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Cronaca

Ristoranti "fatti in casa", arriva la stretta sugli home restaurant: multe fino a 3mila euro

In assenza di requisiti, gli “Home Restaurant” non potranno, in alcun caso, essere autorizzati ad esercitare attività di somministrazione di alimenti e bevande a pagamento

Il “Tavolo Permanente antiabusivismo” ha affrontato il tema degli “Home Restaurant”, già diffuso nelle grandi città, caratterizzato dalla preparazione di pranzi e cene a pagamento presso il domicilio del cuoco, su appuntamento e per un numero limitato di persone. "I rischi che possono derivare da tali attività esercitate abusivamente in abitazioni private sono elevati - spiega la Prefettura - soprattutto dal lato della salute pubblica, e debbono indurre gli organi di controllo alla massima vigilanza per evitare che il fenomeno possa attecchire anche nel territorio provinciale in forza di una male intesa “economia di condivisione” che, in realtà, conduce alla condivisione di profitti esentasse, acquisiti illegalmente in spregio al diritto a non veder minacciata la propria salute da persone non abilitate alla conservazione, manipolazione e preparazione degli alimenti".

Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, si tratta "di una vera e propria attività economica di somministrazione di alimenti e bevande, anche se i prodotti vengono preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, in quanto si prevede il  pagamento di un corrispettivo; non può, pertanto, essere considerata un’attività libera e deve essere, di conseguenza, assoggettata alla disciplina legale degli esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande. Gli interessati sono tenuti a presentare la Scia e l’attività di somministrazione di alimenti deve avvenire nel rispetto delle prescrizioni di legge in materia di destinazione d’uso dei locali; edilizia e urbanistica; sorvegliabilità; igiene e sanità; e sicurezza e prevenzione incendi".

"Ciò comporta che, in assenza dei prescritti requisiti, gli “Home Restaurant” non potranno, in alcun caso, essere autorizzati ad esercitare attività di somministrazione di alimenti e bevande a pagamento; la violazione del divieto comporta, oltre alla cessazione dell'attività condotta in difetto di autorizzazione, l’applicazione della sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma di denaro da 516 a 3.098 euro per esercizio abusivo di attività di somministrazione di alimenti e bevande, fatte salve le ulteriori violazioni di carattere amministrativo e penale, eventualmente riscontrate - conclude la nota della Prefettura -. In relazione a quanto precede, sono state impartite puntuali direttive alle forze di polizia statali e locali affinchè si ponga la massima attenzione al fenomeno segnalato, reprimendo severamente quelle attività di ristorazione non conformi alle vigenti disposizioni di legge in materia".
 

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