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Cronaca

Nuovo look per la chiesa parrocchiale dei Cappuccinini

L'intervento di recupero del complesso ecclesiale di via Ridolfi è costato circa 650 mila euro ed è stato finanziato con il contributo della Chiesa Cattolica attraverso l'8 per mille (400mila euro) e della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì (100mila euro).

Nuovo look per i Cappuccinini. L’inaugurazione solenne della chiesa restaurata, al termine di due anni di lavori costati 650 mila euro, è in programma domenica, alle 11. Alla cerimonia saranno presenti benefattori, autorità civili e religiose, rappresentanti della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ma soprattutto fedeli dell’unità pastorale Cappuccinini-San Paolo, guidati dal parroco don Gabriele Pirini. L’intervento di recupero del complesso ecclesiale di via Ridolfi è costato circa 650 mila euro ed è stato finanziato con il contributo della Chiesa Cattolica attraverso l’8 per mille (400mila euro) e della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì (100mila euro).

Il resto è stato coperto con le offerte, lasciti e donazioni dei fedeli. I lavori, che hanno riguardato, tra l’altro, il consolidamento delle strutture murarie, il recupero della copertura della chiesa, l’esecuzione dei pali di fondazione per un totale di 384 metri lineari, il rinforzo del campanile e l’adeguamento antisismico, sono stati eseguiti a regola d’arte dall’impresa Zambelli di Galeata, sotto la direzione dell’architetto Roberto Pistolesi (opere edili) e dell’ingegner Alberto Gentili (opere strutturali). A completamento dell’intervento, avviato dal predecessore alla guida dei Cappuccinini don Guglielmo Giorgioni, è stata rifatta anche la pavimentazione in cotto, riportata all’assetto originario. Fra le ditte che hanno lavorato alle finiture spiccano Artemisia per il restauro delle superfici decorate e L’Ottagono di Nicola Crispino di Forlì per le strutture lignee, Mengozzi di Galeata per l’impianto elettrico e B.R.B. di Forlì per quello idraulico, C.G. Edil di Cavina per altre opere edili e infine Sa.Va. di Cesena per i pali di sottofondazione.

Nuovo look per la chiesa parrocchiale dei Cappuccinini

Durante la chiusura per i lavori le messe sono state celebrate nell’adiacente Sala Don Bosco. “La festa dell’inaugurazione - si legge nel Notiziario dell’unità pastorale Cappuccinini-San Paolo - sarà anche l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto, i tecnici e le maestranze, i volontari, la Diocesi, le tante persone che hanno voluto aiutarci”. Già il fatto di chiamarsi “Cappuccinini” (il nome ufficiale è San Giovanni Battista), retaggio di un passato ormai remoto, fa capire quanta acqua sia passata sotto i ponti dell’efficiente comunità di via Ridolfi. La chiesa parrocchiale risale al 1577. In precedenza, come si desume dalla dettagliata ricerca pubblicata negli anni Venti da monsignor Adamo Pasini sul “Bollettino della Madonna del Fuoco”, era un centro di culto annesso ad un ‘hospitalium’ per pellegrini, senza alcuna rilevanza dal punto di vista giuridico-ecclesiale ma popolarissimo fra i forlivesi residenti “fuori porta”.

Ancora alla fine del XIX secolo, fintanto che resse l’uso di sbarrare al tramonto le porte d’ingresso della città, i Cappuccinini erano rifugio obbligato per quanti non interndessero rimanere all’addiaccio, o vittime di predoni o briganti. L’istituzione era retta dai frati Cappuccini, l’ordine francescano generato dal Concilio di Trento, che la lasciò intorno al ‘600 per trasferirsi “intra moenia” (in città) ad officiare Sant’Antonio Abate in Ravaldino. Fino al 1908, la chiesa dei “Cappuccinini” è rimasta parrocchia rurale. Nel 1884 la chiesa cinquecentesca fu demolita per costruire l’attuale, molto più ampia. Le spese di realizzazione furono sostenute personalmente dall’allora parroco don Gaetano Sughi. Gli interni, molto curati, furono affrescati dal decoratore bolognese Aristide Reggiani e dal pittore meldolese Cesare Camporesi. Nel 1954, per iniziativa di don Nicola Sintoni, il complesso parrocchiale dei Cappuccinini si è arricchito persino di un teatro con 420 posti a sedere, il “Don Bosco, che nei due anni di restauro della chiesa ha fatto anche da centro di culto comunitario. 

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