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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Cinema, la storia di "quattro amici al bar": il "Rwanda" da Forlì a Venezia è già sold out

Il progetto è partito dalla tenacia e dall'entusiasmo di quattro giovani cineasti, amici da sempre, che hanno visto nel soggetto portato in scena a teatro da due di loro una storia che meritava di essere raccontata anche sul grande schermo

"Pochi anni fa eravamo solo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo, il loro, nella speranza di lasciare un piccolo segno nel panorama cinematografico e a settembre saremo a Venezia. Abbiamo raggiunto il primo significativo obbiettivo che ci eravamo posti perché Venezia è sempre stato, senza ombra di dubbio, il miglior punto di partenza affinché Rwanda giungesse al grande pubblico, si affermasse come un progetto di valore e potesse divenire il primo di una collana di film che trattano tematiche in grado di sensibilizzare le persone sui grandi errori dell’umanità". A parlare è Massimo Gardini, direttore della fotografia e produttore esecutivo con la sua Horizon Srl (casa di produzione indipendente, che vanta già importanti collaborazioni con Rai, Sky, Fox e Focus TV), del film Rwanda, che grazie alla partnership con Sedicicorto International Film Festival e Fedic (Federazione Italiana dei Cineclub), sabato 1 settembre avrà a Venezia la sua prima assoluta, in accordo con le Giornate degli Autori.

Il progetto è partito dalla tenacia e dall'entusiasmo di quattro giovani cineasti, amici da sempre, che hanno visto nel soggetto portato in scena a teatro da due di loro una storia che meritava di essere raccontata anche sul grande schermo. Marco Cortesi (sceneggiatore e attore anche per la versione teatrale) ha provato trepidazione ed entusiasmo alla notizia data dalla presentazione di Rwanda nella prestigiosa cornice veneziana. "“Venezia” è una parola che mette i brividi perché significa regalare a questo film la premiere più prestigiosa che mai potessimo desiderare - dice Cortesi -. “Rwanda” ha rappresentato una delle sfide più ardue della mia carriera. La lista di problemi, contrattempi e incidenti di percorso è infinita. Sembra che in molti occasioni qualunque cosa potesse andare storto, abbia davvero preso il verso sbagliato, ma rimboccandoci le maniche, con tenacia, siamo sempre riusciti ad invertire la rotta sfidando le vicissitudini e trasformandole in opportunità. Ed ora Venezia".

Un film che racconta una storia vera, ambientata durante il tragico genocidio della popolazione Tutsi in Ruanda, nella primavera del 1994. Una vicenda spesso sconosciuta, che il film si prefigge di analizzare attraverso gli occhi dei suoi protagonisti. L'attrice Mara Moschini, evidenzia la volontà di questo gruppo di cineasti di valorizzare l'impegno sociale con cui hanno proceduto alla lavorazione delle varie fasi del film (ad esempio, coinvolgendo tra le comparse 480 persone provenienti da 24 paesi africani, spesso immigrati o rifugiati) e parlando dell'arrivo di Rwanda a Venezia, ha dichiarato: "Essere presenti al Festival di Venezia è un grande abbraccio di gratificazione per tutte le persone che hanno partecipato alla realizzazione del film con infinita passione e dedizione. È la conferma che l’impegno per la promozione dei diritti umani conserva un’importanza vitale condivisa dalla collettività. Questo ci spinge a proseguire con instancabile coraggio nelle nostre scelte".

A guidarli dietro la macchina da presa il regista Riccardo Salvetti, con Rwanda al suo esordio cinematografico in un lungometraggio: "Questo film l'ho osservato, per quasi mille volte, con sguardo critico per ottenere il meglio, ma riusciva sempre e comunque ad emozionarmi anche sapendo ogni secondo a memoria. Adesso finalmente queste emozioni potranno essere vissute dal pubblico, e spero che Venezia sia la prima di tante vetrine importanti. Sono stati anni dove io e Rwanda ci siamo accompagnati senza tregua, e mentre cercavo di far crescere il film spesso mi accorgevo che forse era il film a far crescere me".

Nato da una campagna di crowdfunding e dallo sforzo produttivo della Horizon, il piccolo budget a disposizione non sarebbe stato sufficiente per permettere le riprese nell'infinito altopiano ruandese. Come racconta Gardini: "Un gruppo di esperti (profondi conoscitori delle geografie locali e un botanico specializzato in flora tropicale) si sono messi all’opera analizzando decine di location possibili. Di nuovo il Destino si sarebbe dimostrato dalla nostra parte. Una delle location più adatte era infatti nella zone di Ronco, a Forlì. Numerosi piccoli e grandi specchi d’acqua, alcuni stagnanti, una vegetazione a volte del tutto selvaggia e immacolata, un terreno argilloso con zone di sabbia. Avevamo in sostanza trovato un piccolo angolo di Ruanda dentro i confini della nostra città. L’illusione era perfetta. Così perfetta da confondere anche un ruandese. Spiegargli poi che quel piccolo angolo d’Africa si trovava a circa 5200 km di distanza fu un’altra storia".

I quattro cineasti forlivesi hanno avuto una cura maniacale per i dettagli e, anche per quanto riguarda il make-up, il team di esperti truccatori per rendere le immagini credibili con quelle della tragedia ruandese avrebbe, infatti, dovuto mostrare mutilazioni, ferite di armi da taglio e molto sangue. Racconta il regista Salvetti: "Ogni singola comparsa veniva sottoposta ad un vero e proprio trattamento che prevedeva molteplici fasi successive in una sorta di catena di montaggio. La prima fase consisteva nella creazione di ferite e mutilazioni. Si tratta di un processo complesso e decisamente lungo: attraverso lattice ed altri materiali speciali, le ferite vengono ricreate ad hoc e incollate alla pelle dell’attore. A questa fase segue quella del trucco specializzato che mira a ricostruire contusioni, pelle esposta, bruciature. Le competenze non sono quindi solo artistiche ma anche anatomiche e mediche: ferite e contusioni devono essere ricostruite in maniera fedele e credibile. Segue poi l’ultima fase dove l’attore viene volutamente sporcato: polvere, macchie si sangue e sudore".

Gli sforzi di questi quattro cineasti under40 verranno ricompensati sabato 1 settembre, alle 20.30, all'Auditorium S. M. Elisabetta al Lido, quando potranno condividere la prima assoluta di Rwanda con il cast e il pubblico che li raggiungerà a Venezia. Potranno farlo grazie al supporto costante di Sedicicorto e Fedic, contando sulla presenza tra il pubblico del critico cinematografico Paolo Micalizzi, che ha subito riscontrato il carattere innovativo che Rwanda potrebbe dare nel panorama cinematografico attuale. Le tre proiezioni programmate (la prima serale di sabato 1 e le due di domenica 2 settembre) sono andate in soldout in pochissime ore. Tanto da costringere gli organizzatori a prevedere due ulteriori proiezioni nella giornata di lunedì 3, che resterà comunque aperta anche a momenti di incontro tra gli autori, il pubblico e la stampa.

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