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Cronaca

Anni di soprusi, l'ultima aggressione a colpi di bottiglia e il messaggio shock alla madre: liberata dal compagno violento

Una situazione ritenuta di “estrema pericolosità”, con l'immediata attivazione del “codice rosso” che ha portato dietro le sbarre l'individuo

Alle 7 la sveglia shock. Un messaggio Whatsapp per raccontare alla madre di essere stata picchiata dal compagno e di non farcela più a vivere una convivenza fatta di aggressioni, minacce e vessazioni che andavano avanti nel tempo. Parole e testimonianze pesanti come un macigno. La sensazione di liberazione quando ha trovato, grazie alla tenacia della madre e di un'amica, il coraggio di raccontare alla Polizia anni di soprusi. Una situazione ritenuta di “estrema pericolosità”, con l'immediata attivazione del “codice rosso” che ha portato dietro le sbarre l'individuo: un quarantenne brasiliano, non in regola col permesso di soggiorno, domiciliato a Forlì, e già noto alle forze dell'ordine per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Il soggetto è stato arrestato mercoledì scorso dagli agenti della Squadra Mobile della città mercuriale, diretti dal dirigente Enzo Tarquini, in esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura: dovrà rispondere delle accuse di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e lesioni personali. Ad attivare gli inquirenti il racconto della madre della vittima, una donna italiana, che si è presentata in Questura per segnalare le violenze subìte dalla figlia ad opera del compagno. In particolare, la sera precedente la malcapitata aveva avuto un violento litigio con l'uomo, culminato con botte ed una bottigliata al collo (prognosi di 20 giorni). 

Impietrita e col timore della propria incolumità, la vittima il giorno, lontano dagli occhi del conviventi, ha realizzato una sorta di video testamento col telefonino trasmesso attraverso Whatsapp alla madre e ad un'amica, ed inviato un sms dettagliando cosa le era accaduto e in condizioni era costretta a vivere da un lungo periodo. Convinta dalla madre e dall'amica, la donna ha deciso di liberarsi dell'enorme peso, facendo emergere un quadro di maltrattamenti subìti da anni, tra cui violenze fisiche e psicologiche sistematiche e a cadenza praticamente quotidiana, che non aveva mai trovato il coraggio di denunciare per timore di ritorsioni. Anche alla luce della stazza del soggetto, particolarmente muscoloso e con la passione per le arti marziali. 

La Squadra Mobile, coordinata dal sostituto procuratore Lucia Spirito, ha così attivato le procedure previste dal codice rosso, collocando inoltre alla vittima la possibilità di vivere in una struttura protetta messa a disposizione dal Centro Donna. Nel frattempo gli investigatori hanno raccolto testimonianze, video e messaggi audio, che hanno fatto emergere il clima di terrore vissuto dalla vittima. Il giorno dopo l'aggressione, non vedendo la compagna in casa, il sudamericano si è anche recato al posto di lavoro della donna, minacciando il datore al fine di avere informazioni su dove si potesse trovare.

Gli elementi raccolti hanno consentito in pochi giorni alla magistratura di richiedere al giudice per le indagini preliminari la misura cautelare in carcere per maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e lesioni personali. E' stato assicurato alla giustizia mercoledì. Al momento dell'arresto si trovava in palestra. Al vaglio anche la posizione lavorativa dell'uomo, impiegato irregolarmente nel settore della ristorazione.

“Il lavoro sinergico del personale della Questura e della magistratura è la testimonianza del massimo impegno nella tutela delle vittime di violenze domestiche - sottolinea Tarquini -. Nello specifico si tratta di un fatto che poteva avere gravi conseguenze, con la vittima che ha trovato il coraggio di confidarsi con una persona vicina e denunciare. Non sempre accade. Di fronte a qualsiasi episodio di violenza bisogna denunciare alle forze dell'ordine, che offrono il massimo sostegno e supporto. Lo Stato c'è”. 

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