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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Centro Storico / Via dei Mille

Una messa per ricordare Annalena Tonelli a 12 anni dalla barbara uccisione

Il suo lavoro è sostenuto dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì, ancora oggi attivissimo, che lei stessa aveva contribuito a fondare nel 1963

Sarà il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi a presiedere, martedì prossimo, alle 20.30, nella chiesa del Buon Pastore, in via dei Mille, la santa messa in suffragio di Annalena Tonelli a 12 anni dalla barbara uccisione a Borama, in Somaliland. Al termine della celebrazione, padre Luca Vitali, sacerdote forlimpopolese della Comunità missionaria di Villaregia, presenterà il suo studio “Annalena e la misericordia”. Nata a Forlì nel 1943 e acquisita la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, dopo “sei anni di servizio ai poveri di uno dei bassifondi della mia città natale, ai bambini del brefotrofio, alle bambine con disabilità mentale e vittime di grossi traumi di una casa-famiglia”, va in missione nel Corno d’Africa.

Il suo lavoro è sostenuto dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì, ancora oggi attivissimo, che lei stessa aveva contribuito a fondare nel 1963. “Annalena – scrive Luigi Accattoli - compie la scelta di povertà radicale per mettersi a seguire solo Gesù Cristo e i poveri in lui nel 1969, quando parte per il Kenya con delle compagne”. “Eravamo una comunità di sette donne, in maniera e misura diversa assetate di Dio. I volti delle mie compagne erano così belli, così luminosi, che mi narravano tutto quello che il pudore impediva di comunicarci con le parole”. Inizialmente lavora come insegnante in una scuola di Wajir, località nell’estremo nord-est del Kenya: qui approfondisce le sue conoscenze mediche per curare la tubercolosi e la lebbra dei già numerosi “brandelli di umanità ferita” che via via incontrava. Rimane in Kenya sino al 1985, l’anno in cui è espulsa dal paese.

Nel 1987 approda in Somalia, prima a Merca e nel 1996 a Borama, nell’ex Somalia britannica: qui erige un ospedale con 250 posti letto e una scuola speciale per bambini sordi, ciechi e disabili. Da vita anche ad un progetto contro l’infibulazione, la cura e la prevenzione dell’Aids. Il 25 giugno 2003, a Ginevra, è stata insignita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del premio Nansen per l’assistenza ai profughi. Il 5 ottobre di quell’anno perde la vita nella sua Borama, assassinata da un commando islamista nel pieno della sua attività di cura dei più miseri. In principio Annalena voleva fare l’avvocato per servire i poveri combattendo le ingiustizie. Poi ha operato la scelta estrema: condividere l’esistenza dei tanti poveri cristi di cui è piena l’Africa.

“Io – scrive nel 1971 – sto vivendo la vita più bella del mondo perché l’ho scelta io”. “Desidero aggiungere – dichiara nella sua Forlì il 30 giugno 2003, tre mesi prima di essere ammazzata in Somalia - che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro (…) Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre... I poveri ci attendono”. Dal 2003 i suoi resti mortali giacciono a Wajir, la località africana dove 33 anni prima aveva iniziato la sua missione di pace e condivisione.

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