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Diocesi / Castrocaro Terme e Terra del Sole

Castrocaro si prepara alla celebrazione della patrona: si cercano Priori per la Festa della Madonna dei Fiori

Si fa dunque appello “alla buona volontà dei parrocchiani per l’aiuto fattivo nella realizzazione della Festa"

Si cercano Priori per la Festa della Madonna dei Fiori, chi è interessato può dare la propria adesione entro il 25 febbraio. Nella parrocchia dei Santi Nicolò e Francesco di Castrocaro, infatti, si prepara la festa patronale, tradizione risalente al 1632 che sarà festeggiata solennemente dal 6 all'8 aprile, a ridosso della domenica "in Albis". In preparazione alla festa, nei nove sabati precedenti, ogni sabato alla messa prefestiva delle 17 si svolge la Novena.

“Nel 2023 – si legge nel notiziario parrocchiale - l’attuale parroco, don Urbano Tedaldi, ha ripristinato il ruolo dei Priori, con l’intento di far capire la funzione spirituale di questo compito: non tanto l’apparire o l’essere al centro dell’attenzione, come poteva essere in passato, ma compiere un servizio che possa essere d’aiuto nell’alimentare, soprattutto alle nuove generazioni, l’attaccamento e la devozione verso la Vergine Maria”. 

Come si legge nel notiziario parrocchiale, la figura del priore si ricollega alla Confraternita della Madonna dei Fiori, istituita nel 1683 (sciolta nel 1785 e ricostituita nel 1795) con lo scopo di mantenere viva la devozione alla Beata Vergine e celebrarne degnamente la festa votiva. Il priore veniva estratto a sorte annualmente fra tutti i confratelli che sapessero leggere e scrivere e aveva il divieto di ricoprire la stessa carica per i tre anni successivi (divieto in seguito aumentato a otto anni). Era il rappresentante legale del sodalizio e gestiva personalmente tutta l’attività annuale. Aveva come collaboratori un sottopriore (con funzioni vicarie) e una priora (per la sezione femminile), estratti a sorte annualmente con le stesse regole e divieti.Questo collegio dei tre priori programmava e allestiva la festa della domenica in Albis, curando la raccolta dei fondi, procurando i permessi necessari e contattando ditte e persone interessate: apparatori, musici, cantori, campanari, ai quali a proprie spese offriva un rinfresco. 

Sempre a loro spese i priori offrivano alla Madonna grossi ceri che uniti in fasci di tre o quattro, infiocchettati e infiorati, formavano i mazzi da sfilare in processione. Queste tradizioni bisecolari si modificarono progressivamente nei primi decenni  del Novecento. La gestione della Confraternita fu trasferita a un presidente con mandato pluriennale e l’organizzazione della festa fu affidata a una apposita commissione dei festaioli che provvedeva anche a far allestire i mazzi di ceri e fiori in modo uniforme. Al collegio dei tre priori rimase solo una rappresentanza d’onore e l’onere di contribuire in maniera significativa a finanziare la festa.

Dal 1948 venne abolita l’annua estrazione a sorte dei Priori della Confraternita, sostituiti da un collegio di Priori della Festa in numero variabile tra i sei e i quattordici. Cambiarono anche le condizioni e i requisiti di accesso al priorato, divenuto a richiesta, accettandosi anche persone non iscritte al pio sodalizio e pure coniugi, famiglie intere, associazioni, soggetti che volessero mantenere l’anonimato e in memoria di persone defunte.I compiti di questi Priori della Festa, istituiti annualmente fino al 2014, consistevano nell’elargizione di una determinata somma come contributo alla realizzazione della festa, nel presenziare alle funzioni religiose in particolare la solenne Messa Pontificale e i Vespri Pontificali stando nelle panche riservate e nell’intervenire alla Processione stando accanto all’Immagine.

Il ruolo dei Priori non preclude ad altre forme di collaborazione: come sempre si fa appello alla buona volontà dei parrocchiani per l’aiuto fattivo nella realizzazione della Festa, come la preparazione e la vendita dei tradizionali garofani benedetti, che dal 1964 rappresentano l’emblema di questa Festa, e la realizzazione dei Mazzi processionali offerti dai Priori in onore della Madonna, e composti da 100 garofani ciascuno, intrecciati secondo una tecnica certosina che rappresenta una vera e propria arte, tramandata da almeno tre generazioni.

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