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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il tenente ex campione di kickboxing insegna l'autodifesa alle donne: un corso dei carabinieri

Un corso di difesa personale da strada di livello base: è la nuova iniziativa realizzata dall'Arma dei Carabinieri con la collaborazione della Procura della Repubblica e il Centro Donna

Un corso di difesa personale da strada di livello base: è la nuova iniziativa realizzata dall'Arma dei Carabinieri con la collaborazione della Procura della Repubblica e il Centro Donna del Comune di Forlì per dare alle donne uno strumento in più per fronteggiare aggressioni e stalking. Perché se è vero che è lo Stato che deve garantire la sicurezza, è anche vero però che ai cittadini in questi come in altri reati si chiede sempre di più l'auto-protezione coi sistemi di difesa passivi. Il corso non solo insegna delle tecniche base per difendersi dalle aggressioni, ma impartisce lezioni utili su come dominare la paura, che spesso paralizza la vittima colta di sorpresa, come scappare, come fornire alle forze dell'ordine delle informazioni immediate e qualificate per ottenere soccorso e solo dopo su come difendersi.

VIDEO - La base dell'autodifesa? Saper fronteggiare la paura e fuggire

Quello che bisogna sconfiggere, spiega il procuratore Maria Teresa Cameli, “è il limite psicologico che deriva da un'educazione della donna, in via di miglioramento ma ancora presente, indirizzata alla remissività e alla sottomissione”. Il corso vede un programma costituito da 4 serate al ginnasio sportivo di viale della Libertà (mercoledì 18, mercoledì 25, martedì 31 marzo e mercoledì 8 aprile, dalle 20 alle 22), con un numero massimo di 20 allieve. “Il corso non è per esperte ginnaste, ma aperto a tutte le donne di tutte le età”, specifica il comandante provinciale dei Carabinieri Fabio Coppolino. Per iscriversi: 0543 712261 e 0543 712402.

Corso di autodifesa delle donne

Reati contro le donne 

Nel periodo di un anno tra luglio 2018 e giugno 2019 la Procura di Forlì ha gestito 279 casi di maltrattamenti su minori (245 con indagati noti, 34 contro ignoti) e 277 casi dei cosiddetti reati di genere. Il problema si annida soprattutto in certe sacche culturali di persone provenienti dal Maghreb e dall'Est Europa, tanto che 101 casi vedono gli indagati stranieri, ma resta consistente la porzione di italiani. “La normativa del codice rosso ha cambiato delle procedure, ma eravamo già su quella strada”, spiega sempre Cameli. Anche a Forlì-Cesena, infine, vede affiorare dei fenomeni estremi di violenza sulle donne. La Procura ha in gestione un caso di induzione al matrimonio, uno di revenge porn e un altro di tentativo di sfregiare e sfigurare la vittima.

VIDEO - Il procuratore: "Le donne devono superare l'ostacolo della passività"

Come funziona il corso

“Questa – precisa il sindaco Gian Luca Zattini – è prevenzione”. Il corso sarà tenuto da una psicologa del Centro Donna e dal tenente Antonio Amato, istruttore qualificato dell'Arma dei Carabinieri, esperto di tecniche di difesa personale e combattimento a terra, già campione italiano di kickboxing. “Il corso insegna le tecniche basilari, simulando anche delle situazioni di rischio. Si insegna a riconoscere e dominare la paura, perché spesso le donne aggredite si trovano in una situazione di paralisi, poi come liberarsi e scappare (perché la fuga resta la migliore opzione) ed infine le tecniche di difesa”, spiega Amato, che gestirà il corso che potrà essere anche ripetuto in caso di richieste superiori ai posti disponibili.

Alcuni semplici stratagemmi per difendersi: simulare una telefonata

Esistono infine importanti accorgimenti per le donne. A spiegare i consigli utili è il comandante provinciale dei Carabinieri Fabio Coppolino: “In primo luogo tenere le borse chiuse, perché ancora troppo spesso vedo signore girare con le borse aperte, magari poggiate sul sedile del passeggero col finestrino aperto”. Inoltre, se si deve affrontare una strada buia la sera o una situazione che desta preoccupazione, per esempio un'area di sera con molti uomini chiamare qualcuno o per lo meno simulare la telefonata con il cellulare all'orecchio, situazione che dissuade spesso i malintenzionati. E poi, in caso di molestia o aggressione, fissare bene in mente volto o abbigliamento dell'aggressore, così da dare immediatamente informazioni precise alle pattuglie che arrivano sul posto. O per lo meno dare un'indicazione precisa del punto in cui ci si trova. “Noi interveniamo con tempestività, ma capita che la vittima non sappia dare informazioni precise sulla sua posizione, perché magari prima dell'aggressione camminava sbadatamente guardando il telefono”, sempre Coppolino. “Bisogna essere guardinghi”, sintetizza il procuratore capo Maria Teresa Cameli.

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