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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il teologo Castellucci: "Benedetto XVI papa riformatore"

A due giorni dalla manifestazione di voler abbandonare il soglio di Pietro, gesto che non ha precedenti nella storia moderna, arriva l'autorevole opinione del teologo forlivese don Erio Castellucci

Benedetto XVI papa riformatore. A due giorni dalla manifestazione di voler abbandonare il soglio di Pietro, gesto che non ha precedenti nella storia moderna, arriva l’autorevole opinione del teologo forlivese don Erio Castellucci. Classe 1960 e dal 2009 parroco di San Giovanni Evangelista, il sacerdote ha insegnato teologia per oltre vent'anni allo Studio teologico accademico bolognese e, dal 2004, alla Facoltà teologica dell'Emilia Romagna, di cui è stato preside dal 2005 al 2009.

“Con la decisione di dimettersi a far data dal 28 febbraio prossimo – dichiara don Erio - papa Benedetto XVI ha compiuto la sua ultima riforma nella Chiesa. Ha reso più evidente che il ministero di Pietro è un “servizio” più grande della persona che lo assume, e che la Chiesa non è del Papa, ma di Cristo”. Le dimissioni del papa sono pienamente coerenti con l'idea della riforma della Chiesa da lui perseguita, e non sono una sorpresa assoluta, come qualcuno pensa. Già nel 2002, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una dichiarazione al settimanale della diocesi di Monaco “Münchner Kirchenzeitung”, di fronte al declinare delle forze di Giovanni Paolo II, Ratzinger aveva detto: “Se il papa vedesse di non poter assolutamente farcela più, allora sicuramente si dimetterebbe”.

Tre anni fa, nel libro-intervista “Luce del mondo”, curato dal giornalista tedesco Peter Seewald, aveva affermato che se un Papa si rende conto che non è più in grado “fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi”. Ora papa Ratzinger ha valutato che proprio questa è la sua attuale condizione. Come ha detto l'11 febbraio scorso davanti ai Cardinali: “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Esaurito, almeno concettualmente, il capitolo dimissioni, a don Castellucci teologo di chiara fama chiediamo anche un bilancio sul pontificato di Benedetto XVI, che sappiamo già quanto sarà durato: 7 anni, 10 mesi e 9 giorni. “Non è tempo di bilanci, sempre pericolosi a caldo, ma è certo che papa Ratzinger ha spronato e a volte sferzato la Chiesa, richiamandola di continuo ad una maggiore aderenza al Vangelo. Non ha mai mancato di denunciare le storture, o “sporcizie”, presenti all'interno della Chiesa; si è trovato a fronteggiare lo scandalo della pedofilia nel clero, con l'esplodere di episodi capitati in genere decenni prima, e lo ha fatto con fermezza e intransigenza, come testimonia la durissima lettera rivolta ai vescovi e fedeli irlandesi il 19 marzo 2010”.

Qual’è stato il rapporto di Bendetto XVI con le altre confessioni? “Ha cercato di richiamare i tradizionalisti (lefebvriani, n.d.r.) usciti dalla Chiesa cattolica all'adesione al Vaticano II, ponendo come condizione l'accoglienza della dottrina riformatrice del Concilio, pur senza averne ottenuto l'adesione; ha proseguito con decisione nel dialogo ecumenico con ortodossi e protestanti, con gli ebrei e con le altre religioni, come riconoscono in queste ore i loro leader; in particolare ha dato un impulso imprevedibile al rapporto con l'Islam, attivando un tavolo di confronto che ha già prodotto importanti documenti; è intervenuto sui grandi temi del mondo contemporaneo, aggiornando la Dottrina Sociale della Chiesa”. Soprattutto, papa Benedetto ha offerto con la sua predicazione un’esposizione limpida e serena della fede cristiana, sottolineando in particolare la dimensione dell'amore e della gioia e il suo fecondo intreccio con la ragione umana. “Inquadrato inizialmente come “restauratore, papa Ratzinger a poco a poco ha introdotto molti elementi di riforma nella Chiesa, ultimo dei quali il gesto inedito di dimettersi”. In uno degli interventi più importanti del suo magistero, il discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, il papa disse che il Concilio Vaticano II – al quale aveva partecipato come teologo – va interpretato come un evento non di “discontinuità e rottura” ma di “riforma e rinnovamento” della Chiesa. In definitiva, il pontificato del papa tedesco si è mosso in linea con quest’idea: “Non rivoluzione, ma riforma”.

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