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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Appello al sindaco della rete delle associazioni per i diritti dei migranti: "Bloccare il decreto sicurezza"

Un nutrito gruppo di associazioni  e  sindacati di Forlì e della Romagna, uniti in una Rete di solidarietà e per i diritti dei migranti, ha presentato venerdì un ordine del giorno

Un nutrito gruppo di associazioni  e  sindacati di Forlì e della Romagna, uniti in una Rete di solidarietà e per i diritti dei migranti, ha presentato venerdì un ordine del giorno indirizzato al Sindaco e al Consiglio Comunale di Forlì, col quale si richiede la sospensione del decreto- legge 4 ottobre 2018, n. 113, conosciuto come “decreto sicurezza” e promosso dal Ministro dell’Interno. La richiesta è ispirata da analoghe decisioni prese da diversi Comuni Italiani - tra cui Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Padova e Palermo – e si propone di rilanciare il messaggio di opposizione alle misure contenute nel decreto. “Un’opposizione che nasce dal basso e che è espressione dalla sensibilità della società civile che tutti i giorni vive gli effetti delle teorie e prassi di repressione e marginalizzazione dei migranti che ispirano l’Agenda del Ministero e del Governo nel suo insieme”, commenta una nota firmata dalle associazioni Forlì Città Aperta Onlus, Gruppo Emergency Forlì-Cesena, Associazione Pensiero & Azione, CGIL Forlì, Coordinamento Libera Forlì Cesena, Presidio Libera "Placido Rizzotto" di Forlì, Presidio Libera "Giuseppe Letizia” Forlimpopoli, Pierantonio Zavatti (presidente del circolo ACLI “Oscar Romero”), Arci comitato territoriale di Forlì, Teatro Due Mondi Faenza , UDU Unione degli universitari di Forlì, Rete Romagna Senza Confini.

“Siamo consapevoli della natura simbolica della misura di sospensione, in ogni caso valida sola fino alla ratifica della legge di conversione del decreto da parte del Parlamento. Tuttavia, riteniamo che questo messaggio di dissenso, se sostenuto da un numero così elevato di Comuni grandi e piccoli, rappresenti un simbolo di ineluttabile forza. La nostra opposizione è animata in prima istanza dalla volontà di ritardare il più possibile gli effetti traumatici che l’applicazione del decreto comporta, disponendo l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Questo priverà centinaia di persone della possibilità di restare regolarmente sul territorio della provincia, senza garantire loro un’alternativa diversa dalla clandestinità, sinonimo di precarietà, sfruttamento ed esclusione sociale”.

“A preoccuparci sono poi i profili di incostituzionalità presenti nel testo del decreto, dettagliatamente analizzati da diversi osservatori – tra cui l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, che ne ha redatto una puntuale relazione -. L’abolizione della protezione per motivi umanitari viola il diritto all’asilo costituzionalmente garantito (art. 10 comma 3 Cost.), anche per quegli stranieri ai quali, pur non avendo i presupposti per ottenere il riconoscimento della protezione internazionale, nel proprio Paese sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche e del diritto a un livello di vita adeguato. Pertanto, le nuove categorie di permessi introdotti dal decreto, non danno più un’attuazione completa ed esaustiva agli obblighi costituzionali e internazionali del nostro ordinamento, delineando una regressione rispetto ai traguardi raggiunti negli ultimi decenni in materia di garanzia delle libertà fondamentali, a prescindere dalle condizioni soggettive delle persone”.

“Siamo inoltre molto preoccupati dalla vaghezza della disciplina del trattenimento dei richiedenti asilo per la verifica dell’identità e della cittadinanza, introdotta dal decreto. Questa indeterminatezza lascia ampia discrezionalità alla definizione dei “casi eccezionali di necessità ed urgenza” entro i quali può adottarsi il provvedimento di trattenimento, aprendo alla possibilità di abusi e ingiustificate lesioni della libertà delle persone. Infine, lo smantellamento del sistema SPRAR (servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) a vantaggio dei Centri di Accoglienza straordinaria (CAS) non farebbe che favorire l’approccio assistenzialista all’accoglienza, a danno del reale inserimento sociale ed economico dei richiedenti asilo e della pace sociale tra residenti italiani e persone migranti, di certo a beneficio delle forze politiche che sulla propaganda anti-migranti costruiscono le proprie fortune elettorali. Per questi ed altri motivi puntualmente espressi nell’istanza presentata, ci auguriamo che il Sindaco e il Consiglio Comunale si facciano carico della nostra richiesta con responsabilità e tempestività”.
 

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