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Cronaca

A San Mercuriale preghiera per i cristiani perseguitati nel mondo

"Pregare per i vivi e per i defunti - afferma don Enrico - è una delle opere di misericordia che papa Francesco invita a riscoprire in questo Anno Santo straordinario"

A San Mercuriale si è pregato per i cristiani perseguitati nel mondo. E' stato il vescovo di Faisalabad, in Pakistan, monsignor Joseph Arshad, a presiedere domenica sera, nella centralissima abbazia di piazza Saffi, la Santa Messa per tutti i cristiani perseguitati nel mondo. Trattandosi di un vescovo pakistano, il pensiero va immediatamente ad Asia Bibi, cristiana, madre di cinque figli, arrestata nel 2009 e condannata a morte l’anno dopo in base alla famigerata legge sulla blasfemia.

Ma non vanno certo dimenticati Shahbaz Bhatti, ministro cristiano per le minoranze, assassinato nel 2011 a causa del suo impegno per la libertà religiosa, né il governatore musulmano del Punjab Salman Taseer, trucidato perché era intervenuto a favore di Asia Bibi. L’ultimo pensiero va al giornalista musulmano Khurram Zaki, assassinato nel maggio scorso perché difendeva i diritti delle minoranze, cristiani inclusi. “Due anni fa – racconta il parroco-abate di San Mercuriale don Enrico Casadio, che concelebrerà con monsignor Arshad - dopo aver appreso dell’esodo forzato dei cristiani di Mosul in Iraq, incalzati dall’Isis, ci ritrovammo, la sera di domenica 10 agosto, sul sagrato di San Mercuriale assieme ai rappresentanti della Comunità romena ortodossa, di quella romena grecocattolica e della chiesa avventista, a pregare per loro e per tutti i perseguitati".

"Pregare per i vivi e per i defunti – continua don Enrico - è una delle opere di misericordia che papa Francesco invita a riscoprire in questo Anno Santo straordinario”. Pregare per i fratelli e sorelle cristiani perseguitati, come per tutti coloro che soffrono a causa dell’ingiustizia e della violenza, significa non dimenticarli, informarsi sulla loro situazione, attivarsi per sostenerli e per sollecitare chi ha il dovere di fare qualcosa. La Chiesa di Forlì-Bertinoro ha un legame con la Diocesi sirocattolica di Mosul, attraverso la parrocchia di Regina Pacis e il suo parroco, don Roberto Rossi, ma è unita a doppio filo anche con la Diocesi cattolica latina di Faisalabad, in Pakistan, per il fatto che a Forlì vivono da vari anni i familiari di monsignor Joseph, che, ancor prima della sua nomina a vescovo, diverse volte è venuto a Forlì, celebrando anche al Carmine. A tre giorni dalla memoria dei santi Pietro e Paolo, apostoli e martiri, è stato possibile celebrare l’Eucaristia col vescovo Joseph e, subito dopo, incontrarlo, nella sala del chiostro, per ascoltarlo e porgli domande. 

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