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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Anche nella Diocesi di Forlì-Bertinoro si celebra il culto dei santi Pietro e Paolo

A San Paolo è dedicato la moderna parrocchiale di via Pistocchi, epicentro forlivese dell’attenzione agli ultimi cara ai fondatori don Mino e don Amedeo

La festività religiosa del 29 giugno dedicata ai santi Pietro e Paolo, è una delle più importanti della cristianità. Si tratta degli apostoli di Gesù, i primi a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Le principali chiese della Diocesi di Forlì-Bertinoro dedicate ad entrambi sono quelle di Roncadello e Pieve Salutare, rette rispettivamente da don Antonino Nicotra e don Oreste Ravaglioli, ma ci sono pure San Pietro in Trento e San Pietro in Vincoli, sebbene poste amministrativamente in comune di Ravenna. Un altro tempio forlivese (anche se in Diocesi di Ravenna-Cervia) dedicato a San Pietro e Paolo, è rinvenibile a Pievequinta, in via del Cippo. La chiesa è distaccata dal campanile, in stile ravennate, unico a pianta rotonda nella campagna romagnola. Poggia su una base quadrata compatta, ritenuta edificata prima dell'anno Mille, su cui si apre l'antica porta. A San Paolo è dedicato la moderna parrocchiale di via Pistocchi, epicentro forlivese dell’attenzione agli ultimi cara ai fondatori don Mino e don Amedeo. Il culto di San Pietro è presente anche a Forlimpopoli, in via Massi 15, nella chiesa amministrata da don Aldo Budelacci.

“Il tempio originario – scrive Silvia Bartoli, direttore del Museo “Tobia Aldini”, sul sito ufficiale del Comune artusiano - viene edificata in stile romanico, all'inizio del XII secolo, all'epoca in cui a Forlimpopoli, divenuta sede di Comune, si assiste alla rinascita dell'abitato e al progressivo espandersi del tessuto urbano verso Est, ben oltre i confini dell'antico centro di epoca romana. Dell'antica costruzione resta testimonianza nell'iscrizione posta sull'ingresso dell'attuale chiesa che riporta la data del 1108. Andata completamente distrutta nel 1361, la chiesa è immediatamente ricostruita. Fra il 1823 e il 1837 subisce importanti trasformazioni secondo il gusto neoclassico, che le conferiscono l'aspetto attuale”. La devozione per Pietro “pescatore d’anime” e primo pontefice romano, su cui Gesù Cristo ha letteralmente fondato la sua chiesa, è presente a Forlì dalla notte dei tempi. Sull’attuale corso Mazzini, all’imbocco di quest’ultimo con la via Cantoni, durante i lavori di costruzione del condomino sorto nel 1959 sulle cosiddette case Cimatti, sono riemersi i resti della scomparsa chiesa di San Pietro in Scottis, che ha dato il nome all’intero Borgo San Pietro.

“L’origine dell’appellativo ‘in Scotto’ – scrive monsignor Antonio Calandrini nel primo volume degli ‘Atti dei convegni di Cesena e Ravenna’ – va ricercato nel fatto che il luogo di culto risale agli Irlandesi o Scotti che, essendo infaticabili pellegrini a Roma e in Terra Santa, fondarono ovunque in Europa e in Italia chiese e ospedali. Una simile San Pietro in Scottis era pure a Ravenna”. La chiesetta forlivese figura, con altri templi cristiani, nella donazione fatta all’abbazia benedettina di San Mercuriale dal vescovo diocesano Alessandro nel 1170. Soppressa come parrocchia nel 1464 dal vescovo di Forlì Giacomo Paladini, San Pietro in Scotto rimase cappellania, ossia un luogo di culto secondario. Ma non cadde certo nel dimenticatoio, essendo divenuta “spedale” della Congregazione di San Pietro, che radunava giovani di ogni ceto per scopi di pietà e beneficenza. Nella vicina chiesa del Carmine, sopravvissuta ai giorni nostri, operavano invece i Battuti Bigi. Nel 1541, il loro ospedale fu unito a quello di San Bernardo: la “vocazione” era dare alloggio ai pellegrini e alle persone indigenti. Della chiesa di San Pietro in Scottis si perde ogni traccia nel XVI secolo. Viste le sue ridotte dimensioni, non è escluso che sia stata sacrificata alle esigenze di espansione edilizia di alcune nobili famiglie cittadine.

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