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Cronaca

Coronavirus, a Forlì niente panico: nelle farmacie non c'è la caccia alle mascherine

Nelle farmacie della città mercuriale non c'è la caccia alle mascherine. Entra nel dettaglio Franco Sami, amministratore unico di Forlìfarma

Il consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di sei mesi in conseguenza del rischio sanitario connesso al Coronavirus. "Alla luce della dichiarazione di emergenza internazionale dell'Oms  - dichiara il ministro della Salute, Roberto Speranza - abbiamo attivato gli strumenti normativi precauzionali previsti nel nostro Paese in questi casi, come già avvenuto nel 2003 in occasione dell'infezione Sars. Le misure assunte sono di carattere precauzionale e collocano l'Italia al più alto livello di cautela sul piano internazionale". I contenuti della delibera saranno stilati dalla Protezione civile e dal Ministero della Salute. In Italia resta l'allarme dopo la verifica di due casi certificati di coronavirus (una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, che erano atterrati a Milano il 23 gennaio prima di arrivare 4 giorni fa in un hotel della capitale).

A Forlì, al contrario delle vicine Ravenna e Rimini, non ci sono allarmismi. Nelle farmacie della città mercuriale non c'è la caccia alle mascherine. Entra nel dettaglio Franco Sami, amministratore unico di Forlìfarma: "Giovedì abbiamo avuto la riunione con i direttori e direttrici delle nostre nove farmacie e non è emersa da parte della gente della preoccupazione. Non ci sono state domande specifiche riguardanti sindromi. I mezzi di comunicazione hanno tranquilizzato la popolazione, specificando che in Italia non ci sono particolari problemi. Ci sono state richieste di mascherine, ma potrebbe essere anche per altri fini come dei lavori in casa. Noi comunque ce ne siamo dotate già nei giorni scorsi". "Non vediamo allarmismi - tiene a precisare -. Noi comunque cerchiamo di tranquillizzare le persone. La nostra associazione di categoria, Assofarma, ci ha inviato tutte una serie di risposte da fornire sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute. La situazione è comunque tranquilla".

Tutto tranquillo anche all'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Vecchiazzano, dove ci sono stati accessi al pronto soccorso, ma per la semplice influenza. L'Ufficio Relazione Pubbliche del nosocomio forlivese non ha ricevuto richieste d'informazioni sul Coronavirus al contrario di quanto sta accadendo ad esempio a Ravenna, città con una maggiore densità di turisti ed anche portuale. E in ospedale non si vedono persone in giro con la mascherina.

Sull'utilità gli addetti ai lavori hanno le idee chiare. Secondo gli esperti, le mascherine sarebbero utili soltanto per gli operatori sanitari a contatto con infetti e per coloro che hanno già contratto il virus "per impedire la diffusione della malattia", come spiega l'immunologo Roberto Burioni. Tesi confermata anche Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia: "Le mascherine non garantiscono la completa protezione dal nuovo coronavirus". Misure di prevenzione? Lavare bene le mani ed evitare luoghi affollati. Da Forlì quindi niente panico. Per ora.

Le misure in Emilia Romagna

In Italia, in accordo con le indicazioni a livello internazionale, sono già state adottate misure precauzionali per gli arrivi aerei; c’è una task force del ministero della Salute, ed è già funzionante 24 ore su 24 il numero verde 1500. A livello regionale, ha spiegato la direttrice generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione, Kyriakoula Petropulacos, "c’è un collegamento tra numero verde nazionale e linee regionali: nel caso si valuti la necessità di un approfondimento specifico sul territorio, la chiamata viene appunto dirottata in Regione. Il numero messo a disposizione dal Ministero è importante soprattutto per i cittadini che arrivano da aree a rischio e che ricevono già indicazioni in aeroporto. Peraltro - giusto ricordarlo - negli aeroporti regionali non arrivano voli diretti dalla Cina, quindi chi giunge sul territorio proviene da precedenti scali ed è già stato sottoposto a controlli".

Negli scali italiani, infatti, ai passeggeri che provengono da zone a rischio viene immediatamente effettuato un primo screening (tramite apposito scanner), che rileva l’eventuale presenza di febbre; poi viene loro consegnato un foglio che spiega come, in caso di insorgenza febbrile, debbano rivolgersi al proprio medico di base o chiamare il numero verde. Ciò consente di allertare immediatamente i Dipartimenti di salute pubblica delle Ausl e di mettere in campo, a seconda della gravità della situazione, le misure necessarie. In Emilia-Romagna per le analisi è già attivo, come laboratorio di riferimento, il Crrem del Policlinico Sant’Orsola, che nei giorni scorsi ha analizzato quattro campioni respiratori, risultati tutti negativi.  

In base alle indicazioni internazionali e nazionali, le persone prive di sintomi che rientrano dalle aree in cui c’è il Coronavirus non vanno messe in quarantena, e non costituiscono fattore di rischio per la trasmissione. In caso di diagnosi di influenza da Coronavirus il paziente sarà sottoposto a isolamento nelle stanze predisposte all’interno dei Reparti di Malattie Infettive e gli verranno somministrate le terapie appropriate. “Lo ribadiamo con chiarezza - ha dichiarato Petropulacos -: Siamo attenti, come è giusto che sia, ma non allarmati. Il sistema regionale è organizzato in via precauzionale per rispondere prontamente a eventuali necessità, ma non c’è, al momento, alcun motivo di preoccupazione".

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