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Cronaca

Odissea di un bimbo, la mamma: "Errori a ripetizione in pronto soccorso, poi il ricovero d'urgenza”

Accanto ai disagi del pronto soccorso per i bambini, ben noti ai genitori di bambini piccoli, anche una segnalazione di cure superficiali: per due volte, infatti, secondo il personale del pronto soccorso va tutto bene, ma alla fine giunto in pediatria il bambino finisce ricoverato per tre giorni

Ancora una segnalazione di problemi al pronto soccorso di Forlì, all’interno della rubrica ‘La città che non va’. Dopo le segnalazioni per le lunghe ed estenuanti attese all’ospedale Nuovo Morgagni, particolarmente problematiche per persone anziane, con la storia di un anziano di 86 anni tenuto per 10 ore su una sedia durissima e colpito dai dolori delle coliche, ecco una nuova e dettagliata segnalazione che riguarda in questo caso un bambino di neanche un anno di età.

PRONTO SOCCORSO “OSTILE” AI BAMBINI. In assenza del pronto soccorso pediatrico, a Forlì anche i bambini con pochi giorni di vita  devono passare dal collo di bottiglia del pronto soccorso, anche se il medico nella stragrande maggioranza dei casi manderà il piccolo paziente direttamente nel reparto di pediatria. Nel frattempo, tra triage, attesa e visita del medico, passeranno anche alcune ore con bambini strillanti nella piccola sala di attesa, in un ambiente particolarmente ostile che non faciliterà la visita successiva, privo praticamente di un’area ludica decente per intrattenerlo e a diretto contatto con adulti portatori di patologie varie. Con la costruzione del nuovo ospedale, purtroppo, poco e niente è stato fatto per rendere più accogliente per i più piccoli il pronto soccorso, mentre sarebbero bastate almeno sale d’attesa separate.

IL SABATO SERA DI UN BIMBO DI 10 MESI. La segnalazione proposta da una neomamma, tuttavia, aggiunge a questi disagi, ben noti ai genitori di bambini piccoli, anche una segnalazione di cure superficiali: per due volte, infatti, secondo il personale del pronto soccorso va tutto bene, ma alla fine giunto in pediatria il bambino finisce ricoverato per tre giorni.  Racconta la vicenda, avvenuta recentemente: “A metà ottobre, di sabato sera, avevamo messo il bimbo, di 10 mesi, a nanna come sempre, ma dopo un po' si sveglia con rantoli e riconosco i classici sibili respiratori dell'asma. Decidiamo di portarlo al pronto soccorso, poiché ovviamente la nostra pediatra non c'era. Una volta arrivati in triage col bambino piangente senza trovare consolazione, gli misurano la saturazione (la misura dell’efficacia della respirazione, ndr) e la febbre, mi dicono che il bambino satura bene, la febbre è bassa per cui aspettiamo. Trascorre il tempo, il bambino continua a non respirare bene, piange, chiaramente stare in una sala d'attesa affollata di gente, con poco ossigeno non poteva migliorare la situazione. Dopo un po' ci facciamo avanti, chiediamo ancora ma ci dicono che ci sono emergenze e dobbiamo aspettare ancora. Dopo 2 ore e mezzo di attesa, visto il pianto ininterrotto, chiedo di andarmene, firmo e torno a casa. Purtroppo ho dovuto prendermi questa responsabilità: abbiamo pensato che stare con mamma e papà a casa lo potesse tranquillizzare un po'. Ma la notte trascorre tra i pianti ininterrotti di un bimbo che ora sembrava anche spaventato. Il giorno successivo partiamo alla mattina presto per ripetere la trafila per poter essere visitato, andiamo alla guardia medica, aspettiamo senza diritto di priorità, ci invia con un foglio al pronto soccorso, aspettiamo ancora, ci visita una dottoressa che infine ci invia in pediatria. La saturazione era a quel punto molto bassa, poiché in tutto questo tempo la situazione si era complicata. Il tutto mi sembrava surreale, ma mi avevano spiegato che la sera prima c'erano state emergenze, quindi dovevo portare pazienza. Come potesse risultare al loro saturimetro che lui ossigenasse bene, visto che non riusciva a prendere fiato”.

LA STORIA SI RIPETE. Continua la dettagliata segnalazione: “Credendo di avere avuto sfortuna, non immaginavo che la storia potesse  dopo poco più di un mese. Il bambino passa la notte insonne con la stessa sintomatologia della volta scorsa, stavolta noi però siamo armati di farmaci e provvediamo. Purtroppo la terapia non è efficace e di mattina andiamo dalla pediatra per farlo visitare: il bambino piangeva sconsolato senza sosta, non voleva bere ecc, la pediatra preoccupata ci invia con richiesta scritta al pronto soccorso per visita pediatrica urgente. Arriviamo, facciamo l'accettazione, misurano la saturazione, dicono che è buona, non ha febbre e aspettiamo. Quando finalmente la dottoressa ci visita, dice che lei il broncospasmo non lo sente, che non ce l'ha e l'infermiera ci guarda con offensiva compassione e ci dice: "primo figlio vero?". No non sono ansiosa, se mio figlio non respira e piange in continuazione è chiaro che lo faccio visitare, se poi anche la nostra pediatra ci invia urgentemente in ps credo che qualche motivo ci sia. Allora uscendo per accedere finalmente nell'unico posto in cui saremmo dovuti essere, cioè la pediatria, scopriamo che la saturazione è molto bassa Il bambino è stremato dai pianti, non ha più respiro e lo attaccano all'ossigeno, ricoverandolo per tre giorni. La pediatra del reparto non spiegandosi perché i due valori di saturazione del pronto soccorso e il loro non coincidano ci chiede se dopo il pronto soccorso fossimo andati a casa credendo fossero trascorse diverse ore tra una misurazione e l'altra, invece no.  Allora, il bambino stava così bene che è stato attaccato all'ossigeno, ricoverato, per capire cosa avesse gli hanno fatto rx torace e prelievo di sangue ecc ecc. e da venerdì siamo usciti domenica pomeriggio”.

Dura la protesta finale: “La prima volta considero l'errore, non deve ma può succedere, porto pazienza. La seconda volta no, non tollero l'indifferenza verso un bimbo che oggi non ha ancora 12 mesi, e la sciatteria. Se in pronto soccorso una dottoressa può non essere ferratissima in pediatria, allora non sottovaluti un bimbo che sta così tanto male da non respirare e lo invii subito nel reparto deputato così come accade negli ospedali a noi vicini, come Cesena o Ravenna”.

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