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Cronaca

“Dialogo ed integrazione, così si combatte il terrorismo”

Sala San Luigi di Forlì gremita per l’incontro con il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, autore del libro “Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo”

“L’isteria non aiuta: per combattere la minaccia terroristica servono dialogo ed integrazione”. Sala San Luigi di Forlì gremita, martedì scorso, per l’incontro con il sottosegretario agli Esteri Mario Giro, autore del libro “Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo”. Moderata da Paolo Poponessi, consigliere direttivo della Sala Multimediale San Luigi, la serata ha visto anche gli interventi di don Piergiorgio Placci, direttore dell’Opera Salesiana forlivese e di Raoul Mosconi, assessore comunale alle politiche sociali, pace e diritti umani. Nelle prime file, in sala, è presente anche il Prefetto di Forlì-Cesena Fulvio Rocco De Marinis.

Mario Giro, che è esponente della Comunità di Sant’Egidio, movimento ecclesiale di laici impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso, ha risposto alle domande del capo pagina della redazione forlivese del Corriere Romagna, Gaetano Foggetti, rivelando sin dalle prime battute di essere grande conoscitore dei conflitti internazionali in atto in Africa e nel Medio Oriente. Il nuovo terrorismo di matrice islamica, dopo avere insanguinato paesi arabi come l’Algeria, l’Egitto, l’Iraq e la Turchia, ha pesantemente toccato anche l’Europa, Inghilterra, Spagna e, più recentemente, la Russia con l’abbattimento di un suo aereo di linea sul Sinai. Dopo gli attentati a Charlie Hebdo, gli attentatori si sono rifatti vivi il 13 novembre a Parigi con l’attacco al supermarket kosher e il massacro del Bataclan. Il primo appunto del sottosegretario agli Esteri nel Governo Renzi è stato proprio per la recrudescenza delle ostilità islamiste nei confronti dell’Occidente, tutti “frutti” esterni della battaglia finale in atto fra sciti e sunniti per il predominio nel mondo islamico.

Terrorismo, il sottosegretario Giro a Forlì

“I mussulmani sono in guerra fra loro da molto tempo. E’ una sfida senza quartiere che risale agli anni Ottanta tra concezioni radicalmente diverse dell’Islam. Ogni giorno sorgono nuovi e sempre più terribili mostri”. A fronte della domanda sulla veridicità dei proclami di Al Baghdadi, che vorrebbe conquistare Roma e sottomettere l’Occidente, Giro ha bollato questo atteggiamento come mera propaganda. “La classe dirigente araba al potere ha fallito: il califfo nero promette il ritorno alle origini, per prendere in mano le redini del cuore pulsante dell’Islam: il Medio Oriente. Per vincere, ha bisogno di tutti, soprattutto dei giovani, anche di quelli nati in Occidente. Nell’Europa attuale che ha ripudiato i valori originali, a cominciare da quelli proposti dal cristianesimo, assistiamo ad un comprensibile smarrimento sociale. “In questo caos identitario, i più scombussolati sono proprio i ragazzi generati da genitori emigrati in Occidente, le cosiddette seconde generazioni, che non si sentono ben accetti dai loro coetanei”.

Questi giovani sono i primi a cadere nella rete propagandistica di Al Baghdadi, fino ad abbracciare la “jihad”, la scelta identitaria estrema, come risposta alla depressione. “Guai a confinare questi giovani nelle riserve e nei ghetti: così si rinfocola solo la frustrazione”. Gli antidoti al senso di isolamento, utili a risollevare gli animi e smorzare gli isterismi, sono il dialogo e l’integrazione. “A Forlì come nel resto d’Italia e d’Europa – conclude Giro – occorre favorire i luoghi di coesione”. La nostra cultura è ricca di valori, che vanno proposti a questi nuovi cittadini. Rispetto alle incertezze delle seconde generazioni di giovani nati in Europa, degli esuli dalla guerra siriana e dei profughi dai vari fronti, occorre essere fermi: “Questo è il nostro modello, qui si vive così”.

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