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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il personaggio

Il professor Claudio Vicini va in pensione, inizia una nuova carriera a 70 anni. "Il Morgagni-Pierantoni? L'ho visto diventare un ospedale internazionale"

L'INTERVISTA - Claudio Vicini, primario dell’unità operativa di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale dell'ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì va in pensione, lasciando per limiti d'età l'Ausl Romagna dopo 42 anni di attività

E’ senza alcun dubbio un'eccellenza della sanità a livello nazionale, e non solo. Claudio Vicini, primario dell’unità operativa di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale dell'ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì va in pensione, lasciando per limiti d'età l'Ausl Romagna dopo 42 anni di attività. Laureato in Medicina e chirurgia presso il collegio Sant’Anna di Pisa, è specialista in Otorinolaringoiatria, Audiologia e Neurologia a Ferrara. Direttore del dipartimento Testa-Collo dell’Ausl Romagna, che serve 1.200.000 abitanti, è stato presidente nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia, che raccoglie oltre 2.000 specialisti, oltre che ricoprire l'incarico di professore associato presso le Università di Ferrara e Bologna.

La carriera del professor Vicini è stata dedicata alla chirurgia otorinolaringoiatrica e alla chirurgia cervico-facciale e delle apnee notturne. È conosciuto a livello mondiale soprattutto per il trattamento chirurgico della sindrome delle apnee notturne e per aver reso la terapia chirurgica di questi disturbi del sonno, in particolare quella robotica transorale, una opzione terapeutica sempre più percorribile. Nel suo curriculum vanta oltre 16mila interventi chirurgici, ma anche centinaia di riconoscimenti e pubblicazioni, anche internazionali. L’equipe di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì è stata la prima al mondo a utilizzare la chirurgia robotica per curare pazienti affetti da apnee ostruttive del sonno, intervenendo sulla base della lingua.

Questa metodica messa a punto dallo stesso professor Vicini rappresenta la soluzione più avanzata e sofisticata per la chirurgia del distretto testa e collo, in quanto permette al chirurgo di operare attraverso la bocca, evitando approcci invasivi che possono causare complicazioni post-operatorie e cicatrici deturpanti. Grazie alla visione ingrandita in 3D ad alta definizione e agli speciali strumenti che consentono una mobilità perfino maggiore rispetto a quella del polso umano, l’intervento risulta più preciso ed efficiente.

Tra le collaborazioni scientifiche più importanti ci sono quelle con l'Università di Filadelfia (Usa), l'Università del Michigan (Usa) e il Florida Hospital Nicholson Center (Usa). Inoltre, ha avviato programmi di chirurgia robotica presso diverse strutture ospedaliere nazionali ed internazionali, tra cui Zurigo, San Paolo, Newcastle, Doha Qatar, Milano San Pio X, Roma San Giovanni, Napoli Monaldi, San Giovanni Rotondo, Singapore, Mumbai, Istanbul, Bassano del Grappa, Pescara, Nuoro e Cagliari. Dal 2010 è in atto una collaborazione con l'Hamad Hospital di Doha, Qatar, dove sono stati eseguiti 5 interventi robotici in collaborazione con i medici locali e 2 corsi di chirurgia robotica, i primi in Medio Oriente. Chi conosce bene il professor Vicini sa che non è certo un tipo da 'vita da pantofolaio' e che non sa stare con le mani in mano. Anzi. Per il professore inizia una nuova vita professionale. 

Professor Vicini, cosa sta provando in questi giorni?
"Le emozioni sono tante e forti. Termino un ciclo lungo all'Ausl Romagna, vissuto bene e con felicità. Ammetto che vivo questa fase con una certa commozione, perché verrà meno una parte importantissima della mia vita. Mi conforta il fatto che sto ricreando una nuova realtà". 

Cioè?
"Farò parte del team del Gruppo Villa Maria, dove ho già collaborato in passato con lavori molto importanti. Tornerò al centro medico "Primus" e opererò al "San Pier Damiano" di Faenza. Inoltre svolgerò un'attività alle Terme di Castrocaro. Insomma, sono pronto a rimettermi in gioco alla grande. Ovviamente questo non colmerà quel che definisco 'lutto interiore' per 42 anni di attività svolti prevalentemente a Forlì, salvo una piccola parentesi bolognese. 

In questo lungo percorso ci saranno tante cose che ricorderà con piacere. Ma ce n'è una in particolare da raccontare?
"Il clima che ho vissuto a Forlì. L'ospedale Morgagni-Pierantoni ha una magia che altre realtà non hanno e che ho potuto toccare con mano. I professionisti sono legati da rapporti di stima reciproca, di grande spirito di collaborazione e, in molti casi, anche di amicizia vera. Questo favorisce il modo di lavorare bene. Sono una sorta di memoria storica del nostro ospedale e posso dire che è cambiato completamente".

