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Cronaca

Antonio Giosa si rapporta a Giotto e le forme del sacro a Vicchio del Mugello

L'esposizione, curata dal critico d'arte Silvia Arfelli in occasione del 750° della nascita di Giotto da Bondone, proporrà una ventina di opere da parete

Si intitola “Antonio Giosa. Giotto: le forme del sacro” la mostra che aprirà i battenti sabato, alle 17, al Museo “Casa di Giotto” a Vicchio del Mugello alla presenza del vice sindaco e assessore alla Cultura Carlotta Tai e del presidente dell'Associazione “Dalle terre di Giotto e dell'Angelico” Giuliano Paladini. L'esposizione, curata dal critico d'arte Silvia Arfelli in occasione del 750° della nascita di Giotto da Bondone, proporrà una ventina di opere da parete e a tutto tondo di varie dimensioni ed è ispirata ad una rilettura della produzione plastica dello scultore forlivese, in riferimento alle sedimentazioni artistico-visive che ne hanno contaminato il tessuto intellettuale in relazione al primato giottesco e che si sono espresse poi nella sua poetica. “Non è azzardato – dichiara l’Arfelli - il confronto fra la ricerca scultorea contemporanea ed il solido ed espressivo plasticismo giottesco: la sacralità espressa oltre ogni astrazione, riflette in Giotto sensibilità volumetriche che lo portarono a definire lo spazio come valore, attraverso compiutezze stilistiche e formali che suggeriscono analogie e derivazioni”.

Antonio Giosa nasce in Basilicata nel 1951. Allievo di Alberto Viani presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, neppure ventenne nel 1970 viene invitato al padiglione sperimentale della XXXV Biennale di Venezia. Dal 1971 è stato docente di scultura presso l’Istituto Statale d’Arte di Forlì; dal 1973 ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, nel 2003 è stato autore di un monumento commissionato dall’U.N.M.S. presso il Parco Urbano “Franco Agosto” di Forlì, opera donata al Comune, e nel 2007 ha realizzato una fusione in bronzo per la chiesa di San Martino in Strada a Forlì. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in campo artistico. Le sue opere si articolano in segni, impronte, tracce “in negativo”, solchi e incisioni che ci disvelano l’ordito e la trama nascosta delle sue sculture-strutture-codici, per una attivazione della memoria. Nella mostra “In Giotto, le forme del sacro”, Giosa si esibisce in un'azione a ritroso, come se volesse ricondurre a valenza geometrico-simbolica quelle forme che Giotto aveva saputo realizzare “più vere del vero”, anche se in mezzo ci sono sette secoli di storia dell'arte. “Antonio Giosa. Giotto: le forme del sacro” è organizzata da “La Maya Desnuda” di Forlì in collaborazione con il Comune di Vicchio del Mugello e con l'Associazione artistico-culturale “Dalle terre di Giotto e dell'Angelico” e sarà aperta al publico fino al 19 novembre in orario 10-13 e 15-19. Info: 055-8439224 - cell. 334-2604929. 

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