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Cronaca

I laici tradizionalisti si fanno avanti: "Chiediamo di gestire la chiesa di San Francesco"

Con l'abbandono di Forlì da parte dei Francescani, che hanno appena lasciato sia il santuario di Montepaolo a Dovadola che la chiesa di San Francesco a Forlì, si fa avanti una proposta

Con l'abbandono di Forlì da parte dei Francescani, che hanno appena lasciato sia il santuario di Montepaolo a Dovadola che la chiesa di San Francesco in corso Garibaldi a Forlì, un gruppo di cattolici laici si fa avanti per “rilevare”, se così si può dire, la gestione della chiusa di San Francesco, che si trova in pieno centro. Ad avanzare la richiesta al vescovo Lino Pizzi è, con una lettera aperta, l'associazione culturale “Amici della Tradizione Cattolica”, presieduta da Daniele Casi. Lo scopo è quello di “assicurare l’apertura e la funzionalità della chiesa, anche dopo l’addio dei Frati Minori Francescani”.

Gli “Amici della Tradizione Cattolica” rappresentano l'ala più conservatrice, o per meglio dire tradizionalista, dei cattolici forlivesi, “nata a Forlì nel 2014, per diffondere e promuovere l’immutabile Dottrina Cattolica, la Liturgia Tradizionale e la cultura, l’arte e l’architettura sacra che ne sono espressione”, sintetizza una nota. L'associazione, in particolare, si fa avanti, per “favorire la destinazione d’uso della Chiesa di S. Francesco alla nostra associazione, così da scongiurare la chiusura anche di questo sacro luogo o, peggio, la sua riduzione ad usi diversi da quello originario”.

La proposta avanzata al vescovo rileva che l'associazione è “in grado di assicurarne la custodia e la manutenzione ordinaria e, quel che più conta, potremmo farvi celebrare, a cadenza regolare, la Santa Messa di sempre, recitarvi il Santo Rosario, svolgervi l’Adorazione Eucaristica Notturna, stabilirvi un coro polifonico e gregoriano ed organizzarvi eventi di carattere spirituale e culturale, in accordo con la nascente delegazione romagnola della “Milizia dell’Immacolata” fondata da P. Massimiliano Maria Kolbe, martire ad Auschwitz”.

I “tradizionalisti” chiedono una sorta di “pari trattamento” con altri cristiani non cattolici che hanno ottenuto in gestione dei luoghi di culto cattolici non più utilizzati: “Sappiamo quanto grande sia l’apertura a tutti i credenti in Cristo, prova ne è la concessione permanente di alcuni luoghi di culto a confessioni religiose che non hanno alcuna comunione col Romano Pontefice. Noi sappiamo quanto sia larga la disponibilità al dialogo con i più lontani da Cristo e dalla Sua Chiesa che, spesso, sono intervenuti, con la presenza e la parola, nelle nostre chiese, in occasione di incontri ecumenici ed interreligiosi. Siamo, perciò, fiduciosi che anche a noi, cattolici praticanti, che professiamo la stessa Fede “una cum Papa nostro Francisco”, non sarà preclusa la disponibilità a valutare serenamente la proposta fattiva che proviene da dei laici in cui tante aspettative si ripongono e si dichiarano”.

Ed ancora al vescovo Pizzi: “Siamo certi che, in accordo allo spirito dell’attuale pontificato, anche Lei vorrà “uscire dalle secche” e dalle “sicurezze” per percorrere “strade nuove” dirigendosi verso di noi che siamo, a detta di qualcuno, la “periferia esistenziale della Chiesa”. Siamo certi che vorrà farlo specialmente in quest’Anno della Misericordia in cui migliaia di porte sono state aperte, concretamente e simbolicamente, verso tutti. Chiedendo la Sua benedizione per tutti noi e disponibili ad ogni approfondimento necessario, restiamo in attesa fiduciosa di un riscontro, pronti eventualmente a valutare anche soluzioni alternative a quella da noi proposta, purché utili a rendere possibile, nella città di Forlì, “l’esperienza della Tradizione”.

Conclude la lettera: “Siamo un’associazione di laici cattolici, legalmente costituita e nata all’esclusivo scopo di diffondere e promuovere l’immutabile Dottrina Cattolica, la Liturgia Tradizionale e la cultura, l’arte e l’architettura sacra che, nel corso dei secoli, ne sono state l’espressione. Siamo laici cattolici che hanno scelto di vivere la loro appartenenza alla Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana facendo “l’esperienza della Tradizione” e ricorrendo, per questo, alla guida spirituale dei sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X. E' stato meraviglioso, per ciascuno di noi, riscoprire in tutta la sua grandezza, attraverso l’esempio, le catechesi, la predicazione, la direzione spirituale e l’ars celebrandi di questi zelanti ministri di Dio, la nostra Santa Religione. Siamo famiglie e singoli fedeli che hanno trovato, nella Tradizione Cattolica, enormi grazie spirituali ed un’occasione unica di cammino nella Fede. Il solo fatto che, all’interno di un gruppo non numericamente significativo, sia già sorta una vocazione - per giunta adulta - al sacerdozio, ne rappresenta, crediamo, la conferma più eclatante”.

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