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Cronaca

Già dieci anni dalla morte di Annalena Tonelli: Forlì la ricorda con diverse iniziative

Nel decimo anniversario della sua morte, il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo e i suoi familiari hanno deciso di modificare le modalità della commemorazione. Niente più corona d'alloro sulla targa d'intitolazione del Centro per la Pace, in via Andrelini

“Non conosco altro modo per gridare il vangelo con la vita”. Il 5 ottobre 2003 a Borama, in Somaliland, veniva trucidata la missionaria forlivese Annalena Tonelli. Nel decimo anniversario della sua morte, il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo e i suoi familiari hanno deciso di modificare le modalità della commemorazione. Niente più corona d'alloro sulla targa d'intitolazione del Centro per la Pace, in via Andrelini.

“Era un momento importante - dichiara il presidente del Comitato Roberto Gimelli - ma da quest'anno vogliamo ricordarla diversamente, a partire dai luoghi forlivesi in cui divampò il suo amore per gli ultimi”. Il nuovo stile prenderà il via dall'Opera don Pippo, il centro caritativo fondato nel 1954 da Elisabetta “Bettina” Piolanti nella “Baia del Re”, che la Tonelli frequentò con impegno durante gli studi superiori. E proprio la fondazione di via Cerchia sarà teatro, sabato, alle 16.30, della commemorazione istituzionale, con la proiezione del video “Le ragazze dell'Opera don Pippo ricordano”. Seguirà, alle 20.45, l'appuntamento solenne in Cattedrale con la santa messa celebrata dal vescovo monsignor Lino Pizzi.

Domenica, alle 20.45 a San Mercuriale, lettura di brani tratti dal libro “Annalena - lettere dal Kenya 1969-1985”, Edizioni Dehoniane Bologna, intercalati dal pianoforte di Flavio Pioppelli. La nuova pubblicazione su Annalena, fortemente voluta dai familiari e dal fratello Bruno Tonelli, costituisce il momento culminate delle celebrazioni per il decennale della morte. “Annalena - scrive il giornalista Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera - è una delle più belle figure cristiane che ci siano state rivelate ultimamente dal fuoco dei nostri giorni violenti. Bella e nuova perché totalmente libera, disinteressata, evangelica”.

“Annalena - riprende Roberto Gimelli - ha sempre chiesto che si parlasse poco di lei. Però ha scritto cose meravigliose, che raccontano la sua fede intensa e trasparente, la sua disponibilità assoluta a condividere la sorte degli ultimi”. “Nelle sue prime lettere - precisa il fratello Bruno - emerge il desiderio che tutti noi la comprendessimo e fossimo felici per la sua scelta”. In principio Annalena voleva fare l'avvocato, per servire i poveri combattendo le ingiustizie: questo spiega l'anno di perfezionamento trascorso negli Usa, per la precisione a New York. Ma proprio nella “Grande Mela”, la giovane ha operato la scelta estrema: condividere l'esistenza dei cristi, dei tanti brandelli di umanità ferita di cui è piena l'Africa. La sua prima meta è stata Wajir, nel deserto del Nord -Est del Kenya, nel 1969, fino a morire in Somaliland, nel 2003, a pochi passi nell'ospedale per tubercolotici che aveva realizzato a Borama. “Io sto vivendo la vita più bella del mondo - scrive nel 1971 - perché l'ho scelta io”.

“Annalena - spiega il vice presidente della Provincia di Forlì-Cesena Guglielmo Russo - è stata altamente profetica con la sua decisione di 'scendere” nelle periferie del mondo. La sua testimonianza di una vita spesa interamente per gli altri è radicalmente evangelica, e come tale può scuotere dal torpore e dalla banalizzazione, soprattutto i più giovani”. Questo spiega la decisione della Provincia, in accordo con il Comune, di emettere il bando di concorso “In principio è la gratuità, sulle tracce di Annalena Tonelli” (scadenza 30 ottobre), che assegnerà un fondo di 10.000 euro ad un progetto che meglio esprima il dono disinteressato. Saranno assegnati anche due contributi di 1.000 euro ciascuno a due classi scolastiche che mettano a punto un progetto, un gesto di gratuità.

L'ospedale per tubercolotici, la più importante delle opere avviate da Annalena a Borama, l'ultima “stazione” della sua vita, è stato riconosciuto a tutti gli effetti dalle autorità del Somaliland come struttura specializzata d'interesse governativo. Persino la scuola primaria per sordomuti con ben 80 alunni, può contare sull'intervento del governo locale, che paga 11 dei 18 insegnanti impiegati. Agli altri docenti continua a provvedere il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo di Forlì, fondato nel 1963 dalla stessa Annalena. “In realtà - dichiara l'assessore comunale al welfare Davide Drei - non abbiamo mai interrotto il filo diretto con le opere della nostra concittadina. Annalena ha dato un esempio talmente grande di testimonianza cristiana e di rispetto del prossimo, che il suo ricordo non può assolutamente cadere nel dimenticatoio, ma va anzi raccontato ai giovani”.

Un altro dei luoghi forlivesi dove Annalena rivelò il suo amore per i poveri, è il Casermone, un grande e fatiscente edificio oggi scomparso, che sorgeva in via Romanello, a fianco della sopravvissuta ex chiesa di Santa Caterina. In quel tugurio, detto anche la “Casbah”, Annalena Tonelli, insignita il 25 giugno 2003 a Ginevra del Premio “Nansen” dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha dedicato tutto il tempo libero sino alla definitiva partenza per l'Africa. “Lasciai l'Italia - dichiara nelle sue Testimonianze - dopo sei anni di servizio ai poveri di uno dei bassifondi della mia città natale”.

La molla che l'aveva spinta al top dello squallore forlivese, in mezzo a gente rimasta senza casa e dignità a causa della guerra, è la stessa che porterà la volontaria, ad appena 26 anni e nel fiore della giovinezza, a condividere per ben 35 anni la miseria dei somali, i diseredati del mondo: “Non è possibile amare i poveri senza desiderare di essere come loro”. Il ricavato della vendita del libro “Annalena - lettere dal Kenya 1969-1985”, sarà devoluto alla “Annalena Trust Fondation”, istituzione che, per volontà del governo keniota, dei familiari e del “suo” Comitato, sta sorgendo a Wajir, il luogo dove giacciono le sue spoglie mortali.

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