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Cronaca

I medici di base in prima linea: "In trincea con poche protezioni, viviamo isolati dalle nostre famiglie"

I medici di base sono in prima linea contro il Coronavirus e purtroppo anche loro si trovano in trincea con poco equipaggiamento e una grande preoccupazione, per sé stessi e le famiglie

I medici di base sono in prima linea contro il Coronavirus e purtroppo anche loro si trovano in trincea con poco equipaggiamento e una grande preoccupazione, per sé stessi e le rispettive famiglie. Con le nuove disposizioni che vietano gli spostamenti in generale e che impongono di non accedere a nessuna struttura sanitaria in caso di sospetto contagio dal virus, i medici di base sono diventati davvero uno snodo cruciale, in quanto è l’unico canale per risolvere dubbi in modo certificato o accedere ai servizi sanitari sul Coronavirus. Franco Pieri, medico di base del nucleo di cure primarie 2 di viale Risorgimento, spiega le difficoltà di questo momento.

Qual è la situazione per i medici di base?

“Abbiamo pochissimi presidi di protezione forniti dall’Ausl, in gran parte ce li siamo comprati da noi. Ci hanno fornito 10 mascherine chirurgiche che non sono le mascherine adeguate, e un camice. Dovrebbero essere monouso ma le riutilizziamo più giorni mettendole negli sterilizzatori. Ci cambiamo i vestiti in ambulatorio e a casa viviamo isolati dai nostri cari, separati dalle nostre famiglie. Una situazione che ci impone enormi attenzioni e un’angoscia non piccola”.

Eppure in tutte le indicazioni per i comportamenti obbligatori il medico di base è la prima persona da contattare in caso di sospetto.

“I medici di base non possono ordinare il tampone, alle persone con sospetto cerchiamo di fare tutti i test previsti, in contatto telefonico, se abbiamo dei sospetti contattiamo l’Igiene Pubblica, in questo modo sgravandola da una grossa mole di lavoro, impedendo di intasare il pronto soccorso. I casi sospetti li monitoriamo a casa, io personalmente sento un paio di volte al giorno 10-15 persone”.

In gran parte anziani?

“No, molti giovani. Di anziani non ne ho neanche uno sotto sorveglianza. Questo anche perché, da convinto vaccinatore, di anziani ne ho vaccinati tantissimi contro la normale influenza prima dell’emergenza ed ora sto traendo vantaggio da questo comportamento nei mesi precedenti”.

Il controllo sui sospetti Covid è telefonico?

“Con questi dispositivi di protezione inadeguati sarebbe troppo pericoloso effettuare visite a domicilio. Anche perché se poi si ammalano in quantità i medici sono guai, non si troverebbero più a sufficienza i sostituti e i servizi resterebbero sguarniti”

Come sono i pazienti, disciplinati o no?

“Devo dire che ora sono disciplinati, hanno capito, frenano la spinta a venire in ambulatorio ed ora gli ambulatori sono estremante ordinati e questo permette di rispettare le distanze nelle sale d’attesa, ed è molto importante. Ma fino a sette giorni fa c’erano ancora molte persone ad ingolfare questi ambienti. Ora la flessione degli accessi è enorme, superiore al 50%”.

Però di solito si va al medico se c’è bisogno, non solo per il Coronavirus

“Per tutte queste persone il nostro nucleo di cure primarie permette di sentirsi in modo protetto con la tecnologia. Il nucleo di cure primarie di viale Risorgimento è il primo in Italia ad aver adottato sistema sicuri di comunicazione, utilizzando l’app ‘Plusimple’, un  progetto ministeriale di sanità digitale solidale che permette di scambiarsi testi scritti o una videochiamata nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, rispetto ai normali sistemi di Skype o Whatsapp.  Invito tutti a usarla, è una buona applicazione e permette di tenere vuoti gli ambulatori. Ho contatti quotidiani con i programmatori e l’app viene migliorata sempre di più, a Forlì siamo apripista su queste tecniche”.

Avete anche molte chiamate di persone allarmate, anche se non hanno sintomi chiaramente riconducibili al Coronavirus?

“Sì ci sono, ma va bene così. Si è passato dal minimizzare tutto allo spaventarsi su tutto, ma io preferisco che la gente sia spaventata e in allerta, al massimo li tranquillizzo io quando ci sentiamo. Bisogna essere vigili”.

Poi il medico manda anche messaggi rilassanti, lei ne ha mandato uno in cui diceva di non esagerare a preparare torte in casa.

“Cerco di mandare massaggi di rigore, conditi con un po’ di umorismo, la paura in questa fase è giusta e aiuta. Poi raccomando di non mangiare troppo, così anche da dare un aspetto più umano".

Quanto durerà tutto questo?

“Secondo me per molto, ma noi medici siamo già psicologicamente preparati a questo, dobbiamo però amministrare bene le nostre risorse e le dotazioni che ci vengono date. Alla fine di questa storia dovranno cambiare certe abitudine di vita, così come l’uso delle strutture sanitarie”. 

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