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Cronaca Dovadola

Una pianta per Nadia, gli studenti di Dovadola ricordano la strage dei Georgofili del 1993

"Abbiamo immediatamente aderito alla richiesta, informa il sindaco Gabriele Zelli, tanto che venerdì, alle ore 10.30, verrà messa a dimora una pianta di frassino"

Nel corso dello scorso anno scolastico gli alunni delle scuole di Dovadola hanno affrontato unitamente agli insegnanti il tema dell'educazione alla legalità. Hanno approfondito il tragico problema delle vittime della mafia e in particolare la strage del 27 maggio 1993 a Firenze. "Cosa Nostra", con l'intenzione di provocare danni irrimediabili alle opere d'arte conservate negli Uffizi, lasciò nei pressi un furgone colmo di tritolo facendo saltare in aria la sede dell'Accademia dei Georgofili.

Nello stesso edificio viveva la famiglia Nencioni, poichè la moglie del capo famiglia lavorava come custode nella torre dei Pulci. Tutta la famiglia: il babbo, la mamma e le figlie Nadia, di nove anni, e Caterina di appena cinquanta giorni morirono insieme a uno studente universitario che passava per caso da quelle parti. Al termine del lavoro, il Consiglio Comunale dei ragazzi di Dovadola ha proposto all'Amministrazione comunale di piantare almeno una pianta (l'indicazione era per uno o più ulivi) nel cortile dell'edificio scolastico per ricordare Nadia Nencioni, con la prospettiva di collocarne altre in modo da creare un luogo alberato e dotato di panchine per metterlo a disposizione dei cittadini.

"Abbiamo immediatamente aderito alla richiesta, informa il sindaco Gabriele Zelli, tanto che venerdì, alle ore 10.30, verrà messa a dimora una pianta di frassino, ritenuta più adeguata in relazione al luogo e alle condizioni atmosferiche che potrebbero, in caso di inverno rigido, non favorire la crescita di un ulivo". La pianta, che è stata scelta personalmente dall'assessore Marco Carnaccini presso il vivaio dell'Azienda Regionale Forestale di Santa Sofia, verrà dedicata a Nadia, coetanea dei ragazzi e ragazze di Dovadola che frequentano la scuola, e verrà denominato proprio "la pianta di Nadia", in modo che crescendo possa essere segno di vita e non di morte.

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