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Cronaca Bertinoro

Don Emanuele, in principio fu la piccionaia: ora sale al Colle

Inizierà sabato alle 17.45 la sfida di don Emanuele Lorusso a Bertinoro: entrare nel cuore di fedeli abituati per ben 41 anni a quel sant’uomo che è stato monsignor Luigi Pazzi, morto improvvisamente il 7 ottobre scorso

E’ il tradizionale rito d’ingresso nella nuova parrocchia: il vescovo consegna al sacerdote la chiesa, il confessionale, il fonte battesimale, il tabernacolo e l’altare, la Sacra scrittura e il popolo di Dio. Inizierà sabato alle 17.45 la sfida di don Emanuele Lorusso a Bertinoro: entrare nel cuore di fedeli abituati per ben 41 anni a quel sant’uomo che è stato monsignor Luigi Pazzi, morto improvvisamente il 7 ottobre scorso. Dopo quasi 10 anni a San Pio X in Cà Ossi e prima ancora 15 trascorsi nella “piccionaia” di San Giuseppe Artigiano, il presbitero d’origine milanese, classe 1945, ascende al Colle di Bertinoro.

Al suo arrivo alla chiesa del Suffragio, all’imbocco della salita che porta al paese, sarà accolto dai bambini e dai ragazzi della comunità, che lo accompagneranno a piedi fino a piazza della Libertà. Nel nuovo incarico avrà la responsabilità di cinque parrocchie: la Concattedrale, Santa Maria d’Urano, Massa, Lizzano e Polenta. Don Emanuele andrà ad amministrare 1.260 famiglie, per un totale di circa 3.300 fedeli. Tutto un altro target rispetto alla sua prima chiesa in assoluto: l’ex pollaio di casa Piolanti.

Nel 1982, allorché la diocesi gli propose di occuparsi pastoralmente di quella porzione della parrocchia di Bussecchio gravitante su via Cerchia, si fece subito avanti Elisabetta Piolanti, che al civico 101 di quella strada conduceva, dal 1954, una casa famiglia per ragazze disabili intitolata al grande don Pippo Prati. Don Ema, come lo chiamano da sempre i suoi giovani, non batté ciglio: una ripulita alla meglio e alcuni sommari lavori di adeguamento, e s’insediò nella piccionaia di legno, dove ha operato fino all’edificazione, sul prolungamento di viale Spazzoli, della nuova chiesa in muratura, inaugurata il 23 aprile 2004 dall’allora vescovo monsignor Vincenzo Zarri.

“Tante persone – dichiara don Lorusso al periodico diocesano il Momento - spesso si lamentano perché ai loro tempi le cose erano diverse. Certo tanto è cambiato, ma la situazione non era né più facile, né più difficile di oggi e ogni epoca ha la sua pena. Una parrocchia oggi, per essere realtà viva nella Chiesa e nella società, non può aver la pretesa di essere l’unica voce, ma deve continuare ad essere sale, lievito e luce”. In un’epoca in cui ogni verità viene appiattita ed ammorbidita per renderla innocua, il Signore Gesù continua ad incalzare i cristiani e gli uomini di buona volontà, dicendo di prendere la croce e di seguirlo.

“Siamo consapevoli che siamo qui per servire il Signore e la sua presenza in mezzo a noi”. Uomo di grande tempra e personalità, il sacerdote non è turbato dal fatto che la Bertinoro “doc”, quella ospitale e caritatevole, mantenga salda e incellabile l’impronta di don Luigi, il fondatore della Casa della Carità. Si tratta, infatti, di esperienze già vissute in via Cerchia a Forlì, dove nel 1990 ha eretto la locale parrocchia a fianco dell’Opera don Pippo, mentre a Cà Ossi è succeduto a don Natale Mazzarri, un altro uomo di Cristo che non ha mai scherzato in fatto di ascolto, accettazione e dialogo con le persone.

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