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Cronaca Centro Storico / Corso Armando Diaz

Benedizione degli animali nel nome di Sant'Antonio

In città l’epicentro dell’evento religioso è localizzato in corso Diaz, nella chiesa parrocchiale di Ravaldino.

Il 17 gennaio la chiesa celebra la festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici. A Forlì, l’epicentro dell’evento religioso è stato localizzato in corso Diaz, nella chiesa parrocchiale di Ravaldino. Il programma della festività prevedeva celebrazioni liturgiche alle 8, 9.30 e 18. Dalle 8 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30, all’interno della chiesa, guidata dal parroco don Sergio Sala, è avvenuto la distribuzione del pane benedetto. Sul sagrato antistante la chiesa è stata effettuata la benedizione degli animali.

Il luogo di culto cristiano di corso Diaz è dedicato a Sant’Antonio Abate (da non confondere con Sant’Antonio da Padova) dal 1798, l’anno in cui divenne sede parrocchiale dopo la chiusura, disposta dalle truppe napoleoniche, della chiesa di Sant’Antonio Vecchio, oggi Sacrario dei caduti di tutte le guerre. Il millenario edificio fu così adibito a magazzino, sala da ballo, caserma militare e bottega, fino a recuperare la sacralità originaria negli ultimi decenni del XX secolo.

La devozione a Sant’Antonio Abate, patrono degli animali e delle campagne, ha lasciato segni indelebili nella tradizione forlivese. Il santino con la sua effige era affisso sulle porte di accesso alle stalle, che erano benedette proprio in occasione della festività. Antonio, che in Romagna era chiamato “Sânt Antöni de pörc”, è sempre stato raffigurato con un maialino a fianco: il suino starebbe a rappresentare il demonio tentatore vinto dalla fede del santo. Un’altra tradizione popolare, molto diffusa anche in Romagna, afferma che sempre il 17 gennaio gli animali acquistano la capacità di parlare e le persone devono tenersi lontano da loro, perché è considerato di cattivo auspicio sentirli conversare. Spiccano anche detti e proverbi, come “Sant’Antonio dalla barba bianca se la neve non c’è poco ci manca”, o anche “San Lorenzo gran calura Sant’Antonio gran freddura, l’uno e l’altro poco dura”.

“Antonio – si legge su Wikipedia - nacque verso il 250 a Coma, in Egitto, e verso i 20 anni rimase orfano dei genitori. Fece suo l’invito di Gesù al giovane ricco e scelse di vivere prima in una tomba poi su una fortezza abbandonata sul monte Pispir”. Visse nella Tebaide fino al termine della sua lunghissima vita e, secondo tradizione, morì a 106 anni il 17 gennaio del 356. Oltre ad essere patrono di numerose città e villaggi, Sant’Antonio Abate protegge i macellai, i salumieri, i canestrai e va invocato contro ogni tipo di contagio, soprattutto dall’herpes zoster, conosciuto non a caso come “fuoco di Sant’Antonio”. 

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