettiva, altrettanto di avanguardia, creando un'occasione d'incontro tra il patrimonio culturale "dormiente" e le nuove tecnologie”.

La cordata vincitrice del bando pubblicato ad agosto dal Comune di Forlì, composta dalla Fondazione Brodolini di Roma, MBS Srl di Bologna, ETT Spa di Genova e Fondazione Flaminia di Ravenna, si occuperà di realizzare all’interno del Santarelli un laboratorio per l’innovazione sul tema del “cultural heritage”, l’eredità culturale: il progetto del Laboratorio Aperto, secondo le parole di Fabio Sgaragli (Open e Social Innovation Manager della Fondazione Brodolini), sarà caratterizzato da 3 linee generali: “Sarà un vivaio di talenti; in un posto come il Santarelli, molto caro ai forlivesi, che ha fatto educazione con i giovani così a lungo, vorremmo fare educazione per i giovani e per le scuole di ogni grado per avvicinarli alle potenzialità delle tecnologie del digitale, soprattutto all’applicazione del digitale nei campi della valorizzazione del patrimonio culturale, ma non soltanto: la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale si portano appresso filiere di operatori economici che avranno bisogno di professionalità sempre più aggiornate sulle potenzialità della trasformazione digitale. La prima missione è quindi rendere il Santarelli e il Laboratorio Aperto un posto dove si fa educazione e formazione all'avanguardia e aggiornata sui temi della valorizzazione della cultura e della fruizione del patrimonio culturale. Seconda missione è l’officina: vorremmo aiutare alcuni di questi giovani non soltanto a collocarsi nel mercato del lavoro, ma anche a creare occupazione: avviando cioè nuove microimprese e nuove startup innovative. Ultima missione, forse quella più importante, sarà quella di costruire piano piano un piccolo polo culturale che abbia ogni giorno qualcosa da offrire ai cittadini: seminari, workshop, conferenze, convegni, opportunità di fruizione anche attraverso realtà aumentate e virtuali".

Il comune richiedeva, attraverso il bando, un soggetto gestore per il Laboratorio Aperto che, come ricorda Severi, “assicurasse il servizio almeno per 3 anni, con momenti di formazione e alfabetizzazione nel rapporto fra nuova tecnologia e patrimonio culturale, che ospitasse situazioni di sviluppo di idee innovative, che mettesse a disposizione le professionalità necessarie per sviluppare iniziative relative alle ricerche sul ‘900 e realizzasse prodotti fruibili da chi fosse curioso di conoscere meglio la città del ‘900”.

Un punto del bando chiedeva di provare a continuare, al termine dei 3 anni finanziati, almeno per 1 anno per portare avanti iniziative proprie autosostenendosi; la cordata, oltre a garantire tutte queste richieste, ha deciso di scommettere sulla realtà che si formerà al Santarelli impegnandosi per 6 ulteriori anni dopo i primi 3. Si tratta dunque di un progetto in cui tutti i soggetti della cordata credono, e per il quale le singole competenze e professionalità, che spaziano dal project management (NBS), all’educazione (Fondazione Flaminia), alle esperienze interattive digitali (ETT Solutions) saranno certamente fondamentali per condurre a un buon risultato.

La Fondazione Giacomo Bradolini è definito un “think-and-do-tank”, un istituto di ricerca e valutazione delle politiche di sviluppo e del lavoro dal 1971, che da circa 18 anni opera anche a livello europeo, oltre che nazionale e locale. La lunga esperienza nel campo dell’innovazione e dei processi di accompagnamento all’imprenditorialità in qualità di facilitatore e acceleratore di ecosistemi locali, si è arricchita negli ultimi anni da un nuovo progetto di rete, che ad oggi conta 7 hub di innovazione: due a Milano (FabriQ e Milan Luiss Hub for Makers and Students), uno a Torino (Open Incet), due in Valle d’Aosta (ad Aosta e Pont-Saint-Martin: Pepiniers VDA), a Pisa (GA.T.E. – Galileo for Technology and Enterprise) e a Modena (Laboratorio Aperto di Modena, inaugurato a novembre 2018), ai quali si aggiungerà il Laboratorio Aperto di Forlì.

Nonostante l’inizio di attività del Laboratorio Aperto sia previsto per la fine di gennaio, l’ex asilo Santarelli è ancora in attesa della ristrutturazione: si è da poco concluso il bando di gara, che richiede come data di consegna l’agosto 2020. Fino a quel momento, il Laboratorio Aperto avrà un’altra sede provvisoria, sita all’interno del centro storico, che è ancora in fase di definizione e per la quale si avranno novità con l’anno nuovo, mentre si sa già che, una volta attuato il passaggio all’interno dell’ex asilo, gli spazi a esso dedicati saranno quelli dell’ingresso a destra, afferente al refettorio e all’area fino al corridoio principale, compresi i due vani al piano superiore che “sopravvivranno” dopo le necessarie demolizioni richieste dalla Soprintendenza per i Beni Culturali (che riguardano appunto il rialzo costruito negli anni '70).

Per gli eventi eventi estivi sarà inoltre disponibile la gestione e l’uso del solarium e del giardino dell’asilo. Il resto dell’edificio sarà dedicato all’hub del Museo Urbano a cielo aperto della città del ‘900 e alla Biblioteca Moderna, il cui progetto, partendo da esperienze come quella della Sala Borsa di Bologna, si rifà a realtà virtuose quali le biblioteche di Pistoia (San Giorgio e Forteguerriana), per la realizzazione di quella che si definisce “Biblioteca di pubblica lettura” e il cui progetto è stato affidato al prof. Giovanni Solimine dell’università di Roma.

Come sottolinea l’assessore Elisa Giovannetti, “attraverso l'attività del Laboratorio Aperto lavoreremo alla "smaterializzazione" e fruibilità del patrimonio della nostra biblioteca, un patrimonio sconosciuto ma molto prezioso che proprio in questi giorni stiamo arricchendo con l’acquisizione di nuovi archivi relativi al ‘900.” La prima esigenza era quella di “ripensare i servizi culturali della città e in particolare il tema della biblioteca pubblica”, ma anche, alla luce della posizione di capofila che Forlì ricopre in Atrium, “ripensare e aggiornare i progetti di promozione e accesso in chiave anche turistica, anche se l’idea è di pensare i turisti come cittadini temporanei”. 

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