Può approfondire questo ragionamento?
"In principio quello di Forlì era un ospedale di provincia, popolato da operatori sanitari del posto, con una conduzione quasi familiare. Oggi è diventato una realtà internazionale, sulla quale si è inserita l'università, senza perdere quello spirito di collaborazione interna. Il clima di solidarietà tra gli operatori, ma anche lo spirito di operatività e cooperazione, sono stati sempre quei valori fondamentali aggiunti del nostro nosocomio".

Come lo vede il Morgagni-Pierantoni del futuro?
"Lo vedo come un ospedale estremamente competitivo. Quando venne inaugurato aveva una logistica di primo piano e tecnologie all'avanguardia. Ma una struttura sanitaria di questo tipo necessita di aggiornamenti sostanziali. In Italia ci deve essere una maggiore cultura della manutenzione". 

Lei ha dato un grande contributo all'internazionalizzazione dell'ospedale di Forlì...
"Come altri medici. Ho avuto la fortuna di avere sempre buoni rapporti internazionali, gestendoli a livello di gruppo sanitario, ma anche di città. Sono certo che i professionisti presenti proseguiranno su questa strada". 

Precedentemente ha parlato anche di università. Forlì sta preparando i medici del futuro...
"Negli anni ho svolto attività didattica per conto dell'Università di Bologna e Ferrara. Un ospedale che si arricchisce di università non può che lavorare meglio. Lo vedo anche a Forlì. Non ho avuto il privilegio di incontrare gli studenti del quarto anno, ma al di là di questo aspetto vedo un clima di entusiasmo giovanile che pervade un po' tutti. Quello della Facoltà di Medicina è stato un investimento decisamente positivo per tutti. I giovani laureandi non sono sprovveduti e impongono standard gestionali alti, perché bisogna esser all'altezza della loro formazione. E' uno stimolo fondamentale, perchè impone di lavorare al meglio in quanto lo studente dovrà acquisire le nozioni per la carriera futura". 

Tornando alla sua carriera, perché ha scelto di diventare medico?
"Nutrivo un certo interesse per il corpo umano. Ero curioso di conoscere come funzionasse il nostro organismo. Potevo scegliere tre facoltà e che ho valutato fino alla fine: Ingegneria, Biologia o Medicina. Alla fine ho scelto Medicina, optando per la specializzazione chirurgica, perché è quella che consente di vedere come è possibile cambiare il corso della natura se quest'ultima deroga dalla normalità. Il chirurgo è colui che riesce ad 'accomodare' un organismo che, per motivi diversi, si è guastato. E la sensazione di poter agire in modo diretta sul paziente per migliorarne le sue condizioni è stata la molla che mi ha fatto scegliere per Medicina anziché Biologia, che è più speculativa". 

Lei è stato un punto di riferimento nel corso della pandemia, con approfondimenti social sull'evoluzione del covid con l'ex deputato Marco Di Maio. Anche quella è stata un'esperienza significativa...
"Mi ha colpito particolarmente. Le svelo il retroscena di questo progetto. La pandemia, per alcune discipline, ha costituito una lunga parentesi di forte riduzione dell'attività. Nella prima fase la nostra disciplina, quella di Otorinolaringoiatria, era annichilita. Non si potevano visitare i pazienti e anche quelli oncologici venivano operati con notevoli difficoltà. Siccome non riesco ad essere inattivo, in quel periodo mi sono chiesto come potevo essere utile per la collettività, che in quel periodo era particolarmente disorientata anche per colpa di fake news. Quindi ho deciso di dedicare il mio tempo all'informazione. Di Maio, attraverso le sue competenze giornalistiche, mi ha appoggiato in questa iniziativa". 

Poche settimane prima che esplodesse la pandemia si sono svolte le elezioni regionali. E lei si era candidato con una lista civica a sostegno del governatore Stefano Bonaccini...
"Si sapeva che uno dei temi dominanti della campagna elettorale sarebbe stata la delegittimazione della sanità regionale da parte di alcune forze politiche. Così da medico mi sono sentito in dovere di scendere in campo per difendere tutto quello che il mondo della sanità regionale aveva fatto. Ho ricevuto numerosi voti (4.419 preferenze, ndr), facendo meglio di 25 consiglieri regionali eletti, ma non è stato sufficiente per prendere un seggio per la logica delle attribuzioni. Ma non sarei andato a fare il consigliere regionale lasciando il mio lavoro".

E se qualcuno le chiedesse di fare il sindaco di Forlì?
"Ci sono persone che lo saprebbero fare meglio di me e anche più giovani. Non accetterei una sfida di questo tipo. Voglio terminare il mio percorso umano, culturale, scientifico ed operativo da medico, come ho cominciato. Io da pensionato continuerò a fare il mio lavoro attivamente". 

Lei ha una passione che in molti conoscono: quella per il Cesena calcio
"Mi piace tantissimo andare allo stadio, ma sono un gran freddoloso. Quindi non mi abbono perché non lo riuscirei a sfruttare. Però tutte le domeniche seguo il Cesena in televisione. Non mi perdo una partita. La squadra sta giocando bene, sono contento della situazione". 

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