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Cronaca

Don Ciotti: "L’imperativo è vivere con e per gli altri"

Dopo il bagno di folla mattutino al Palaromiti, con un migliaio di studenti rapiti dal suo carisma, don Luigi Ciotti avvince altri 400 forlivesi nella chiesa di San Giacomo con la lectio magistralis sulla "Città del Noi".

Chiesa di San Giacomo gremita, sabato 1° ottobre, per l’accorata “lectio magistralis” di don Luigi Ciotti, fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera”. Dopo il bagno di folla mattutino al Palaromiti, con un migliaio di studenti rapiti dal suo carisma, don Luigi Ciotti avvince altri 400 forlivesi nella chiesa di San Giacomo con la lectio magistralis sulla “Città del Noi”. L’apostolo della legalità, fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera”, esordisce ironicamente ammettendo di non aver mai preso lauree, se non quella in “scienze confuse”. Racconta brevemente della sua visita al carcere di Forlì, “due ore trascorse in mezzo a persone inchiodate alle loro responsabilità”, per poi ribadire le radici del suo impegno per la pace e la giustizia: “Mi è stata maestra la strada sin dall’età di 17 anni, quando non ero ancora prete. E’ il Noi che vince, sono le relazioni reciproche e l’interesse per gli altri, assieme a corresponsabilità, continuità, condivisione, ad indicarci il cammino”.

Nel 1972 l’arcivescovo di Torino padre Michele Pellegrino lo ordina prete e gli affida come parrocchia la strada. “Noi comunità responsabile dobbiamo occuparci del bene comune e intraprendere insieme la lotta contro l’ingiustizia sociale: guai se si perde il faccia a faccia coi poveri”. I punti di riferimento dell’azione vitale di don Ciotti, sacerdote di Cristo e cittadino italiano, sono Il Vangelo e la Costituzione: “C’è molta politica nel vangelo e molto vangelo nella Costituzione: vedi l’articolo 3, che sancisce l’uguaglianza formale di tutti i cittadini. Sta a noi, col nostro impegno civile, a favorire le pari dignità anche sul piano materiale”. E’ importante saldare la terra con il cielo: guai però a perdere di vista il mondo in cui viviamo, facendo spallucce a soprusi, violenze e ipocrisie.

Don Ciotti fa l’esempio dell’Italia: “Quattro milioni e 600 mila italiani vivono in condizioni di povertà assoluta (disagio economico), ma ci sono anche due milioni e 300 mila ragazzi senza studi né lavoro”. In Italia imperversa anche un’inaspettata povertà culturale, con ben 6 milioni di analfabeti e un tasso di abbandono scolastico fra i più alti in Europa (17%). La lotta alla povertà materiale parte dalla giustizia sociale e dal riconoscimento dei legami sociali, ma non può prescindere dalla conoscenza della realtà in cui si vive: “La cultura dà la sveglia alle coscienze e la corruzione è la malattia che le rende sorde”. Mafia e commistione sono i grandi parassiti della sosietà: “La mafia non è un mondo a parte, ma è parte del mondo. Senza corruzione di segmenti della politica e della società, Cosa Nostra non avrebbe ragione d’essere”. L’altro grande carburante della mafia, oltre alla commistione, è l’omertà che uccide verità e speranza.

Don Ciotti loda apertamente papa Francesco, figlio di italiani, per la straordinaria enciclica “Laudato sii”. “Non possiamo rimanere in silenzio senza prenderci cura della morale, della fede e dell’onestà. Non possiamo continuare a tenere chiusi gli occhi contro le ingiustizie”. Molti hanno pagato con la vita l’amore per la verità: “Don Pino Pugliesi, parroco del quartiere Brancaccio a Palermo, viene ucciso il 19 settembre 1993 per il suo impegno evangelico e civile”. Papa Francesco incarna l’uomo della speranza, colui che mette continuamente in guardia la gente dal puzzo del denaro frutto della corruzione. Occorre sostenere la famiglia come luogo della relazione, di ascolto e di crescita. “Abbiamo bisogno di pace, a cominciare dalle nostre relazioni quotidiane”. Le responsabilità dei potenti della Terra, che non fanno nulla per eliminare le sorgenti dell’ingiustizia, sono evidenti. Il fondatore di “Libera” cita ancora il pontefice argentino, quando denuncia l’inerzia interessata dei grandi organismi, ma anche l’egemonia del mercato libero, arbitrario ed irresponsabile, senza correttivi. Il diametro della Terra, che è di circa 13.000 chilometri, è già stato superato in lunghezza dai 14.000 chilometri di filo spinato e muri innalzati nel mondo.

“La base della democrazia è l’inclusione e non certo il respingimento”. Nonostante i tanti mali e l’ingiustizia che affligge il mondo, la gioia è ancora possibile: “Basta solo guardare verso il cielo, senza distrarci dalle responsabilità verso la terra”. I giovani, “portatori di vita e di diversità di vita”, hanno bisogno di punti di riferimento coerenti e onesti: “Oggi c’è internet, veicolo potenziale di grande conoscenza. Il web – denuncia don Luigi – è un mondo virtuale che può anche diventare fuorviante e pericoloso”. Il fondatore di “Libera” augura ai ragazzi di cercare e di trovare, ma anche di andare in profondità. Don Ciotti chiude la sua straordinaria testimonianza come l’aveva iniziata: con il Noi. “Il cambiamento deve cominciare da dentro di noi, senza coraggio la vita è meno viva”. Abbiamo solo questa vita (terrena) per impegnarci a portare dignità e speranza. L’imperativo è vivere con e per gli altri: “Occorre dare speranza a chi l’ha perduta”. No al conformismo, la forma più subdola di schiavitù: “Non temete di apparire ingenui, stolti e folli: è agli occhi di Dio che dovete comparire”. 

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